Gazzetta di Modena

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L’evento del 12 marzo

Si alza la musica con le Opposite: «Dentro di noi una cicatrice»

Ginevramaria Bianchi
Si alza la musica con le Opposite: «Dentro di noi una cicatrice»

Il duo modenese canterà “Maledirò Parigi”

11 marzo 2024
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[Domani sera sul palco del teatro Storchi, in occasione di “In VivaVoce - storie sommerse di violenza di genere”, lo spettacolo organizzato dal nostro giornale in collaborazione con Cisl, Csi e Lapam, ci sarà anche chi, attraverso la sua arte, proverà a raccontare o a far trasparire la propria storia. O meglio, il proprio incubo. Il duo musicale modenese emergente “Opposite”, composto da Francesca Basaglia e Camilla Ronchetti, porterà in scena “Maledirò Parigi”. Non si tratta di un fatto recente, né tantomeno di un aneddoto di violenza fisica. Ma non per questo per le due ragazze è stato facile dimenticarlo.

Oggi, cercano di fare prevenzione sul mondo dei social e di internet. Parlano apertamente della vicenda passata, sperando che qualcuno in difficoltà prenda spunto e si faccia aiutare, perché dal mirino di uno stalker è difficile scappare. E loro lo sanno bene. «Tutto è iniziato quattro anni fa - inizia a spiegare Camilla - Avevamo 23 e 24 anni. Eravamo piccole, facevamo l’università. Tutto partì da un messaggio di complimenti su Instagram. All’apparenza mi aveva contattata una ragazza, sembrava avesse la mia età. Non avrei mai pensato potesse essere un account finto. Rispondo ai suoi complimenti, ringraziandola. Dopo qualche minuto, questa “ragazza” comincia a farmi delle domande sempre più personali, e inizia a dire delle cose che mi facevano sentire a disagio, perché facevano intendere che mi conoscesse. Decisi che era il caso di concludere quella conversazione, ma i suoi ultimi messaggi mi lasciarono atterrita. Mi scrisse: “Comunque io so il nome di tua madre e conosco anche il luogo in cui lavora”. Quell’episodio rimase un evento singolo per due settimane. Camilla, non dando troppo peso all’accaduto, si confidò solo con la sua amica e collega Francesca, e riprese a condurre normalmente la sua vita. Purtroppo non sapeva che l’inferno doveva ancora iniziare. «Qualche tempo dopo venimmo ricontattate da altri profili finti, ma capimmo subito che dietro doveva esserci la stessa persona - racconta Francesca - Ci scriveva cose orrende sul nostro profilo ufficiale di coppia, come “ho visto che suonerete in questo locale. Verrò lì e vi molesterò”. Continuavamo a bloccare questa persona, ma purtroppo all’epoca su Instagram non esisteva ancora la funzione “blocca questo contatto e tutti gli altri account che creerà in futuro”, quindi gli bastava cambiare e-mail per tornare a tormentarci. E noi, impotenti non potevamo fare nulla».

«Questa persona sembrava sapere tutto su di noi: il colore della nostra auto, il nome dei nostri familiari, i nostri impegni giornalieri».

«Fu un incubo- conferma la collega - Ero talmente tanto stressata da questo tipo di violenza psicologica che finii per sentirmi sicura solo a Verona, la città dove facevo l’università». Passarono i mesi, e le ragazze sporsero denuncia, mentre il loro stalker era arrivato a minacciare di morte addirittura il loro manager. Le forze dell’ordine e la polizia postale gli dissero che le circostanze non erano chiare, i vari profili social non risalivano ad alcuna identità, e quindi, oltre alla denuncia d’ignoto, non si poteva fare nulla.

«Non ci siamo sentite tutelate», riportano le due cantanti. «Risalimmo alla sua identità proprio grazie al nostro manager di quel tempo che, come secondo lavoro, insegnava danza - spiegano - Lo stalker provò ad aggirarlo con una scusa. Gli scrisse da un numero finto, perché diceva di voler frequentare uno dei suoi corsi. Lui lo chiamò per chiedergli nome e cognome, così da riuscire a prenotare la sala di prova. Abboccò, e solo a quel punto, dopo più di due mesi, riuscimmo a risalire alla sua identità».

«Rivelammo tutto alla polizia postale, ma ci dissero che dai messaggi che mandava, era chiaro che si trattasse di una persona con qualche infermità mentale. Non si poteva fare molto». Le politiche dei social sono cambiate, ma non per questo i fenomeni di stalking sono finiti. Per questo le due giovani vogliono sensibilizzare sul tema. «Il nostro stalker non si è fatto più sentire, ma dentro di noi rimarrà sempre questa cicatrice - spiegano - Vogliamo che il 12 marzo, chi ci ascolterà, sappia che internet è un luogo sicuro solo fino a un certo punto e, soprattutto, vogliamo che le vittime non si sentano sole davanti a questi episodi come ci siamo sentite noi».