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L’intervento

Modena, Vagnini: «La prof. Modena attacca la nostra sanità? Dice bestialità e sputa nel piatto in cui mangia»

Mattia Amaduzzi
Modena, Vagnini: «La prof. Modena attacca la nostra sanità? Dice bestialità e sputa nel piatto in cui mangia»

Il direttore del Policlinico risponde alla cardiologa candidata sindaca civica

12 marzo 2024
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«C’è amarezza nel leggere certe dichiarazioni di chi sputa nel piatto in cui mangia».

All’indomani dell’intervento della candidata sindaco Maria Grazia Modena, è arrivata la pronta risposta di Claudio Vagnini, direttore generale dell’Azienda ospedaliero universitaria. Modena, che è tuttora dipendente del Policlinico, due giorni fa aveva attaccato la sanità modenese.

«STUPIDAGGINI»

«Dire che la nostra città – ha continuato Vagnini – non è più attrattiva dal punto di vista sanitario a livello nazionale mi sembra una bestialità. Mi dispiace che nell’agone politico chiunque si deve permettere di dire delle stupidaggini».

Il direttore degli ospedali Policlinico e Baggiovara si è concentrato poi sul vero tema della giornata, ammettendo come un parziale riassetto dei Pronto Soccorso abbia portato anche ad una diminuzione dell’aggressività nei confronti del personale sanitario: «Rimane sempre il fatto che molte persone vengono dentro i nostri ospedali con un atteggiamento sbagliato, una cosa che ritengo ingiustificabile. Capisco i lunghi tempi d’attesa, ma ci sono delle problematiche che non hanno ancora avuto risposta».

UN LUNGO ELENCO

Vagnini ha elencato i problemi che affliggono la sanità modenese: «Non abbiamo sufficienti finanziamenti e il personale è quello che c’è. Avrei voluto che gli specializzandi venissero usati per le visite specialistiche, ma l’Università è contraria. Certo, posso convincere i miei collaboratori a lavorare ancora di più, ma se si va ad interpellare i sindacati la situazione è già al limite. Tutte le persone che lavorano nei nostri ospedali si stanno impegnando tanto, da troppo tempo. È evidente che chiedere ancora di più mi sembra una presa in giro. Vedremo cosa possiamo fare, ma le persone devono capire che la struttura dev’essere supportata e aiutata fisicamente. Quindi avere ulteriori finanziamenti e spazi per la sanità pubblica, che continua ad essere un’eccellenza».

L’ATTESA NEI PRONTO SOCCORSO

Anna Maria Petrini, direttrice generale dell’Ausl, ha invece spiegato quali azioni sono state portate avanti per alleggerire la pressione nei Pronto Soccorso. «I modelli organizzativi hanno molta importanza – ha spiegato la dirigente –. Con i centri di assistenza d’urgenza abbiamo cercato di dare una risposta a quei bisogni urgenti e non complessi, provando ad essere tempestivi. Nei Pronto Soccorso ci sono ore di attesa perché i professionisti stanno cercando di curare i pazienti ed essere efficaci sulle casistiche che gli si sono presentate, anche se comprendiamo che aspettare tanto possa essere difficile da accettare per un cittadino che è in difficoltà. Cerchiamo di dare ai nostri professionisti dei modelli organizzativi e la sicurezza delle strutture. Questo è ciò su cui noi aziende dobbiamo lavorare, senza dimenticare il fattore culturale. Bisogna far capire che i nostri professionisti sanitari non possono essere eroi soltanto quando c’è stata la pandemia, ma meritano rispetto per il lavoro che svolgono quotidianamente».

«TROPPE AGGRESSIONI»

«Il dato di quest’anno è in incremento rispetto allo scorso – ha concluso Stefano Reggiani, direttore generale Ospedale di Sassuolo –. Forse c’è una sensibilità maggiore da parte degli operatori a segnalare gli episodi. È un momento complicato e vediamo che i reparti più colpiti sono i Pronto Soccorsi e la Psichiatria. Il dato che mi amareggia di più è che le aggressioni nei confronti degli operatori e professionisti donna sono in aumento, sia a livello provinciale che nazionale».