Gazzetta di Modena

Modena

Sanità

Violenza contro i medici modenesi: le donne le più bersagliate

Violenza contro i medici modenesi: le donne le più bersagliate<br type="_moz" />

Gli ultimi due casi contro due dottoresse di famiglia: una aggredita verbalmente e fisicamente per delle ricette

12 marzo 2024
4 MINUTI DI LETTURA





MODENA Il 23 febbraio scorso, una giovane dottoressa di medicina generale è stata aggredita verbalmente e fisicamente da un uomo solo perché si era rifiutata di prescrivergli degli esami. L’11 gennaio, invece, un altro medico di famiglia – anche in questo caso donna – è stato insultato da un paziente che esigeva un certificato di malattia.
Questi sono solo i due casi più recenti che sono stati segnalati all’osservatorio sulla violenza ai sanitari istituito nel 2017 dall’Ordine dei medici, chirurghi e odontoiatri di Modena.
I dati collezionati mostrano che nel 2019 sono state fatte solo due segnalazioni, nessuna nel 2020, diciannove nel 2021, ben trentasei nel 2022 e dodici nel 2023.

IL COMMENTO
«Questi numeri ci stanno molto a cuore, da sempre – riporta Carlo Curatola, presidente dell’Ordine dei medici, chirurghi e odontoiatri di Modena – Chiaramente, pur vedendo le cifre dell’ultimo anno diminuire, noi continueremo a stare in allerta, e continueremo a lavorare su questo trend. Anche perché noi dell’Ordine non dobbiamo dimenticarci mai che le stime che facciamo, per quanto precise, sono sempre parziali. Le segnalazioni che ci arrivano, provengono prevalentemente dai colleghi della medicina del territorio, come medici di famiglia, pediatri, dentisti e liberi professionisti. Per avere un quadro della situazione completo, avremmo bisogno anche dell’aiuto delle aziende sanitarie».
«Inoltre – torna a spiegare Curatola – abbiamo avuto modo di appurare nel tempo che la maggior parte degli specialisti che lavorano nella sanità, che siano medici o infermieri, non riportano le violenze fisiche o verbali che subiscono. Questo succede perché purtroppo, in Italia, c’è ancora la malsana concezione del “dottore-martire”, che costringe i nostri professionisti a subire le mancanze di rispetto per paura di peccare di etica durante lo svolgimento del proprio lavoro».

BERSAGLIATI
I soggetti maggiormente bersagliati sono state le dottoresse. Nell’arco di otto anni, dal 2017 al 2024, sono state contate trentanove aggressioni subite da donne, su un totale di settantuno segnalazioni: «I pazienti tendono a sfogarsi soprattutto sulle colleghe, è un dato di fatto – riprende Curatola – e questo, purtroppo, è sinonimo della stessa mentalità che poi, nei casi estremi, sfocia nell’enorme categoria della violenza di genere».
Una delle principali motivazioni per cui c’è stato un netto incremento, negli ultimi quattro anni, di questo tipo di fenomeni, è l’elemento della frustrazione, a detta degli esperti.
«Esistono delle aggressioni che sono inevitabilmente legate alle condizioni cliniche dei pazienti, oppure l’ alterazione del loro stato mentale a causa dell’assunzione sostanze e psicofarmaci – inizia a spiegare Giuseppe Pezzuto, direttore del Pronto soccorso del Policlinico – Poi, esistono altre circostanze in cui la violenza nasce dalla difficoltà di comprendersi. In generale però, nell’ultimo periodo abbiamo potuto osservare che molte aggressioni provengono dalla frustrazione. La gente è stufa delle attese, delle code e, soprattutto, della sproporzione tra quelle che sono le aspettative dell’utenza e la possibilità che abbiamo a portata di mano per poterle soddisfare».

RICHIESTE D'AIUTO
Le richieste di assistenza sono sempre di più, e il personale è sempre meno, pare essere questo il problema che affligge pazienti, e non solo. «La nostra sanità è stremata, non ce la fa più – sentenzia Pezzuto – L’equipe stabile del Policlinico è composta da molti meno professionisti di quelli che in realtà servirebbero per riuscire a garantire tutti i servizi come dovremmo. La scarsità di personale tra i reparti non flagella solo noi, ma anche la provincia. Nonostante tutto, riusciamo a tenere attiva l’assistenza con misure straordinarie, assunzioni temporanee e qualche risorsa».
«Il punto è che non possiamo permetterci di tirare ancora per molto la corda – riprende Curatola – perché i professionisti sanitari sono sempre più vicini a un burnout generale. Nel 2023 abbiamo potuto notare che sempre più medici sono andati in rotta di collisione a causa di sovraffolamenti tra i reparti, turni interminabili e salari nemmeno troppo alti per le ore di lavoro totalizzate. Anche questa dinamiche, che i dottori e gli studenti di medicina specializzandi devono affrontare quotidianamente sul posto di lavoro, è una tipologia di violenza psicosociale».
«Carenza e violenza fanno rima per un motivo, a detta mia – conclude il presidente dell’Ordine – e per questo dobbiamo continuare a collaborare con le istituzioni per garantire una costante ed esaustiva comunicazione al cittadino sul corretto accesso ai presidi del sistema sanitario, nonostante le difficoltà e la mancanza di risorse umane».