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Il processo

Sassuolo, aggressione fuori dal Rockville: chieste condanne a 16 e 9 anni

Sassuolo, aggressione fuori dal Rockville: chieste condanne a 16 e 9 anni<br type="_moz" />

In aula anche Giuseppe Checchia, che rimase in coma per quasi un mese: «Si è salvato per miracolo»

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SASSUOLO. Una condanna a 16 anni per Kevin Coppolecchia, all’epoca 19enne, e a 9 anni per Daniele Eugenio Vernucci, 22enne, per il reato di tentato omicidio aggravato (due le aggravanti: minorata difesa e futili motivi, sul primo pesa pure la recidiva reiterata per una rapina patteggiata). Questa la richiesta dell’accusa, il pm Maria Rita Pantani, che al termine di una dura requisitoria è partita da un conteggio elevato (27 anni) per condanne che – anche con la concessione delle attenuanti generiche (misconosciute dall’accusa) e lo sconto di un terzo in virtù del rito abbreviato – sono davvero importanti.

All’esterno della discoteca Rockville di Castellarano, nella notte tra l’8 e il 9 ottobre 2022, il 19enne modenese Giuseppe Checchia – ieri presente in aula, così come gli imputati a testa bassa insieme ad alcuni familiari – è stato colpito con un pugno e poi con una sassata alla tempia: rimasto in coma per quasi un mese all’ospedale di Baggiovara, il 19enne ha rischiato la vita. Un’aggressione gratuita e immotivata, secondo l’accusa; una reazione al lancio di sassi e bastoni – sullo sfondo una lite nel parcheggio – secondo la difesa. Ci sono un video che filma una lite (ma non ha ripreso la sassata) e parecchi testimoni.

«Un fatto gravissimo», ha esordito il pm Pantani, che ha ricostruito il post aggressione. «Se siamo qui davanti al collegiale e non in corte d’Assise è solo perché gli amici che hanno soccorso Checchia lo hanno scaricato davanti al Pronto soccorso di Sassuolo asserendo che era caduto in bici. I sanitari, comprendendo le condizioni disperate, hanno trasferito subito il ferito a Baggiovara, dove per fortuna era disponibile un neurochirurgo che operò d’urgenza. È un miracolo che Checchia si sia salvato». Sul comportamento processuale degli imputati, poi, l’accusa ha rimarcato che «non hanno risarcito un euro».

«Ringrazio il pm e la sua esaustiva e convincente discussione», ha preso la parola l’avvocato di parte civile Marco Pellegrini di Modena, che ha depositato una memoria. «È indubbio che gli imputati siano responsabili: ci sono plurimi riconoscimenti fotografici e nell’interrogatorio di garanzia gli stessi giovani con rammarico hanno ammesso. È emersa l’ univocità delle condotte. Il mio assistito cercava di fare da paciere e forse proprio per questo è stato preso di mira e colpito con un sasso di 15 centimetri». Sasso che, secondo un testimone, «non è stato lanciato, bensì accompagnato con il gesto della mano fin quasi alla testa: il punto del colpo è stato scelto». Gli imputati «hanno accettato la possibilità che Checchia potesse rimanere ucciso». Il legale di parte civile ha proposto una provvisionale di 58mila euro (il danno biologico totale si aggira sui 100mila euro) limitandosi «all’invalidità permanente del 17% e alla convalescenza di quattro mesi, due punti certi non contestati».

«Non c’è stata alcuna intenzione omicidiaria. Se ci fosse stata, i miei assistiti avrebbero infierito sul giovane a terra, invece spaventati si sono allontanati – ha ribattuto l’avvocato difensore Roberto Ghini – Non contestiamo le lesioni, né il carattere esemplare di Checchia che non ha serbato rancore, ma bisogna tener conto del buon comportamento processuale degli imputati, che da un anno mezzo sono ai domiciliari e che vogliono intraprendere un percorso di giustizia riparativa». La difesa ha sostenuto «l’insussistenza delle aggravanti e la riqualificazione del reato in lesioni aggravate».

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