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Al Policlinico di Modena il primo trapianto di fegato con robot in Italia

Al Policlinico di Modena il primo trapianto di fegato con robot in Italia<br type="_moz" />

Si tratta della terza al mondo con la tecnica robotica mini-invasiva: il paziente ha 66 anni ed è stato dimesso dopo quattro giorni, circa la metà della norma

15 marzo 2024
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MODENA. Saint Louis, Lisbona, Modena. Un filo rosso unisce le tre città. È il trapianto di un intero fegato con tecnica robotica mini-invasiva. Il primo intervento in Italia (e il terzo al mondo) è stato eseguito lo scorso 20 febbraio al Policlinico. Da allora, ne sono stati svolti altri tre e si punta alla doppia cifra entro un anno.
Il primo paziente ha 66 anni ed è stato dimesso dopo quattro giorni dall’operazione, durata circa dieci ore, con un fegato nuovo.

I DETTAGLI
«Devi essere preciso e inseguire il globulo rosso», ha spiegato Fabrizio Di Benedetto, il medico e docente Unimore che ha diretto l’intervento chirurgico.
Il robot non ha operato in autonomia, ma è stato guidato dai professionisti sanitari. «Non c’è ancora la guida assistita – ha aggiunto Di Benedetto – È come in Formula Uno: se commetti errori vai fuori strada».
La tecnologia permette di essere precisi al millimetro, anzi ancora di più. «Il robot ha un ingrandimento otto volte superiore rispetto al nostro occhio – ha detto ancora – I pazienti hanno molte meno perdite di sangue».
Il personale ha guidato il robot sull’addome del paziente. Cinque fori larghi meno di un centimetro hanno aperto la strada a un’incisione (larga dieci centimetri) all’altezza dell’ombelico.
Il robot (sempre guidato dal personale) ha staccato il fegato malato dalle strutture vascolari, rimuovendolo dall’uomo di 66 anni. Gli operatori hanno quindi fatto alloggiare al robot il nuovo fegato nel paziente, collegando i vasi sanguigni.
«L’approccio è garbato come quello di un pianista – l’esempio usato dal medico – e ciò si ripercuote in una degenza breve. Al primo giorno si può stare seduti e si beve. Al secondo si può mangiare un gelato, al terzo il paziente può camminare in corridoio. Al quarto, se il paziente sta bene, può tornare a casa dopo aver fatto le opportune ecografie e Tac».

MODENA, UN'ECCELLENZA
Il Policlinico rappresenta la terza struttura al mondo in cui s’è svolto l’intervento dopo la Washington University di Saint Louis (Stati Uniti) e l’ospedale Curry Cabral di Lisbona (Portogallo).
I modelli di sanità sono diversi e Di Benedetto prefigura un risparmio per il Sistema sanitario nazionale. «Siamo all’interno della spesa per un trapianto standard – ha detto – Inoltre, la tecnica ti fa risparmiare perché le degenze sono molto più corte».
I primi tre pazienti operati a Modena con la tecnica robotica sono tornati a casa dopo quattro o al massimo cinque giorni. Nei trapianti standard i giorni di degenza, come spiegato dal medico, sono almeno otto-dieci.
Nel 2023 al Centro trapianti del Policlinico sono stati eseguiti centocinquanta trapianti. Di Benedetto ha posto l’asticella per il 2024 di raggiungere il dieci percento nel primo anno «per poi crescere negli anni futuri».
Di Benedetto ricorda che il trapianto è possibile con un lavoro di squadra che coinvolge il reparto di Chirurgia oncologica, epatobiliopancreatica e trapianti di fegato da lui diretto.
«Il nostro obiettivo è creare una scuola a Modena», ha anticipato Di Benedetto. «Sono squadre che lavorano per ore con persone che hanno problemi gravissimi – ha detto Claudio Vagnini, direttore generale del Policlinico – Senza gli interventi, tali persone andrebbero incontro alla morte».
Carlo Adolfo Porro, rettore Unimore, ha citato «tre condizioni necessarie»: la capacità di fare squadra, l’innovazione tecnologica, il supporto della Regione.
Raffaele Donini, assessore regionale alle Politiche, per la Salute si è detto «piacevolmente sconvolto per la perfezione dell’equipe». «Molto contento» il sindaco Gian Carlo Muzzarelli.