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Il lutto

Modena, morto a 84 anni Camillo Valgimigli psichiatra, voce critica e coraggiosa

di Giovanni Gualmini
Modena, morto a 84 anni Camillo Valgimigli psichiatra, voce critica e coraggiosa

Le sue battaglie per una Medicina fatta anche di ascolto, non solo di farmaci

16 marzo 2024
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È morto lo psichiatra Camillo Valgimigli. Aveva 84 anni, in gran parte spesi, ricordava scherzando ma non troppo, «ad aiutare le persone che stanno male e a farmi odiare da tanti colleghi». Poi spiegava, senza darsi arie: «Rovinavo il mercato. Arrivavo a tutte le ore e non mi facevo pagare . E loro si incazzavano… Ma posso dire che nessuno dei miei pazienti si è suicidato. Questo è il mio orgoglio. Il resto non conta».

Era un prezioso collaboratore della Gazzetta di Modena, sulla quale ha scritto migliaia di articoli nella sua rubrica “Sanità e dintorni”, e soprattutto era un combattente, incisivo e lucido fino all’ultimo. Stava preparando l’articolo domenicale per il giornale, quando un infarto lo ha ucciso, ieri mattina, senza dargli scampo in un fisico già debilitato da un recente ricovero in ospedale. Sentiva la fine vicina e riusciva, nonostante tutto, a sorriderci sopra: «Non sto bene - aveva detto in una delle ultime telefonate - Però, secondo me, il cervello mi funziona ancora. Se scrivo sciocchezze, fermatemi, mi raccomando»,

Valgimigli ha vissuto in trincea sul fronte della psichiatria. La prima battaglia, violentissima, negli anni Ottanta fu quella contro la contenzione fisica e farmacologica degli anziani con demenza, contro le cinghie usate per immobilizzarli giorno e notte in strutture dove la carenza di personale impediva un’assistenza dignitosa “in scienza e coscienza”.

Tra gli ultimi scritti, gli appelli per l’umanizzazione delle cure e delle corsie di ospedale, dove – ripeteva – «anche una parola buona o una semplice carezza in fronte diventa terapia» e antidoto alla solitudine. Nel mezzo, in quarant’anni di scritti, altre storie e altre denunce: dall’uso degli psicofarmaci nell’infanzia – fu il primo a fare la guerra al Ritalin usato per il deficit di attenzione nei bambini - all’abuso delle terapie farmacologiche al posto dell’ascolto, ben più faticoso del prescrivere una pillola.

Temeva, e stigmatizzava, la psichiatrizzazione di ogni disagio, con il fiorire di nuove e discutibili “malattie”, ovviamente curate con vecchi e nuovi farmaci.

L'impegno

La sua ultima, grande fatica, l’ha riservata alla disabilità, contribuendo con un entusiasmo travolgente al libro “Le magiche antenne di Gregorio. Non sono io ad essere diverso, sono gli altri a farmi sentire diverso”. Anche in questo caso, per Valgimigli le parole chiave sono state umanità e ascolto. Non pazienti, ma persone insieme alle quali costruire un percorso di vita appagante.

Valgimigli si sentiva di un’altra epoca e accettava con fatica le “nuove regole” della Sanità fattasi azienda, le criticava stando sempre attento a non offendere, a non ferire. Dalla parte del personale sanitario, “sempre poco e oberato di lavoro”, e dei malati. Se nelle discussioni il discorso scivolava in un testa a testa inconcludente, tagliava corto: «Dai, lasciamo perdere, sono vecchio». Ma quell’essere vecchio, che voleva dire essere altro, in fondo gli piaceva ed era la sua forza. Coltivava il dissenso con saggezza, ne era capace.

Il cordoglio

Antonio Mascolo, direttore della Gazzetta di Modena quando Valgimigli ha iniziato la sua collaborazione, ricorda bene quegli anni, esaltanti per lo spessore degli argomenti affrontati e per le burrasche, anche giudiziarie, affrontate e superate. «Aveva naturale una postura contro il potere. Era una persona molto esigente, rigorosa, ma sapeva anche essere tenero. Facendo lo psichiatra, aveva confidenze con gli abissi, i disagi. Era soprattutto una persona libera che guardava alla sostanza delle cose, senza infingimento alcuno. Incontrarlo è stato scomodo, scomodissimo, ma bello. Una vera ricchezza. Col dubbio, siamo andati contro tutti per difendere, progredire conquistare. Era la persona che tutti avrebbero dovuto incontrare».

I suoi articoli non lasciavano indifferenti, andavano dritti puntando a volte al cuore, a volte alla testa: «È stato bello farlo conoscere a tanti modenesi lettori della Gazzetta – prosegue Mascolo - metterli in crisi, dar loro una voce ostinata e contraria. Ci ha fatto del bene, ci ha portati per mano, parola dopo parola verso la consapevolezza».

«Camillo - conclude Mascolo - ha fatto molto per la parte meno retorica della città di Modena, ha accarezzato la sostanza vera delle cose. Contro tanti, per tutti».

Oggi e domani a Terracielo, in via Emilia Est, la camera ardente. I funerali dello psichiatra si terranno lunedì alle 11 nel Duomo di Modena. Ci saranno la moglie Mara, i figli Simona e Roberto. E all’ultimo saluto non mancherà chi è stato aiutato da Valgimigli a superare paure e momenti difficili.