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Modena, quanto costa oggi un figlio? In 18 anni fino a 170mila euro

Davide Berti
Modena, quanto costa oggi un figlio? In 18 anni fino a 170mila euro

Stime di Cisl: «Nessun aiuto dallo Stato e l’età media cresce»

02 aprile 2024
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«Modena e la sua provincia sono sedute su una bomba innescata: 14 anni fa nascevano 1.963 bimbi in più mentre ora galoppa l’invecchiamento della popolazione. Ciò significa che in capo a vent’anni diritti e welfare non avranno nuovi contribuenti. Fare un figlio è la seconda causa di povertà in questo Paese e, quindi, o ci mettiamo sul serio dalla parte delle famiglie e delle donne o Modena rischia di diventare una delle tante città con servizi di qualità solo per i ricchi. Cisl non si rassegna al declino e oggi chiede alla politica di fare una scelta di campo».

Così Cisl Emilia Centrale presenta i dati degli ultimi vent’anni. Si chiama inverno demografico, si traduce in un gigantesco smottamento delle famiglie. A questo tema il sindacato di Palazzo Europa ha dedicato una giornata di studi e confronti con il demografo Gianpiero Dalla Zuanna, Gigi De Palo (Presidente della Fondazione per la Natalità) e con i vertici dell’organizzazione: il segretario generale regionale Filippo Pieri e il segretario nazionale Sauro Rossi.

Nei panni delle famiglie

De Palo ha calcolato che un figlio, dalla nascita ai 18 anni, costa ai genitori fino a 170.000 euro. E se quella famiglia modenese è quella dell’ex classe media fotografata dall’Istat, con un reddito netto complessivo di poco inferiore ai 39.000 euro all’anno, sarà troppo ricca per avere un aiuto pubblico, troppo povera per farcela da sola. Per accedere a nido e materna nel capoluogo questa famiglia spenderà 19.980 euro in sei anni. Aggiungiamo altri 5.150 euro per cinque anni di servizio mensa (rigorosamente a prezzo pieno per la nostra famiglia tipo) e alla fine delle elementari quel figlio avrà già divorato 24.590 euro. Senza uno straccio di aiuto pubblico. Si dirà che c’è l’assegno unico, ma Istat ha calcolato che l’inflazione s’è mangiata pure quello: la nostra famiglia del ceto medio ha perso, rispetto al 2019, altri 254 euro.

Niente figli e welfare

L’altro lato della medaglia è quello dell’invecchiamento. L’età media dei modenesi è arrivata a 47.9 anni (35.9 anni gli stranieri). La vita media è di 83.5 anni (83.2 anni a Reggio), un punto sopra il dato nazionale. Dovrebbe essere un dono, si sta trasformando in un incubo: mentre abbiamo smesso di fare figli, la popolazione degli over 65 anni in provincia è accresciuta di 32.624 unità in vent’anni. In proiezione, il deficit annuo di popolazione in età lavorativa tra 2023 e 2042 a Modena, senza il sostegno di forti saldi migratori, sarà di circa il 22%.

Del resto, nel 2023 nel capoluogo sono nati 1.267 bimbi e, nonostante l’apporto dell’immigrazione, il rapporto tra nati e morti segna un deficit di 837 persone. Per essere chiari: a Modena gli ultranovantenni residenti lo scorso anno sono stati 3.054, il 58% in più dei nuovi nati.

Scuola, donne e servizi

Una situazione che colpisce la scuola, le donne e la previdenza. Programmare l’edilizia scolastica e i servizi diventa un guaio. Sono colpite le donne: già oggi il 72% delle emiliane che scelgono un part-time lo fanno per seguire o i figli o gli anziani o tutti e due. Una donna su 5 esce dal mercato del lavoro dopo la maternità. Terzo: si disintegra l’equità sociale, perché l’accesso ai servizi di qualità sarà sempre più legato alla capacità economica delle famiglie.

Diritti da chiarire

Che fare? Bisogna schierare una cura shock che alzi uno scudo formidabile sulle donne. Perché sostenere le donne è la chiave per far ripartire le famiglie. Cisl chiede a Modena un Patto per la Famiglia che affronti in modo integrato natalità, lavoro e diritto alla casa. La proposta Cisl punta su gratuità dei nidi, azzeramento delle liste d’attesa, esenzione dall’Imu quota comunale per le imprese che assumono donne con bimbi fino a tre anni. Per l’accesso alla casa, in una città che nel 2023 ha visto richieste anche di 1.000 euro per un bilocale, Cisl chiede un piano chiaro per l’edilizia residenziale sociale coordinato su tutto il territorio provinciale, destinato alle famiglie che non possono sostenere il caro affitti del mercato privato ma che possono pagare un canone calmierato. In campo lavorativo, la sfida si gioca sui contratti aziendali, con accordi concentrati a sostenere chi lavora ed ha un figlio.

Patto per le famiglie

«È in corso la campagna elettorale, quello che auspichiamo è che a favore delle famiglie possa nascere un fronte unitario tra le principali forze politiche perché qui è in ballo il futuro di tutti – commenta la segreteria Cisl – Chiederemo loro chi sosterrà il Patto per le Famiglie e chi vorrà farsi carico di ingaggiare il Governo nazionale, cui competono misure come l’estendimento dei congedi parentali (oggi solo il 20% dei papà li utilizza) e una riforma della scuola che riveda i tempi di funzionamento agganciandoli a quelli delle famiglie, puntando sul tempo pieno in modo sistematico».

Il segretario nazionale Rossi, in chiusura, è stato netto: «Cisl può riorientare una riflessione attivando a tutti i livelli il concetto di sussidiarietà. E’ possibile arrivare a patti condivisi con le imprese, le istituzioni locali, regionali e con il governo, cui compete la regia di questo impegno che deve unire energie per aumentare l’equità dei processi». 

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