Gazzetta di Modena

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La mostra accusata di blasfemia

Carpi, parla l'artista aggreddito in chiesa: «Mi sono sentito morire, ma sabato riapre la mostra e il quadro squarciato resta così»

Carpi, parla l'artista aggreddito in chiesa: «Mi sono sentito morire, ma sabato riapre la mostra e il quadro squarciato resta così»<br type="_moz" />

Andrea Saltini a una settimana dall'episodio choc: «Il mondo proseguiva e io mi sono ritrovato dentro un ospedale. Ma rifarei la mostra»

04 aprile 2024
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CARPI. Dice che in quel momento si è sentito «morto e sottile come un foglio di carta». Ma dice anche che la sua “Gratia Plena”, la mostra accusata di blasfemia dagli ultracattolici e al centro delle polemiche da settimane, è pronta a riaprire: lo farà sabato e, esposta nella chiesa di Sant’Ignazio, ci sarà anche l’opera squarciata dallo stesso uomo che l’ha aggredito ferendolo al collo.
Il pittore carpigiano Andrea Saltini rompe il silenzio e torna a parlare a una settimana esatta dall’episodio choc che l’ha visto (suo malgrado) protagonista: giovedì scorso un uomo – tuttora ricercato dalle forze dell’ordine – era entrato in chiesa e aveva squarciato con un coltello l’opera “Inri-San Longino” per poi ferire l’artista durante una colluttazione e infine scappare.

L'OPERA VERRA' ESPOSTA
«L’opera sarà esposta così com’è, non verrà aggiustata», spiega il pittore 49enne, che poi torna indietro di una settimana per raccontare quanto accaduto: «È successo tutto cosi in fretta e non ho avuto il tempo: ero vivo, ero morto, in piedi, a terra… il mondo andava avanti e mi sono ritrovato in ospedale».
Dalle sue parole emerge chiaramente come quei concitati momenti di paura non facciano ancora parte del tutto del passato. Racconta – anzi scrive, dato che fa ancora fatica a parlare a causa dei quattro punti di sutura – che non si pente di aver ideato ed esposto quei quadri: «Sì, certo che rifarei la mostra – ammette Saltini – e rifarei anche questo percorso di dialogo con la chiesa di Carpi e con la Diocesi. Non ho pentimenti su quello che ho fatto. Io sono così per principio, su tutto: ho sposato due volte la stessa donna».

L'ACCANIMENTO
Poi riavvolge il nastro e ripercorre i tanti avvenimenti – raccolte firme dei contrari, rosari, sit-in di protesta e denunce in Procura – che si sono susseguiti dal giorno di inaugurazione della mostra a oggi: «Penso che, per descrivere tutto ciò che è successo in questo lungo mese, la parola più adatta sia “accanimento”. Fino a una ventina di giorni fa avrei usato un termine diverso per definire la situazione, per esempio “fraintendimento”. Io sono il primo a fraintendere e sono convinto che tutti noi di sovente fraintendiamo prima di tutto noi stessi. Ma adesso – specifica – il termine è sicuramente un altro. Ho sinceramente e ingenuamente sprecato molta energia cercando un contraddittorio con interlocutori non disponibili che raramente mi hanno degnato, concesso di proferire». Saltini, infatti, era solito passare intere mattine e interi pomeriggi all’interno della chiesa di Sant’Ignazio per spiegare a ogni visitatore il suo significato delle opere. Non diceva mai no e non si sottraeva mai al confronto, anche con chi non era proprio d’accordo con lui e alludeva a riferimenti sessuali nelle sue opere.

ALL'AGGRESSORE
Dal canto suo, l’artista ha ripetuto più volte che quello dipinto nella tela “Inri-San Longino” non è «un atto sessuale» e che i suoi quadri «non sono arte sacra o religiosa, ma una visione personale, apocrifa che appartiene al mio percorso spirituale». Ora però, a margine di quanto accaduto, parla diversamente e teme di avere sprecato energie. «Cosa direi all’aggressore? – si chiede il pittore – Bella domanda, onestamente non lo so. Stavo per chiedergli se non aveva compreso la mia opera fino a quel punto, tanto da doverla distruggere, ma poi mi ha tagliato ed è scappato. Adesso gli posso solo dire che l’ho denunciato».

IL DIRITTO DI MANIFESTARE LA PROPRIA OPINIONE
Nelle ore successive all’aggressione, Saltini non aveva rilasciato dichiarazioni preferendo che a parlare fosse il suo avvocato. Tra i temi toccati c’era quello del diritto a manifestare il proprio pensiero. «Credo sia un diritto da considerare inviolabile – afferma ora l’artista – Peccato che gli stessi che in questo mese hanno tanto invocato e reso pubblico il proprio diritto, non hanno perso occasione di impedire, in più di un modo, il nostro. La maggior parte non lo condivide senza nemmeno conoscerlo. Dobbiamo accettare noi stessi, la nostra malvagità, i nostri limiti e la brevità della nostra vita».

CLIMA DI ODIO
Il clima di odio verso la mostra non si è placato nemmeno dopo questo episodio così grave e violento. Don Carlo Bellini, parroco di San Giuseppe Artigiano vicario episcopale per la pastorale e l’evangelizzazione della Diocesi di Carpi nonché curatore della contestata mostra, domenica mattina, giorno di Pasqua, si è svegliato con la propria automobile, parcheggiata sotto casa, tutta cosparsa di sale. Un accaduto che ha lasciato il sacerdote piuttosto basito e che, sia a lui che ad altre persone ha fatto subito pensare a «riti di stregoneria di stampo medievale», come detto dal sacerdote stesso che ha affermato di non essere preoccupato per l’accaduto.