Modena, scatta lo stop al Superbonus: condomini con il fiato sospeso
Il blocco del governo mette in difficoltà circa 7mila edifici in Emilia Romagna
Il Superbonus 110%, istituito dal governo Conte II nel maggio 2020, non smette di creare problemi. Dopo l’ultimo decreto Meloni di fine marzo molte migliaia di italiani rischiano di dover sborsare di tasca propria decine di migliaia di euro, visto che sono oltre 15mila in Italia i palazzi interessati alla novità legislativa, 7-8mila in Emilia Romagna.
Il QUADRO IN REGIONE
Anche se i sindacati spiegano che non tutti quelli aperti sono cantieri a rischio, lo sono certamente una fetta significativa, oggi difficile da calcolare con precisione: la provincia di Bologna ne assomma 2800, Parma 1100, Ravenna e Modena 1000, Ferrara 750, Forli-Cesena 650, Piacenza 400, Reggio 300, Rimini 300. Al di là della battaglia politica oggi a pesare sulla intricata vicenda sono i pareri dei tecnici che mettono in guardia sui gravosi rischi per migliaia di condòmini sparsi in Italia. Il decreto 39/2024 del governo, entrato in vigore lo scorso 30 marzo, rischia così di divenire una tagliola per tante famiglie visto che disegna nuovi confini sulla cessione dei crediti e lo sconto in fattura del superbonus, imponendo limitazioni con effetto retroattivo, per i cantieri legati a questo irripetibile bonus.
La misura rischia così di fare sballare i conti nei cantieri già resi precari dai continui cambi della norma, certo probabilmente inevitabili visto comunque che 110% (e anche il bonus facciate) è un vero e proprio salasso dei conti pubblici con un deficit calcolato intorno ai 135 miliardi di euro.
LE CIFRE
I numeri nello scorso febbraio forniti dal portale specializzato ENEA, parlavano di 480. 815 edifici (121. 766 condomini) interessati dai lavori di efficientamento energetico, con un completamento dei lavori del 93, 6% degli interventi. L’Emilia Romagna, seconda regione dopo la Lombardia nella graduatoria nazionale dei lavori, presentava i seguenti numeri: 41. 974 asseverazioni energetiche, 12. 279 interventi sui condomini, 18. 764 interventi su abitazioni unifamiliari, 10. 931 interventi su unità indipendenti, 10, 1 miliardi di euro di investimenti ammessi a detrazione.
Un termine temporale importantissimo, spiega il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale, è il 16 febbraio 2023. Chi ha presentato una Cilas (Comunicazione di inizio lavori asseverata per il Superbonus 110%) entro tale data è sicuramente al riparo da imprevisti perché può ancora effettuare cessioni e sconti. A patto, però, che poi entro il 30 marzo 2024 possa dimostrare di avere pagato lavori effettivamente realizzati per almeno il 30%; chi non l’ha fatto o non ha presentato le fatture perde la cessione del credito. A quel punto chi pagherà nei palazzi? Aumenteranno inevitabilmente gli esodati, quanti cioè non possono sborsare sull’unghia migliaia di euro: questo perché l’ultimo decreto dice no al Superbonus sia per chi ha deliberato i lavori, ma non li ha iniziati sia chi li ha iniziati pur pagando solo un acconto all’impresa esecutrice. Costoro, appunto, non potranno utilizzare lo sconto in fattura bensì solo la detrazione che peraltro oggi è al 70% (su un costo di 100 euro lo Stato ne rimborsa 70) e l’anno prossimo sarà al 65%. Altra data importante è stata quella di ieri, 4 aprile, ultimo giorno utile per comunicare le decisioni riguardanti le spese sostenute nel 2023 e negli anni precedenti: un giorno significativo perché ha chiuso la fase costata oltre 40 miliardi di investimenti.
«MOLTO PREOCCUPATI»
«Siamo molto preoccupati per la situazione e per i lavoratori del settore, per cui l’11 aprile Cgil e Uil faranno uno sciopero generale che in Emilia Romagna sarà lungo 8 ore e in cui chiediamo anche l’abolizione degli appalti a cascata», annuncia Giuseppe Ledda, segretario generale Fillea – Cgil Emilia Romagna, il sindacato dei lavoratori delle costruzioni. «Proprio in queste ore – prosegue – stiamo cercando di capire gli effetti dell’ultimo decreto, che saranno fortissimi in Emilia Romagna perché siamo la seconda regione dopo la Lombardia per numero di cantieri. Non c’è alcuna attenzione al green da parte del governo e continua a essere a rischio il vecchio patrimonio immobiliare delle nostre città, senza dimenticare le ricadute occupazionali della vicenda».
Interviene anche Rodolfo Ferraro, responsabile Fillea Cgil di Modena: «Il nostro parere è negativo soprattutto per due motivi. L’esecutivo Meloni dimostra di non avere alcuna idea di riqualificazione generale dell’Italia perché se è vero che il Superbonus andava di certo modificato è anche vero che la scelta del governo Conte II andava in direzione di città riqualificate. Abbiamo infatti un patrimonio edilizio molto energivoro, soprattutto in abitazioni vetuste abitate da giovani, da anziani, da lavoratori e questi lavori avrebbero permesso anche di riqualificare interi quartieri. E non si dica che ci sono state molte truffe, perché esse sono quasi sempre legate al bonus Facciate e non al 110%. In provincia di Modena i cantieri oggi potenzialmente a rischio sono circa un migliaio e qui i lavori rischiano di essere interrotti o proprio di non partire. Ma poi c’è un secondo problema grande: circa il 30% dei lavoratori attivi nella Cassa Edile di Modena, che ne raggruppa circa 12mila, sono impegnati in aziende impegnate in questi lavori di riqualificazione. Parliamo di 2-3mila lavoratori senza contare quelli legati all’indotto».
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