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Viaggio nel quartiere

Rissa alle Costellazioni, la rabbia dei residenti: «Violenza e spaccio: non si vive più»

Gabriele Canovi
Rissa alle Costellazioni, la rabbia dei residenti: «Violenza e spaccio: non si vive più»<br type="_moz" />

Dopo la maxirissa tra trenta persone con coltelli, sassi, cinque fermi e sei feriti: «Siamo rassegnati, ormai è un continuo. Nel palazzo devono tornare gli studenti»

09 aprile 2024
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MODENA. C’è chi ha paura quando la sera torna a casa dopo una giornata a lavoro. C’è chi, invece, sottolinea un traffico di spaccio ormai fuori controllo, anche sotto la luce del sole. E chi ancora dice che episodi violenti, ormai, sono all’ordine del giorno. Pensieri differenti, per alcuni tratti simili, accomunati da un sentimento – esasperazione – e da una volontà: tutti i residenti, proprio tutti, chiedono che il palazzone al civico 170 di via delle Costellazioni torni ad ospitare gli studenti.

Il giorno dopo la maxirissa con coltelli e lanci di sassi che ha visto oltre trenta persone coinvolte, cinque fermate e sei ferite (tra cui una donna incinta), il clima nel quartiere è tranquillo. Perché il Villaggio Zeta è un quartiere tranquillo, residenziale, immerso nel verde. «I problemi riguardano tutti quello stabile – dice una residente mentre porta a spasso il cane – qui mediamente si vive bene, però gli episodi violenti nel centro collettivo di accoglienza non smettono di susseguirsi. Ormai ci abbiamo fatto l’abitudine». Quanto successo domenica, però, ha lasciato tutti senza parole: «Non avevamo mai assistito ad un fatto così grave e violento. E pensare che sia successo a pochi metri dalle nostre case mi fa rabbrividire – aggiunge Lucia, una signora sulla settantina – Se abbiamo paura? Sicuramente non siamo tranquilli, specialmente la sera».

I RESIDENTI
Un altro problema è rappresentato dal degrado: «Lo spaccio ormai è fuori controllo – incalza un’altra signora residente – e a volte, addirittura, vediamo feci vicino al palazzo che accoglie gli stranieri. Per non parlare del sottopasso che collega la zona del Direzionale 70 al Villaggio Zeta: è praticamente impossibile attraversarlo, molti di noi nemmeno si attentano». Così, invece, un giovane di 25 anni: «Abito qui e ogni volta che la mia ragazza viene a trovarmi mi chiede di accompagnarla nel tragitto dal parcheggio alla casa – racconta – Il motivo? Non si sente sicura nel camminare di notte e c’è da capirla. Questa situazione non è più sostenibile». Alla base, pensano i residenti, c’è anche un problema di integrazione. E la difficile convivenza tra gli ospiti del residence gestito dalla cooperativa “L’Angolo” sarebbe tra le cause di quanto accaduto domenica verso le 17.

Secondo quanto ricostruito, tutto era partito da una lite per futili motivi, sfociata poi in una colluttazione inizialmente tra un cittadino camerunese e beneficiario del Progetto di accoglienza che rientrava da una partita di calcio con alcuni amici e un cittadino tunisino non residente nell’edificio. La lite, avvenuta all’esterno del palazzo, ha subito richiamato l’attenzione di numerosi altri residenti nel residence che sono intervenuti per prendere le difese dell’uno o dell’altro. A quel punto i coltelli, i lanci di sassi e i sei feriti.

Nel quartiere da tempo è attivo un comitato di residenti che preme sulle istituzioni chiedendo più sicurezza e controlli: «La situazione è seria: non lo è da oggi e nemmeno da ieri, ma da parecchi anni – interviene Walter Parenti, membro del comitato Villaggio Zeta – lo è da quando l’ex studentato è diventato una casa di accoglienza. Abbiamo parlato più colte con il sindaco e con la polizia, ma la situazione non è mai cambiata. In questo modo, e di questo passo, facciamo saltare per aria un quartiere intero. Cosa chiediamo? Che il palazzo torni a ospitare gli studenti e che sul territorio vi siano più agenti di polizia. Siamo preoccupati: parliamo di una zona residenziale e non può essere accettata una situazione di questo tipo. Addirittura, nel quartiere non ci si fida più l’uno dell’altro. È una realtà – conclude – a cui serve porre una fine».