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La donazione

Mirandola, più di 4mila libri per la biblioteca. L’eredità del prof. Andreolli

di Chiara Marchetti
Mirandola, più di 4mila libri per la biblioteca. L’eredità del prof. Andreolli<br type="_moz" />

La moglie Annamaria: «Bruno sarebbe stato d’accordo»

12 aprile 2024
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Sono più di 4mila i volumi che Annamaria Ragazzi, vedova dell’indimenticato professor Bruno Andreolli, ha deciso di donare alla biblioteca comunale del Polo culturale.

«Subito dopo la morte di mio marito – racconta – ho deciso di mettere a disposizione della comunità tutta la sua ricchezza libraria, ma alcuni problemi burocratici hanno allungato i tempi. Sono sicura che Bruno sarebbe stato d’accordo con la mia scelta, e orgoglioso di vedere una sezione della biblioteca intitolata a lui».

Trentino di nascita ma mirandolese di adozione, Andreolli si è spento nel 2015 all’età di 65 anni. Laureato in Lettere moderne e Storia medievale, era professore all’università di Bologna, dove insegnava in diversi corsi nelle facoltà di Conservazioni dei beni culturali, Lettere e Filosofia. «Bruno – continua Annamaria – era convinto che la cultura fosse uno strumento di educazione per tutti, uno stimolo alla comprensione degli eventi e della società non solo del passato, ma anche del presente».

Autore di numerose pubblicazioni, dal 1995 al 1999 il docente è stato anche assessore alla Cultura e all’Istruzione del Comune di Mirandola e membro del comitato scientifico del Centro internazionale di cultura “Giovanni Pico della Mirandola” dal 1993. Inoltre, è stato tra gli ideatori dell’Università dell’età libera e ha aiutato a organizzare tanti eventi culturali, non solo a Mirandola.

«Prima della donazione abbiamo dovuto catalogare tutti i volumi e fare l’inventario. Per fortuna se ne è occupato suo nipote Alessandro, con tanto cuore. Visto il patrimonio librario così consistente, era un lavoro difficile, ma il risultato è stato perfetto».

Il professore amava profondamente i suoi libri. «Gli piaceva leggerli e rileggerli, talvolta anche solo tenerli tra le mani e sfogliarli».

Separarsi dagli oltre 4mila volumi non è stato semplice nemmeno dal punto di vista emotivo.

«Darli via mi ha lasciato un vuoto che non credevo. Mi ha fatto male, nel senso che ha reso tangibile l’assenza di mio marito. Non mi sono pentita della mia decisione. È solo strano, ora, camminare per i corridoi di casa e vedere le scrivanie e gli scaffali vuoti. Erano i libri della sua vita».