Modena, studentesse molestate in stazione dei treni: «Il tragitto per l’auto è un incubo»
«Parcheggio sempre pieno: raggiungere l’auto lontana fa davvero paura»
MODENA. Soste abusive, parcheggi privati assaltati, scarsa illuminazione notturna e molestie alle studentesse: la zona cittadina più frequentata dai pendolari modenesi, cioè l’uscita dalla stazione dei treni affacciata su via Pico della Mirandola, sembra essere diventata un incubo.
Soprattutto per chi arriva a prendere il treno in automobile, pendolari, studenti e studentesse.
Queste ultime, in particolare, sono oggetto di molestie e di catcalling perché spesso sono costrette a parcheggiare lontano ed è necessario percorrere diversi minuti a piedi prima di raggiungere l’ingresso della stazione, fino ai parcheggi degli esercizi commerciali e degli edifici limitrofi sommersi di vetture posteggiate abusivamente, assaltati a qualsiasi ora del giorno e spesso bersagliati dalle multe delle forze dell’ordine. La corsa ai posteggi per le auto rimane un nonnulla in confronto al tema della sicurezza: le universitarie, a buio inoltrato nei mesi invernali, diventano oggetto di commenti a sfondo sessuale, molestie e richiami fastidiosi da parte di alcuni frequentatori abituali della zona.
Se i numeri di emergenza e i pattugliamenti delle forze dell’ordine rappresentano un aiuto, la scarsa illuminazione si muove nella direzione opposta.
«Ho visto che di solito c’è qualche pattuglia della polizia, soprattutto dentro la stazione, ma mai nei parcheggi – commenta Camilla Vezzali, studentessa universitaria, che percorre abitualmente la tratta Bologna-Modena riscontrando ogni volta lo stesso problema – Mi è capitato più volte di sfruttare l’abbonamento della palestra che si trova nelle vicinanze per sostare nel parcheggio: l’alternativa era cercare posto vicino al liceo Sigonio, ma la distanza si faceva sentire, soprattutto la sera. L’unica certezza è che il parcheggio della stazione è inaccessibile: molte vetture addirittura vengono posteggiate sulle isole di traffico o in doppia fila, creando code lunghissime. La multa ovviamente non tarda ad arrivare, ma quando tra le uniche alternative c’è quella di percorrere la strada al buio e da sole, una multa sembra il male minore». Avviare una finta telefonata è la più magra delle consolazioni, ma forse uno dei pochi rimedi utili quando arrivano i primi fischi, i richiami, e fuori è buio: «Una situazione che non ho mai messo in dubbio – continua la studentessa – Quando scendo dal treno mi preparo psicologicamente alla solita scena che mi aspetta, l’importante è camminare velocemente a testa bassa».
Una situazione spiacevole, che viene evidenziata anche da altre giovani che frequentano la zona: «Di solito parcheggio la macchina di fianco al Comando dei Carabinieri, lungo la strada – spiega Silvia Ottaviani, anche lei studentessa, che, oltre alle lezioni, talvolta prende il treno per scopi personali – Il mio pensiero è che la strada è frequentata, sotto gli occhi di tutti: in caso dovesse succedere qualcosa ci sarebbero più persone a notarmi e a soccorrermi. La luce dei lampioni è soffusa, la zona non è ben illuminata. Per un ragazzo il problema può sembrare irrisorio, ma soprattutto per noi donne non sempre è così».
Il problema è ormai chiaro: quali potrebbero essere le possibili soluzioni?
«Frequento la tratta Bologna-Modena dalle due alle quattro volte a settimana, spesso mi capita di arrivare in città di sera. Di solito per arrivare in stazione prendo l’autobus, ma la situazione del parcheggio della stazione è sempre la stessa e ben visibile a tutti. Macchine parcheggiate irregolarmente, anche in seconda fila, o ridotte male: più che di uno spazio ridotto credo che si tratti di una necessità di parcheggi elevata e non adeguata – conclude Gloria Policarpo – Sarebbe ottimo poter aggiungere posti auto, ma sono consapevole che lo spazio non lo consenta: un incremento dell’illuminazione, o semplicemente delle luci più efficienti, potrebbero essere una buona prima soluzione».l
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