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Castelnuovo, la disperazione del fratello: «Era un bravo ragazzo, perché me l’hanno ucciso?»

Daniele Montanari
Castelnuovo, la disperazione del fratello: «Era un bravo ragazzo, perché me l’hanno ucciso?»<br type="_moz" />

Mohamed scoppia in lacrime. Il lutto della comunità

27 aprile 2024
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«Perché, perché è successo? È pazzesco quello che è accaduto, perché?».

Continuava a ripetere queste parole con le lacrime agli occhi ieri pomeriggio Mohamed Dejli. È il fratello maggiore di Jaouad, il ragazzo assassinato, a cui era legato da profondo affetto. Al punto da ospitarlo a casa sua, quia Castelnuovo, da quando è rientrato dal Marocco, alcuni mesi fa.

Ha saputo quello che gli era accaduto al termine della preghiera islamica del venerdì in moschea. Si è precipitato in via Casette Zanasi con la bicicletta e poi è crollato a terra, con la testa tra le mani. Solo dopo ore ha trovato la forza di dire qualche parola.

«Jaouad era un bravo ragazzo, un bravo ragazzo alla fine – ha detto – magari a volte si arrabbiava un po’, ma non era cattivo. Non so se aveva trovato un lavoro: era tornato da Marocco da circa sei mesi, dopo aver trascorso due anni là. In Marocco ha lasciato una delle figlie. So che aveva avito dei problemi con la moglie. Mi aveva detto che oggi (ieri, ndr) sarebbe dovuto andare da un avvocato, non so se era per quello o per altre cose. Non mi aveva detto di sentirsi in pericolo o di avere dei problemi con delle persone. Quei due che hanno arrestato sono marocchini come lui, si conoscevano bene. Credevo che fossero anche amici, si salutavano quando si incontravano per strada. Non so cosa possa essere successo tra loro, ma nulla può giustificare un’uccisione come questa». In lacrime anche la nipote 13enne di Jaouad, figlia di sua sorella: «Era uno zio meraviglioso» ha solo detto.

Attorno a Mohamed lì, davanti al luogo dell’omicidio – subito transennato dagli inquirenti – si è radunata la comunità marocchina. Giovani, e non solo, amici del morto ma probabilmente anche degli assassini, che non avrebbero mai pensato di vedere un giorno accadere un fatto del genere tra di loro.

«Jaouad era una brava persona – ha detto uno di loro – so che aveva avuto dei problemi di droga in passato, e anche con la moglie. Ma con noi si è sempre comportato bene, non so come sia potuta accadere una cosa del genere. Non meritava certamente di finire così».

Incredulo anche un 49enne ghanese che vive nella stessa palazzina con dei connazionali, in un altro appartamento. «In quella casa siamo tutti stranieri – ha spiegato – ma ognuno ha la sua vita e non ci sono mai stati dei problemi. Io vengo a casa dal lavoro e vado nell’appartamento per i fatti miei, è da un po’ che non parlavo con i marocchini. Non so per quel motivo sia successa una cosa del genere».

Increduli anche gli italiani che vivono nel condominio a fianco: «Sono 24 anni che sto qui – ha detto uno di loro – non c’erano mai stati dei grossi problemi in quella casa. Ci sono sempre stati degli stranieri, ma senza fatti del genere. La visione di quel giovane per terra con tutto quel sangue è stato uno choc». l

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