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Peste suina in Emilia, l’attenzione resta alta

di Marco Costanzini
Peste suina in Emilia, l’attenzione resta alta

La Provincia in prima fila per evitare la diffusione del virus a Modena. «In campo ogni azione per preservare gli allevamenti del territorio»

01 maggio 2024
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Resta alta a Modena l’attenzione di fronte alla diffusione dell’epidemia della peste suina africana, con il gruppo operativo territoriale impegnato a mettere in campo tutte le misure precauzionali.

«Siamo in una fase di emergenza nazionale – spiega il presidente della Provincia, Fabio Braglia – tanto è vero che il Governo ha nominato un commissario straordinario (Vincenzo Caputo, ndr). La vicinanza a Piacenza e Parma, le due province colpite dal virus, impone l’adozione di azioni di prevenzione: nella nostra provincia ci sono allevamenti molto importanti ed è chiaro che tutta la filiera suinicola, di lavorazione delle carni e dei salumi potrebbe essere compromessa se venisse individuato un caso di positività, capace di contagiare e creare focolai».

A giocare un ruolo fondamentale sono anche i comportamenti umani: «È vero che la peste suina colpisce solo cinghiali e maiali, ma l’uomo può essere veicolo di trasmissione del virus attraverso la contaminazione di veicoli, indumenti, attrezzature o cibo, rischiando di portarlo negli allevamenti», spiega ancora Braglia.

La prevenzione si divide in azioni da adottare, sotto la guida del commissario straordinario e della Regione, e misure di prevenzione: «Come polizia provinciale siamo coordinati con gli Ambiti territoriali caccia (Atc), le associazioni agricole e coloro che applicano il tema dell’autodifesa affinché venga messa in campo ogni azione di contrasto alla diffusione dell’epidemia. Poi ci sono le buone prassi. Insieme al Servizio veterinario dell’Ausl ci siamo attivati per sensibilizzare la popolazione, coinvolgendo anche gli amministratori locali. È inoltre attivo il numero 0516092124, dove si possono segnalare morti sospetti di cinghiali scattando una foto e memorizzando la posizione del ritrovamento. Anche perché – conclude Braglia – se si dovesse entrare in zona di restrizione, scatterebbero normative tali da rendere impossibile perfino l’ingresso nei boschi, mettendo in discussione anche il turismo outdoor. Non bisogna allarmarsi, ma serve attenzione e l’aiuto di tutti».