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Allarme per le uova

Finale, alzato il livello d’acqua nell’oasi: nidi dei cavalieri d’Italia sommersi

Chiara Marchetti
Finale, alzato il livello d’acqua nell’oasi: nidi dei cavalieri d’Italia sommersi

Il caso scoppiato dalla scoperta di due fotografi a “Le Meleghine”

03 maggio 2024
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Finale. È stata una triste scoperta quella fatta domenica da Romano Benassi e Paolo Pompili, due fotografi rispettivamente di Modena e Mantova. I due, che non si conoscono, erano partiti la mattina con destinazione Le Meleghine, per fare qualche scatto alle centinaia di uccelli migratori che ogni giorno passano per l’oasi finalese. In particolare, l’inizio di maggio è il periodo perfetto per fotografare i nidi dei cavalieri d’Italia – specie protetta, ndr – che nidificano a pelo dell’acqua sulle sponde di laghetti o lagune poco profonde. «Chiunque sia un fotografo naturalista – spiega Benassi – ama fotografare i nidi, che a volte galleggiano addirittura sull’acqua». Peccato che, appena arrivati all’oasi, i due professionisti abbiano capito che non ci sarebbe stato niente da inquadrare. «L’acqua – racconta Pompili – era troppo alta e ha completamente sommerso i nidi. Ci siamo rimasti molto male, non ne era rimasto nemmeno uno».

Nata come impianto di fitodepurazione, l’oasi Le Meleghine è diventata negli anni un importante sito naturalistico. Oggi è un’area Zps (Zona di protezione speciale) anche per la presenza di alcune specie rare e fa parte della rete europea di Siti natura 2000, strumento della Ue per la protezione e la conservazione degli habitat e delle specie animali e vegetali. Dal 2018, nell’oasi è attiva una stazione ornitologica e il gruppo che la gestisce per conto di Ispra (Istituto superiore per la ricerca ambientale) si occupa della fase di inanellamento a scopo scientifico, cioè “etichetta” gli uccelli per studiarne le migrazioni. I fotografi hanno chiamato subito i responsabili del gruppo, che non hanno potuto fare altro che confermare «il disastro».

«Non sappiamo – dicono i volontari – perché il Comune abbia aumentato il livello dell’acqua. Oltre ai nidi dei cavalieri d’Italia, sono stati sommersi anche quelli delle avocette». Per il gruppo, bastava aspettare qualche settimana. «Le uova si sarebbero schiuse a metà maggio. Tra l’altro, esiste un modo per far filtrare l’acqua senza annegare gli uccelli. L’anno scorso è successa la stessa cosa e già allora l’avevamo fatta presente all’amministrazione comunale. Purtroppo, anche quest’anno nessuno ci ha chiesto se aumentare il livello dell’acqua in questo periodo avrebbe causato danni alla fauna».

Essendo una Zps, l’ente gestore è la Regione, ma è il Comune ad occuparsi dei livelli delle acque, visto che le pompe e le vasche sono di sua proprietà. «Per tutto l’inverno – dice Claudio Artioli, consigliere comunale con delega alla gestione dell’oasi – abbiamo tenuto spente le pompe e nelle ultime settimane le abbiamo riattivate, come è sempre stato fatto negli ultimi vent’anni». Una versione che non coincide con quella dei volontari, che comunque non sono stati consultati nella decisione di alzare il livello dell’acqua. «Io non so niente – continua Artioli – di nidi sommersi. Da qualche mese siamo nella Gestione integrata delle aree protette della pianura e auspichiamo che la consulenza con i Comuni che ne fanno parte sarà più attiva». Non esiste, quindi, un rapporto diretto tra i volontari dell’Ispra, che conoscono molto bene la fauna dell’oasi, e chi gestisce il sito e i livelli dell’acqua. Con una collaborazione in più, forse l’anno prossimo i due fotografi potranno finalmente immortalare i nidi di cavaliere d’Italia, così preziosi per Le Meleghine e il suo ecosistema.