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Università, stop al numero chiuso a Medicina? «Così a Modena sarebbe impossibile lavorare»

di Chiara Marchetti
Università, stop al numero chiuso a Medicina? «Così a Modena sarebbe impossibile lavorare»

Il presidente della facoltà, Michele Zoli, sullo slittamento del test d’ingresso: «Non abbiamo gli spazi»

08 maggio 2024
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MODENA. Numero chiuso o numero aperto, questo è il dilemma. Il via libera del Comitato ristretto della Commissione Istruzione del Senato per aprire le iscrizioni alla facoltà di Medicina e Chirurgia ha creato non poco scompiglio negli atenei italiani.

La Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurgi e degli odontoiatri si è detta subito «nettamente contraria» alla proposta, ma c’è chi invece festeggia e parla già di “addio al numero chiuso a Medicina”. Peccato che il testo presentato dal gruppo di parlamentari non implichi un’abolizione del test d’ingresso, bensì un semplice slittamento di sei mesi.

IL COMMENTO DEL PRESIDENTE DELLA FACOLTÀ DI MEDICINA DI UNIMORE

«Non vedo grossi vantaggi in questa proposta - commenta Michele Zoli, presidente della facoltà di Medicina e Chirurgia di Unimore - perché si rischia di far perdere un anno accademico a buona parte degli studenti che, non potendo continuare il corso, potrebbe non gradire le alternative in ambito biologico o sanitario. Tra l’altro non si sa ancora se al termine di quel primo periodo ci sarà un nuovo concorso nazionale o se saranno i docenti delle singole sedi a dare voti e quindi scegliere, di fatto, chi va avanti e chi no».

Per Zoli, il test dopo sei mesi «non è la soluzione al problema dell’attuale carenza di medici, visto che il numero di medici laureati fra 6 anni, o 10 se pensiamo agli specialisti, sarà lo stesso con qualsiasi modalità di accesso. Inoltre si prevede che fra 6-10 anni la carenza non ci sarà più». Senza contare l’ulteriore difficoltà nell’individuare spazi adeguati alle lezioni. «Se per sei mesi - continua - invece di 200 studenti ce ne fossero mille, sarebbe impossibile fare didattica». Il problema della capienza non è nuovo per la facoltà di Medicina e Chirurgia di Unimore, che da anni cerca soluzioni idonee. «Dal 2019 al 2023, il numero degli iscritti al primo anno è passato da circa 140 a 216, cifre che ci hanno portato a trovare nuovi spazi come il cinema Raffaello o il teatro San Carlo. Soluzioni temporanee e non del tutto adeguate, perché per risolvere il problema servono nuove costruzioni. Ci sono progetti in corso, ma il mondo dell’edilizia ha i suoi tempi».

IL COMMENTO DEL PRESIDENTE DEL CORSO DI LAUREA IN MEDICINA DI UNIMORE

Anche il presidente del corso di laurea in Medicina e Chirurgia, Paolo Ventura, esprime le sue perplessità sull’ipotesi di spostare di sei mesi il test d’ingresso. «Attendiamo notizie sulle modalità di scrematura degli studenti. Se fossero gli insegnanti a capo della selezione, si troverebbero tra le mani una grossa responsabilità».

Quel che è certo è che si creerebbero problemi organizzativi non da poco. «Se dopo sei mesi - riflette Ventura - gli studenti che non passano il test si spostassero in altri corsi di laurea, sarebbero questi ultimi a vivere i disagi di veder arrivare centinaia di ragazzi nuovi a metà anno». Inoltre, c’è il discorso della prima retta scolastica da pagare, senza la sicurezza di continuare il percorso di laurea. «Ma poi - si chiede il presidente del corso di laurea - dove li mettiamo tutti questi studenti? Il primo anno c’è molta teoria, ma poi si aggiungono ore di pratica e non ci sono le strutture necessarie a ospitare tanti aspiranti medici». Anche gli studenti sono d’accordo con i docenti. «Si rendono perfettamente conto che il test d’ingresso ha un valore e non è una punizione. Se si dovesse andare verso l’apertura delle iscrizioni, l’intera macchina didattica ne risentirebbe e perderebbe qualità».

GLI ISCRITTI A MODENA

A Modena, la differenza si è notata anche con l’aumento lo scorso anno da 180 a 216 degli iscritti. «Il nostro problema - dice Ventura - è che contemporaneamente all’aumento degli studenti, ci siamo trovati con alcune aule non disponibili per lavori di messa in sicurezza. A malincuore abbiamo dislocato i corsi in altre sedi, ma la nostra priorità è tenere tutte le lezioni dentro al campus di via Campi. Ci sono dei cantieri per quattro aule nuove, ma per problemi burocratici i tempi si stanno allungando».

Tra l’altro, in questi mesi gli studenti si sono lamentati dei disagi, ma «avevano perfettamente ragione - ammette Ventura - come istituzioni dobbiamo essere in grado di offrire ai ragazzi gli spazi che meritano. Stiamo parlando dei medici del futuro».