Modena, in centinaia sfilano in centro. «Stop alla guerra in Palestina»
Manifestazione partecipata per chiedere la fine del conflitto con Israele
“From the river to the sea Palestine will be free” è il grido che si leva dal corteo di protesta contro gli attacchi diretti su Rafah, iniziati negli ultimi giorni con un assedio militare via terra. La manifestazione è partita da piazzale Primo Maggio, per poi snodarsi su viale Monte Kosica e proseguire per le vie del centro. «La nostra è una lotta contro il colonialismo, di ogni luogo». Grida Mariam, dell’associazione Giovani Palestinesi d’Italia, in testa al gruppo. Fin da subito è chiaro che non si tratterà di un semplice ritrovo di solidarietà, ma di un corteo di lotta. «Noi siamo in lutto per i nostri fratelli e sorelle. Questa non può essere una passeggiata per la città, ma una marcia funebre». Mariam è stanca e arrabbiata. L’atmosfera generale però è pacifica, con membri di comunità diverse uniti dalla convinzione di poter cambiare le cose, ragazzi e ragazze palestinesi e modenesi che camminano uno accanto all’altro reggendo la bandiera simbolo di Gaza. Alla fine arriveranno ad essere quasi in duecento.
Il racconto
«Chiediamo il cessate il fuoco senza se e senza ma. Continuiamo a guardare questo orrendo spettacolo e anzi lo sosteniamo economicamente, raccontandoci che Israele non ha le mani sporche di sangue».
Dice Francesca Berni, che partecipa alla manifestazione: «Il 7 ottobre era solo il culmine di una storia che va avanti dal ’46, non giustifica assolutamente niente di ciò che sta accadendo». Il corteo procede e man mano si aggiungono partecipanti, gli slogan in italiano che si mescolano a quelli in arabo palestinese. Sono i giovani a guidarlo, gli stessi studenti che da mesi protestano e che raccolgono dietro di loro le generazioni precedenti, informando e includendo anche chi solitamente non ha accesso a temi politici: è un risveglio delle coscienze. «Gli studenti si rifiutano di apprendere un sapere schiavo delle armi e dell’imperialismo. I libri non servono a niente se non ci liberiamo». Riprende Mariam, che critica la copertura mediatica e il disinteresse da parte di alcuni gruppi di attivisti. «Le femministe parleranno delle donne palestinesi abbandonate agli stupri di guerra e alla morte? Sembra che per gli occidentali sia difficile identificarsi con una donna palestinese, figuriamoci con un uomo». Un punto di congiunzione tra giovani palestinesi e modenesi è la Resistenza: «I popoli in rivolta scrivono la storia» è uno degli slogan che pervadono le vie del centro città. La manifestazione è una tra le tante mobilitazioni che stanno avvenendo insieme in tutta Italia, sollecitate dall’ulteriore massacro di civili causato dagli attacchi su Rafah: «È un’altra tra le infinite gocce del fiume in piena che sta travolgendo la Palestina. Ora inizia l’attacco via terra, ma i bombardamenti ci sono già stati in precedenza».