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Il ricordo

Cavezzo piange Daniele Zaniboni, il figlio Alessandro lo ricorda: «Papà se ne è andato facendo una cosa che amava»

di Stefania Piscitello
Cavezzo piange Daniele Zaniboni, il figlio Alessandro lo ricorda: «Papà se ne è andato facendo una cosa che amava»

Il 59enne morto in bici per una congestione era volontario da vent’anni alla Croce Blu del paese: «Un uomo generoso»

13 maggio 2024
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CAVEZZO. «Mio padre se ne è andato facendo una cosa che amava: girando in bici con gli amici».

A parlare è Alessandro Zaniboni, figlio di Daniele, il 59enne residente a Cavezzo tragicamente scomparso sabato a causa di un malore fatale – dovuto probabilmente a una congestione per avere ingerito bevande molto fredde – che l’ha colto durante una pedalata nel Ferrarese.

Il RICORDO

Una tragedia che ha lasciato di stucco l’intera comunità di Cavezzo, dove Zaniboni abitava con la famiglia e dove era attivo nel mondo del volontariato. Il 49enne lascia il figlio Alessandro e la moglie Donatella.

«Era un grande padre – così il figlio Alessandro – e un uomo che ha messo sempre al primo posto la famiglia».

Il giovane prosegue ricordando le qualità del padre e gli insegnamenti che gli ha lasciato: «Era un uomo generoso – dice ancora – andava in Croce blu a Cavezzo come volontario e donava il sangue».

Sì, perché Zaniboni, come detto, era una persona particolarmente attiva nella comunità e per questo molto conosciuta nel territorio della Bassa. Era nato a Carpi, ma aveva praticamente sempre vissuto a Mirandola. Successivamente, dopo avere sposato la moglie Donatella, si era trasferito a Cavezzo.

A Mirandola però lavorava: era dipendente della Polmac, azienda che si occupa della produzione di macchine agricole.

Era un uomo con tante passioni e da circa vent’anni era volontario alla Croce Blu: «Si occupava prevalentemente di servizi di trasporto – spiega Alessandro – e anche delle urgenze se per esempio c’erano problemi nelle diverse manifestazioni in cui prestava servizio».

Daniele era appassionato di moto e di sport in generale, soprattutto ciclismo.

«Faceva parte del gruppo “Motoclub Solidarmoto” – riferisce ancora il figlio – e qualche anno fa era andato a Capo Nord».



Il 59enne era stato protagonista di un’avventura motociclistica molto particolare che gli aveva permesso di raggiungere proprio Capo Nord, in Norvegia. Un’avventura documentata negli scatti di gruppo (in alto) in cui Zaniboni è ritratto in compagnia dei suoi amici .

«Mio padre era appassionato di moto e calcio e anche tifoso del Milan. Il ciclismo lo praticava tutte le settimane», continua.

La spensieratezza con cui era iniziata la giornata di ieri è evidente anche in una fotografia scattata sabato (in alto a destra), in cui sorride. «Lascia un vuoto incolmabile», commenta il figlio Alessandro.

LA TRAGEDIA

Secondo quanto ricostruito al momento, l’uomo si era recato a Comacchio insieme ad alcuni amici per un giro escursionistico in sella alla sua amata bicicletta.

Poi, però, Zaniboni ha ingerito bevande fredde e ad un certo punto ha accusato un malore.

L’allarme è scattato immediatamente e sul posto sono arrivati i carabinieri e un’ambulanza. Fin da subito le condizioni del 59enne sono apparse molto critiche, motivo per cui è stato attivato l’elisoccorso.

Le manovre di rianimazione sono andate avanti per circa un’ora ma purtroppo Zaniboni non ce l’ha fatta e il medico non ha potuto fare altro che constatarne il decesso. Contestualmente sono state avviate le procedure per informare il magistrato di turno e i familiari del turista di Cavezzo a cui è stata restituita la salma.