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Il dramma

Gli amici di Daniele Zaniboni, il 59enne di Cavezzo morto dopo un giro in bici con loro: «Devastante vederlo crollare senza poter fare nulla»

di Chiara Marchetti
Gli amici di Daniele Zaniboni, il 59enne di Cavezzo morto dopo un giro in bici con loro: «Devastante vederlo crollare senza poter fare nulla»

Danilo Miani e Alessio Lugli sabato scorso erano in bici insieme al 59enne «Ci eravamo divertiti, poi ha bevuto il tè ed è stato male». Addolorati anche i colleghi

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CAVEZZO. «Vederlo cadere a terra è stato devastante». Danilo Miani fatica a trovare le parole per raccontare gli ultimi istanti di vita di Daniele Zaniboni, il 59enne di Cavezzo morto per un malore sabato scorso dopo un giro in bicicletta per le valli di Comacchio. «Daniele – racconta l’amico – aveva programmato quel percorso da tempo ed era contentissimo di riuscire finalmente a realizzarlo. Io, lui e Alessio (Lugli, ndr) ci siamo divertiti tanto a vedere le case dei pescatori e fare le foto ai fenicotteri».

IL RACCONTO
Dopo quattro ore di pedalata, i tre ciclisti hanno caricato le bici in macchina, pronti per andare a pranzo in una trattoria vicina. «Prima di partire ci siamo riposati qualche minuto. Daniele ha bevuto un po’ di tè, ma non era freddo come è stato detto, visto che era stato in auto per tutta la mattina. Me l’ha offerto, ne ho preso un sorso anche io e sembrava tutto a posto». Nel giro di pochi minuti, però, ha cominciato a sentirsi poco bene. «Diceva di avere la nausea e che gli era già capitato altre volte. Durante il tragitto in macchina ha cominciato a peggiorare e ci siamo fermati in un parcheggio di un distributore di benzina di Porto Garibaldi per fargli prendere aria».

IL RICORDO
Sembrava tutto sotto controllo e Daniele era il primo a tranquillizzare gli amici. «Era un po’ pallido, ma continuava a rassicurarci che fosse un disturbo passeggero. Ovviamente abbiamo deciso di non andare alla trattoria, io e Alessio abbiamo preso un panino e lui ci ha aspettato fuori dal locale». Al ritorno dei due, nessun miglioramento. «Si è allontanato un po’ per fare due passi. A un certo punto ci siamo girati per vedere dov’era ed è in quel momento che l’ho visto accasciarsi. È stato scioccante».
Danilo e Alessio hanno cominciato a praticargli il massaggio cardiaco, aiutati da un’infermiera che per caso si trovava nel parcheggio. Dopo pochi minuti è arrivata l’ambulanza del 118, poi anche l’elisoccorso. «L’abbiamo lasciato nelle mani degli operatori sanitari, che hanno cercato di rianimarlo per più di un’ora. Verso le 15.20, però, sono tornati da noi con la notizia peggiore che potessero darci».
Daniele, 59 anni, lascia la moglie Donatella e il figlio Alessandro. «Non prendeva farmaci – continua Danilo Miani – ed essendo un donatore Avis aveva da poco fatto l’elettrocardiogramma, che non aveva riportato anomalie».

LA PASSIONE
La salma è stata portata al Policlinico di Modena per l’autopsia e solo nei prossimi giorni si saprà quando ci saranno i funerali. «È stato tutto devastante, soprattutto l’attesa dell’ambulanza. Eravamo di fianco a lui e non potevamo fare niente per aiutarlo. È stata una cosa inspiegabile».
In agosto, i tre avevano in programma di fare il passo dello Stelvio in bicicletta. «Andavamo in bici insieme due volte la settimana. Daniele era un pianificatore pazzesco, controllava tutto al millimetro e proponeva sempre dei bellissimi giri. Senza di lui, ora, non sarà più la stessa cosa».
Nato a Carpi ma cresciuto a Mirandola, Daniele Zaniboni viveva a Motta di Cavezzo insieme alla famiglia. Da vent’anni volontario della Croce Blu, era un dipendente della Polmac, azienda mirandolese. «Insieme a tutti i colleghi – dicono i titolari, Giulia e Luca Pollastri – ci stringiamo al dolore della famiglia. Con grande tristezza perdiamo un amico e un grande tecnico che ha collaborato con noi per più di 36 anni. Daniele, grazie per il tuo calore e la tua dedizione».

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