Diocesi di Modena e Carpi, lotta agli abusi sui minori: 20 casi presi in carico dal 2021
Prolungato di tre anni il protocollo tra il Centro per la famiglia e le Fondazioni di Modena, Carpi, Mirandola e Vignola
MODENA. Venti casi di abusi su minori presi in carico dalla Diocesi nell’ultimo triennio e che ora rinnova il suo impegno grazie alla sottoscrizione del Protocollo di intesa con Centro di Consulenza per la Famiglia e le Fondazioni del Modenese. Il documento ha validità triennale (fino al marzo 2027).
Sono intervenuti il vescovo Castellucci, don Maurizio Trevisan, responsabile del servizio interdiocesano di Prevenzione ascolto e tutela dei Minori e direttore del centro di Consulenza per la famiglia di Modena, Matteo Tiezzi, presidente della Fondazione di Modena, Roberta Della Sala, consigliere Fondazione di Carpi, Carmen Vandelli, presidente Fondazione di Vignola e Francesco Vincenzi, presidente Fondazione di Mirandola. Il Protocollo si prefigge di sostenere una molteplicità di interventi finalizzati ad affrontare il delicato tema della prevenzione degli abusi sui minori e delle persone in situazioni di fragilità, che saranno monitorati da una “cabina di pilotaggio” in cui sono rappresentati tutti gli enti coinvolti. Il Protocollo individua come soggetto attuatore il Centro di Consulenza per la Famiglia della Pia Fondazione Centro Famiglia di Nazareth che opera in sinergia con il Servizio interdiocesano per la prevenzione, l’ascolto e la tutela dei minori (Sipatm).
Pur avendo una durata triennale, ogni anno le specifiche attività realizzate e i risultati conseguiti nell’ambito del Progetto saranno sottoposti a verifica da parte della “Cabina di pilotaggio” come stabilito dal Protocollo e, per ogni anno, è stato predisposto e condiviso un piano finanziario che prevede un impegno di risorse pari a 165mila euro, la cui copertura è assicurata dalle erogazioni delle Fondazioni. Si tratta di un contributo fondamentale che va ad integrare il già consistente impegno economico delle Diocesi nell’area dei servizi di consulenza per la famiglia e per i giovani.
«Il progetto – ha commentato monsignor Trevisan – vanta una rete già radicata sul territorio, che andrà ulteriormente ampliata al fine di diffondere una maggiore cultura della cura nel territorio. Un’azione quanto mai necessaria che in questi anni si è sviluppata a tre livelli: un livello di accoglienza e prevenzione remota, che ha registrato 4.500 accessi, un livello formativo, che ha coinvolto 1.200 persone, e infine la presa in carico di situazioni di abuso che nell’ultimo triennio ha registrato una ventina di persone».
Nel suo intervento, Castellucci ha sottolineato che «il punto principale è quello della prevenzione che consiste nell’individuazione di sintomi che possono preannunciare forme di abuso. E quest’ultimo può essere di potere, giocando sul fascino dell’educatore, di coscienza o fisico. E talvolta le tre dimensioni s’intrecciano. A complicare le cose è la sfera digitale ci sono forme di adescamento molto sottili e che creano delle ferite molto gravi. È dunque necessario – ha spiegato – che si costruiscano relazioni sane e possano essere individuate quelle malate».
«A oggi i risultati – ha sottolineato Matteo Tiezzi, presidente della Fondazione di Modena – confermano la bontà di un progetto che, tutelando i più fragili, offre un servizio per l’intera comunità». Per le Fondazioni coinvolte, tra cui Carpi, Mirandola e Vignola: «Non bastano gli interventi sporadici, ma è necessario lavorare in un’ottica di comunità al fine di rendere armonico ogni intervento».l