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Il caso

La Lega “ruba” il volto alla modella per una pubblicità contro il velo islamico: «Voglio le scuse e un risarcimento»

di Alice Benatti

	A sinistra la pubblicità contestata, a destra  Anna Haholkina
A sinistra la pubblicità contestata, a destra  Anna Haholkina

Anna Haholkina, 30enne italo-ucraina: «La mia immagine usata a fini politici a mia insaputa»

22 maggio 2024
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MODENA. Un mese fa ha scoperto di essere finita sui manifesti leghisti contro il velo islamico Anna Haholkina, modella e attrice 30enne di origini ucraine che vive a Rimini. Eccola ritratta acqua e sapone mentre sfoggia un sorriso rassicurante in rappresentanza della libertà femminile, venendo accostata a una donna con il niqab (che le lascia fuori solo gli occhi truccati con il kajal), di quelle invece “costrette a coprirsi il volto”. “Da che parte vuoi stare?” è la domanda che rivolge agli elettori il partito di Matteo Salvini.

Lo stesso da cui ora pretende scuse ufficiali e a cui chiederà un risarcimento per l’uso non autorizzato dell’immagine per finalità di propaganda politica. Per ottenerlo, nei giorni scorsi, Haholkina, si è rivolta all’avvocata civilista del foro di Modena Vincenza Carriero. Cosa è successo da quando ha scoperto dei manifesti a seguito di ripetute segnalazioni? «Mi sono rimessa in contatto con la fotografa ucraina e lo studio per cui avevo realizzato quel servizio fotografico, di cui avevo poi autorizzato la vendita su diversi siti stock (dove è possibile acquistare immagini, ndr) per il solo uso commerciale. Non sappiamo da quale è stata presa la foto in questione ma la policy è unica ed è regolata da Shutterstock, quello più utilizzato.

La stessa fotografa non si spiega come questa campagna sia stata possibile dato che c’è un regolamento specifico da rispettare: i contenuti non possono essere utilizzati per fini politici né danneggiare l’immagine della persona ritratta».

Ritiene che la sua immagine sia stata danneggiata?

«Abbastanza. Perché io lavoro come modella e attrice non solo in Italia ma in Europa e qui parliamo di una foto in cui sono completamente riconoscibile tanto è vero che sono state alcune persone con cui ho lavorato nel settore ad avermela segnalata».

Cos’è che le ha dato più fastidio del messaggio a cui è stata accostata?

«L’utilizzo delle parole. È un messaggio politico discriminatorio e intriso di pregiudizio, da cui mi dissocio. Non è giusto dire che una donna che porta il niqab è “costretta” per forza a farlo: fa parte della sua religione, che io rispetto».

Si è sentita usata?

«Più che usata mi sono sentita un capro espiatorio: è come se per questo slogan non volessero metterci la loro faccia, decidendo di usare quella di qualcun altro. La mia».

Quanto contano per lei, se contano, le sue origini ucraine considerando che il partito di Matteo Salvini è dichiaratamente filo-russo?

«È offensivo. Soprattutto avrei preferito che facessero qualche ricerca, informandosi su chi fosse la persona di cui hanno scelto di usare l’immagine. Alcuni miei famigliari sono ancora in Ucraina, mio zio al fronte».

Se la foto fosse stata usata sempre in modo improprio ma da un altro partito con un messaggio che avrebbe potuto ritenere non offensivo, sarebbe stata la stessa cosa?

«Credo che non avrei comunque voluto finire su cartelloni elettorali. Non sarebbe stato giusto comunque essere io in primo piano a “dire” determinate cose».

Tra l’altro, l’immagine è stata ritagliata. Com’era inizialmente?

«Era a figura intera e avevo un tablet in mano. Nella descrizione della fotografia si parlava di una ragazza universitaria. Solitamente le foto vengono utilizzate per promuovere dei prodotti o per rappresentare tematiche quotidiane sui giornali. Non mi era mai capitata una cosa del genere».

Quanto le risulta sia stata pagata quella foto dalla Lega?

«Dalla documentazione che mi è stata fornita dalla fotografa relativa a Shutterstock, la foto è stata scaricata in totale 18 volte a un prezzo che oscilla dai 2 ai 5 euro massimo».

Quindi, secondo lei, è impossibile che per queste cifre sia stata acquistata una licenza per contenuti ad uso sensibile?

«Mi sembra improbabile. È davvero un costo basso».

Ha deciso di rivolgersi all’avvocata Vincenza Carriero. Cosa spera di ottenere ora?

«Che i cartelloni vengano rimossi, poi le scuse ufficiali della Lega e un risarcimento».

A giugno voterà per la prima volta. Emozionata?

«Sì. Ho avuto l’onore di diventare cittadina italiana da meno di un anno, ne sono orgogliosa ».

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