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Il caso

Modena, pochi sacerdoti in provincia. Le parrocchie si uniscono

di Paola Ducci
Modena, pochi sacerdoti in provincia. Le parrocchie si uniscono<br type="_moz" />

Via al processo di accorpamento tra San Faustino e la Bva

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Il fenomeno della crisi vocazionale fa sempre più sentire il proprio impatto e a Modena continuano gli accorpamenti delle parrocchie cittadine previste da un decreto dell’arcivescovo Erio Castellucci che risale al 2019. In centro storico negli ultimi anni sono passate da sette a tre: si sono unite Sant’Agostino, San Barnaba e una parte del Duomo; San Biagio, San Giuseppe (Tempio) e un’altra parte del Duomo e, da ultimo, è arrivata l’unione tra San Francesco e San Pietro, accolta non senza qualche malumore. Ora però tocca a un’altra parte della città e nella serata di lunedì si è tenuto il primo consiglio pastorale unito: le parrocchie di San Faustino, che si affaccia su via Giardini e sull’omonima via, e della Beata Vergine Addolorata (Bva) di via Guido Rangoni, che a partire dal 2025 inizieranno il nuovo anno solare unite.

Le novità

Parroco della nuova parrocchia unificata sarà don Guido Bennati, attuale parroco di San Faustino, che si avvarrà della collaborazione di don Celestino Ezemadubom, attuale parroco della Bva. «La principale motivazione degli accorpamenti è dovuta alla mancanza di sacerdoti – conferma monsignor Giuliano Gazzetti, vicario generale della Diocesi di Modena-Nonantola – è quindi un processo assolutamente necessario e inevitabile, che non riguarda solo il territorio modenese, ma tutta la Chiesa in generale, nella fattispecie in Italia. Con ogni probabilità – continua monsignor Gazzetti – l’unione di San Faustino e della Bva non sarà l’ultima: si procederà ancora, ma non c’è un disegno ben prestabilito su quali saranno le parrocchie interessate che riguarda tutta la nostra provincia. Si procederà in base alle condizioni che si verificheranno con il trascorrere del tempo e che potrebbero richiedere la necessità di unire le forze per essere sostenibili. È chiaro che, nella nostra provincia, potrebbero essere più soggette ad accorpamento alcune parrocchie del territorio montano: questo non solo per la mancanza di sacerdoti, ma anche a causa dello spopolamento che quelle aree stanno subendo da anni. L’importante però, nonostante ci siano comprensibili resistenze da parte di alcuni parrocchiani a queste fusioni – sottolinea il vicario – è che si guardi al futuro in modo positivo e propositivo».

«La linea seguita dall'arcivescovo: specifica don Guido Bennati, parroco di San Faustino – è stata allora quella di unire una parrocchia molto grande dal punto di vista del numero di fedeli che accoglie, come quella di San Faustino (sono più di 10mila persone) ad una molto più piccola, la Bva, che conta all’incirca 3.500 parrocchiani. Abbiamo così iniziato un percorso insieme, riunendoci lunedì nel primo consiglio pastorale unito – informa il don – per cominciare a conoscerci e ad ascoltarci vicendevolmente, cercando di fare di questa esigenza di comunione una nuova bella opportunità».

Don Bennati non nasconde però che tra i parrocchiani non mancano rigidità e resistente a questa nuova condizione, soprattutto da parte delle persone più adulte: «I giovani sono ovviamente più pronti al cambiamento – conclude il don – e ne sanno vedere le opportunità. Sono certo però che se cammineremo fianco a fianco, in comunione, presto tutti sapremo cogliere i vantaggi di questa nuova situazione, sia a livello di amministrazione che, soprattutto, di capitale umano».