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Il caso

Sessismo in Accademia a Modena, Cati subito a processo: «Per provare l’innocenza»

Sessismo in Accademia a Modena, Cati subito a processo: «Per provare l’innocenza»

Il tenente colonnello, ex capo del centro ippico militare, accusato da 11 militari che ha avuto alle sue dipendenze di molestie persecutorie, violenza privata e abuso d’autorità

24 maggio 2024
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MODENA. Va subito a processo Giampaolo Cati, tenente colonnello ex capo del Centro ippico militare (Cim) dell’Accademia di Modena, accusato da 11 militari che ha avuto alle sue dipendenze di molestie persecutorie, violenza privata e abuso d’autorità.

La richiesta di giudizio immediato
Dopo la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura, si attendeva la fissazione dell’udienza preliminare a giugno. In questa sede si potevano aprire tre strade: il giudice poteva disporre in non luogo a procedere (difficile di fronte alle accuse mosse), il processo ordinario o accettare un’eventuale richiesta di rito abbreviato (con possibilità di sconto di un terzo della pena).

Cati, d’intesa con i suoi avvocati Francesca Romana Pellegrini e Guido Sola, ha scelto un’altra strada: ha chiesto il giudizio immediato, cioè di andare a processo in dibattimento (con l’audizione di testimoni) nel più breve tempo possibile.

Il giudice si è riservato sulla decisione, ma nella grande maggioranza dei casi queste richieste di giudizio immediato vengono sempre ammesse. Si attende quindi la data di inizio processo.
 

Le ragioni della richiesta
«È una richiesta che è stata fatta per poter tempestivamente svolgere le difese davanti al giudice del dibattimento – sottolineano gli avvocati Pellegrini e Sola – questa è stata la volontà dell’ufficiale che, ancora oggi, è sereno e consapevole d’essere estraneo a tutte le accuse rivoltegli. Nutre profonda fiducia nella giustizia, come dimostrato da questa richiesta di giudizio immediato».
«Ricordo – nota Sola – che stiamo parlando di un ufficiale pluridecorato, con un fascicolo matricolare impeccabile e che operava in un contesto gerarchico, con conseguente quotidiano controllo da parte dei superiori».

La vicenda
Cati, 45 anni, nato a Roma, ora trasferito ad altro incarico, è stato denunciato da 11 militari (quattro donne e sette uomini volontari in ferma prefissata, non cadetti). È accusato, fra l’altro, di aver ordinato alle ragazze di lavare “frequentemente” i genitali ai cavalli per punizione, di chiara matrice sessista. Ma anche di carichi di lavoro immotivati, battute e insulti a sfondo sessuale. E di ritorsioni se uno si “ribellava”.

D.M.

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