Gazzetta di Modena

Modena

La testimonianza

Lorena e la sclerosi multipla: la diagnosi prima del diploma

Lorena e la sclerosi multipla: la diagnosi prima del diploma

La 31enne di Sassuolo ha raccontato la sua storia al Policlinico di Modena: «Dai medici un sostegno a 360 gradi»

27 maggio 2024
3 MINUTI DI LETTURA





SASSUOLO. La diagnosi, pesantissima, è arrivata poco prima della maturità: sclerosi multipla recidivante remittente. Era il 2012 e da allora sono passati dodici anni. Dodici anni in cui Lorena Stefani, 31enne di Sassuolo, si è sottoposta a terapie «a 360 gradi», come ha ribadito lei stessa ieri mattina a margine dell’incontro al Policlinico di Modena in occasione della Giornata Mondiale della Sclerosi Multipla. Un percorso lungo, circondata da professionisti, che l’ha portata nelle scorse settimane a correre la mezza maratona di Atene.

LA TESTIMONIANZA

«Cosa mi ha aiutata ad affrontare la malattia? Il sostegno costante, rendermi conto di essere al centro dell’attenzione delle neurologhe e di tutto il restante sistema nel processo della cura. Perché ovviamente con la sclerosi multipla non si può intervenire in una sola direzione: bisogna agire a 360 gradi».
Lorena – che è anche tesoriere e consigliere provinciale di Aism Modena – porta con sé un “faldone” alto venti centimetri: sono i referti degli esami, delle visite e di tutti gli accertamenti a cui è stata sottoposta da quel giorno in cui le è stata diagnosticata la sclerosi.

LA SCOPERTA DELLA MALATTIA
«Io – così ricostruisce le tappe della propria esperienza – ho una storia un po’ particolare. L’esordio c’è stato dodici anni fa. Ero in quinta superiore, mancava poco al mio esame di maturità». E così, a diciannove anni, la vita di Stefani è cambiata. «Si è trattato di un esordio atipico – spiega – perché ho iniziato a vomitare: un sintomo effettivamente molto atipico della sclerosi».
Sono scattati immediatamente tutti gli accertamenti: «Da quel momento l’intervento su di me è stato a 360 gradi. E ho una mole di documenti che dimostra quanto sia stato il lavoro dietro, quanta attenzione sia stata applicata al mio caso. E anche altri possono dire la stessa cosa».

I TRAGUARDI RAGGIUNTI
Un lavoro fondamentale per arrivare ai traguardi che oggi Lorena è in grado di raccontare: «Sono contenta di essere qui oggi – dice – perché il fatto che io il mese scorso abbia corso 21 chilometri è la dimostrazione di un lavoro a tutto tondo, con più persone che si uniscono. E ognuna di loro fa la sua piccola parte. Così si possono ottenere risultati apparentemente irraggiungibili». Dal giorno della diagnosi la 31enne ha affrontato tre cicli di fisioterapia «perché i problemi alle gambe c’erano», spiega. L’allenamento è iniziato nel 2018: e da allora Lorena ha corso cinque mezze maratone prima di Atene.
«In Grecia con me c’era una persona che mi ha accompagnato per qualsiasi difficoltà: di vista, di temperatura e tutto il resto. Io ho messo solo un piede davanti all’altro. Sperare di affrontare da soli una malattia neurologica è una follia: abbiamo la fortuna di avere un sistema pronto a intervenire sia a livello sanitario che a livello associativo e quindi il messaggio che mando è questo: questa malattia ha il brutto vizio di farti sentire solo, ma non è assolutamente così».