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I numeri

L'allarme dei sindacati: «I pensionati modenesi più poveri, il loro potere di acquisto cala del 5%»

di Mattia Amaduzzi
L'allarme dei sindacati: «I pensionati modenesi più poveri, il loro potere di acquisto cala del 5%»

L’indagine. I dati sono stati elaborati da Cgil e Federconsumatori

28 maggio 2024
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MODENA. Nella seconda indagine sui redditi da pensione a Modena e provincia sono stati presentati non solo i dati relativi all’evoluzione del potere d’acquisto delle pensioni dei modenesi, ma sono state proposte valutazioni circa il futuro pensionistico dei giovani. Questa indagine è stata elaborata sui dati della società fiscale della Cgil ed effettuata in collaborazione tra lo Spi Cgil, Federconsumatori, Inca e Caf Cgil di Modena.

L'INDAGINE
La prima parte si riferisce alle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2023 e relative ai redditi del 2022. I dati evidenziano in provincia di Modena una forte perdita del potere di acquisto delle pensioni: in un solo anno, si registra infatti un arretramento che mediamente raggiunge il 4,9%. Questo ci porta a dedurre che l’incremento delle pensioni, deciso dal Governo per fronteggiare un livello di inflazione che nel 2022 aveva raggiunto l’8,1%, non è stato in grado di arginare la perdita del potere di acquisto. Se confrontiamo con le pensioni del 2016, allora quest’ultimo si riduce di quasi 1.200 euro (-6,2%). Scomponendo il dato, si possono notare differenze reddituali sia rispetto all’anzianità anagrafica, che al genere ed al territorio. Per i redditi del 2022 è stato registrato che il livello medio pensionistico più elevato è nella fascia di età 65-74 anni (20.931 euro), mentre quello più basso comprende gli over 85 anni (15.854 euro). Nelle fasce di anzianità intermedie si nota un aumento delle prestazioni pensionistiche all’aumentare degli anni di vita. Oltre a questo, è accentuato anche il divario territoriale. La città di Modena vede una perdita del potere di acquisto delle pensioni del 4,1%, rispetto all’anno 2021, seguita a poca distanza dalle aree di Castelfranco e collinare-montana, con una riduzione del 4.2%. In fondo alla classifica due aree: Vignola che vede una contrazione del 5.5% e quella di Mirandola che arretra del 6.1%.

I NUMERI
Oltre a questo, è fondamentale esaminare il futuro pensionistico di chi oggi lavora, a partire dai più giovani. Per farlo, sono stati presi in esame quattro ragazzi e ragazze con percorsi di studio e lavoro diversi. Giulia ha 30 anni e lavora 24 ore a settimana come commessa a Modena, con una carriera discontinua e guadagnando 741,35 euro lordi al mese. Ginevra è una mamma di 35 anni, che lavora 24 ore a settimana come commessa a Carpi, con una carriera molto discontinua, guadagnando 741,35 euro lordi al mese. Jonathan ha 25 anni, lavora 40 ore a settimana come operaio metalmeccanico in un’azienda di Castelfranco, guadagnando come stipendio iniziale del 1.655,23 euro lordi al mese. Infine, troviamo Alessandro, un ingegnere di 34 anni, che lavora 40 ore a settimana dal 2016 in un’azienda ceramica di Sassuolo, con uno stipendio iniziale di 1.934 euro lordi al mese. Tutti e quattro andranno in pensione con più di 70 anni di età, ma Giulia percepirà 772 euro lordi, Ginevra 442 euro (entrambe pensione di vecchiaia), Jonathan 2.767 euro e Alessandro 3.279,57 €. Emerge, dunque, che le riforme previdenziali che si sono susseguite hanno peggiorato in modo netto il futuro delle giovani generazioni, che andranno in pensione molto più tardi e con un assegno, in prevalenza, insufficiente a garantire una vita dignitosa. In altre parole il futuro ci riserva una vita lavorativa sempre più lunga ed un assegno pensionistico sempre più ridotto.