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Il caso

Il figlio di 18 anni muore per malattia, lui fa stalking all’ex moglie: «È colpa tua»

Stefania Piscitello
Il figlio di 18 anni muore per malattia, lui fa stalking all’ex moglie: «È colpa tua»

Il 60enne di Sassuolo riteneva che la donna avesse sottovalutato i sintomi. Ieri la condanna

29 maggio 2024
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SASSUOLO. Tutto è cominciato quando la sua famiglia è stata colpita dal più terribile dei lutti: la perdita di un figlio a soli diciotto anni. A portarlo via è stata una malattia e, da quel giorno, il padre non si è dato pace ritenendo per quella tragedia, in un certo senso “responsabile” la sua ex moglie. È stato allora che, secondo quanto ricostruito, avrebbe cominciato con gli atti persecutori nei confronti della ex.

Per quei comportamenti l’uomo, sulla sessantina, ieri mattina è stato condannato a un anno e sei mesi al termine del rito abbreviato (che prevede lo sconto di pena di un terzo). Ad assisterlo in tribunale c’erano gli avvocati Pasqualino Miraglia e Marina Poppi che annunciano già che, dopo avere letto le motivazioni, faranno appello. La famiglia si è costituita parte civile nel procedimento.

I fatti contestati si sono verificati nell’arco di circa otto mesi, per la precisione da luglio 2023 a febbraio 2024.

La relazione tra i due era già terminata quando uno dei figli, un ragazzo che all’epoca aveva solo diciotto anni, si è ammalato.

Una malattia che purtroppo non gli ha lasciato scampo e che lo ha strappato alla vita nel mese di settembre 2023.

Prima la malattia e poi il lutto hanno ovviamente gettato nello sconforto l’interno nucleo familiare. E secondo quanto ricostruito, proprio questa drammatica situazione avrebbe portato il sessantenne a cominciare a perseguitare la moglie; non solo se la sarebbe presa anche con altri due figli, entrambi maggiorenni. Il motivo?

Riteneva che la sua ex moglie avesse in un certo senso posto poca attenzione ai sintomi della malattia, e che quindi all’inizio la situazione fosse stata sottovalutata; allo stesso tempo, lamentava che nella prima fase non fosse stato correttamente informato della situazione.

Ecco quindi che ha iniziato – questa la ricostruzione dell’accusa – a appostarsi davanti al luogo di lavoro della donna, e a mandare messaggi pesanti e minacciosi sia a lei che agli altri figli, fino a quando nei suoi confronti è scattata una denuncia.

Ieri l’uomo è stato quindi condannato e al momento si trova in carcere: la difesa ha chiesto la sostituzione della misura del carcere con quella del divieto di avvicinamento e il giudice si è riservato.