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Il caso

Mirandola, con la chiusura della ex Bellco a rischio anche trenta disabili

di Ginevramaria Bianchi
Mirandola, con la chiusura della ex Bellco a rischio anche trenta disabili

Sono i ragazzi della cooperativa sociale La Zerla

13 giugno 2024
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MIRANDOLA. «Nessuno di noi qui vuole mettersi a gridare “al lupo”, ma non possiamo nemmeno fare finta che non stia succedendo niente».

È con queste parole che Roberto Ganzerli, presidente della cooperativa sociale La Zerla di Mirandola, annuncia che trenta dei settanta ragazzi disabili che ogni giorno vengono seguiti dalla cooperativa, rischiano di perdere il loro posto di lavoro collegato a quello della ex Bellco, dove è stata annunciata la chiusura della produzione.

Il loro ruolo è quello di recuperare la plastica utilizzata nel settore biomedicale. Un incarico «meccanico, sistematico, e non certo complicato – comincia a spiegare Ganzerli – L’azienda negli anni non ci ha mai fornito direttamente i materiali, ma li otteniamo attraverso un’altra filiera. È chiaro che, se questa catena di montaggio dovesse interrompersi, i nostri lavoratori perderebbero l’occasione di poter avere un’occupazione: un concetto forse scontato per molte persone, ma non per soggetti affetti da più o meno forti disabilità, che altrimenti non saprebbero davvero come fare a trovare un altro lavoro per mantenersi o per contribuire alle spese della loro famiglia».

L’orizzonte così cupo era stato intravisto anche durante la pandemia: «Durante il periodo del Covid-19 era già successo che questa collaborazione subisse un rallentamento – prosegue Ganzerli – Ma eravamo riusciti durante quei mesi a rimanere a galla entrando in cassa integrazione. Non so quale sarà adesso il nostro destino. Nel caso si trattasse di qualche mese potremmo provare a fare la stessa cosa, ma dubito che per un lungo arco di tempo funzionerebbe».

Cosa sta succedendo

La situazione è delicata. I trenta addetti in questione soffrono di ritardi o condizioni di salute molto limitanti nella vita di tutti i giorni, e questa sembrerebbe – all’interno del panorama economico mirandolese – una delle uniche modalità per garantirgli una certa autonomia e indipendenza e, non da meno, la capacità di poter acquisire ulteriori capacità manuale.

«I ragazzi si occupano nello specifico dello smaltimento dei materiali utilizzati nel settore biomedicale – continua – Trattano specialmente la plastica, che è un materiale molto malleabile e facile da usare. Compiono azioni monotone e tutte uguali, che favoriscono il loro sviluppo psicofisico».

Così «si sentono inclusi nella società, che spesso li marginalizza».

E ora più che mai, sembra che ciò stia per accadere. Di nuovo.

«Dopo la notizia dell’esubero del personale, ci siamo subito uniti in un profondo stato di solidarietà coi dipendenti dell’azienda – dice ancora Ganzerli – Ma siamo scesi a manifestare con gli altri anche per i diritti dei nostri lavoratori, che non sono da meno solo perché disabili».

«Nel settore industriale oggi, quando si vuole fare bella figura, si inseriscono sempre i temi dell’inclusione e del green – sentenzia – Peccato che nei momenti di difficoltà a rimetterci siano sempre l’ambiente e le persone con più difficoltà di altri».