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La sentenza

Modena, Carlo Evangelisti condannato a 21 anni per avere ucciso la madre

Modena, Carlo Evangelisti condannato a 21 anni per avere ucciso la madre

La procura aveva chiesto l’ergastolo

27 giugno 2024
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MODENA. Condannato a ventuno anni per avere ucciso la madre. È quanto stabilito ieri dalla Corte d’Assise del tribunale di Modena per Carlo Evangelisti, 50enne che il 16 novembre 2021 ha ucciso, schiacciandola, la 71enne Milena Calanchi. La procura aveva chiesto l’ergastolo, mentre per la difesa – rappresentata dall’avvocato Roberto Ghini – non si sarebbe trattato di omicidio volontario: la morte della donna sarebbe avvenuta per una serie di concause, a partire dallo stato di alterazione dovuto all’abuso d’alcol in cui quel giorno si trovava Evangelisti. In attesa di leggere le motivazioni della sentenza, Ghini annuncia che farà appello.

Il delitto

Per l’accusa il 50enne è saltato sul corpo della madre, per la difesa le è caduto addosso dopo una discussione, ubriaco. La 71enne fu trovata priva di vita della sua casa di via Dei Manzini il 16 novembre 2021. Nel corso del processo, in cui Evangelisti è stato imputato con l’accusa di omicidio volontario, in aula si sono alternati consulenti di accusa e difesa che si sono espressi sulle possibili cause della morte di Calanchi. Alla fine, la Corte ha accolta la ricostruzione dell’accusa.

La difesa

«La Corte – così l’avvocato Roberto Ghini, che in questo procedimento ha assistito Carlo Evangelisti – ha rigettato la richiesta della condanna alla pena dell’ergastolo fatta dal pubblico ministero ed è, almeno questo, un dato positivo. La Corte di Assise ha ritenuto comunque che vi fosse la volontà di uccidere e tale decisione la ritengo profondamente errata». Ghini annuncia che presenterà appello «convinti che il giudice di secondo grado sarà in grado inquadrare questa vicenda nella sua effettiva realtà». Il legale, nel corso dell’intero processo, ha sostenuto con fermezza come l’imputato non avesse intenzione di uccidere la madre.

«Non ne aveva motivo – sottolinea – e in anni di difficile e dolorosa convivenza non aveva mai, ribadisco mai, avuto atteggiamenti violenti nei suoi confronti. Fastidiosi sì ma mai violenti o anche solo minacciosi.

In tribunale

La morte della signora Milena Calanchi , come adeguatamente ricostruito dal nostro consulente tecnico prof Barbieri, non dipese da una scelta volontaria del figlio ma fu, piuttosto, il frutto di una serie di concause. Che l’imputato fosse rientrato a casa quella notte in condizioni di fortissima ubriachezza (tanto da non reggersi in piedi) è un dato accertato in aula. Cosa sia accaduto quella notte, una volta rientrato a casa, rimane invece una mera ipotesi. E nessuno in aula ha potuto ricostruirlo adeguatamente. La vittima, ad esempio, non aveva lesioni al collo al volto o alle mani. Nessuna lesione da autodifesa. La dinamica del decesso, poi, appare perfettamente compatibile con quanto riferito dall’imputato fin dai primi momenti e cioè di essere crollato sulla madre e di essersi svegliato solo tempo dopo con la madre, oramai, non più cosciente».