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La storia di Trenton a Frassinoro, dove l’Appennino è un valore 

di Sara Terenziani
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La sostenibilità diventa missione: «C’è una responsabilità sociale e ambientale»

02 luglio 2024
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FRASSINORO Una storia di responsabilità e di passione. Una storia cominciata nella seconda metà degli anni Settanta, quando Giuseppe Giovetti, sino ad allora amministratore della Meccanica Fananese, decide di rilevare una azienda di Frassinoro, la Trenton.

IL VIAGGIO
È l’inizio di un viaggio – non solo imprenditoriale, come vedremo – che ci porta ad oggi, un’azienda di 140 addetti, con tre stabilimenti produttivi (a quelli di Fanano e Frassinoro si è aggiunto quello di Castelfranco Emilia), che producono componentistica per macchine agricole, macchine movimento terra ed automotive.
«Sarebbe facile ed economicamente più vantaggioso trasferire tutto in pianura o addirittura cedere l’attività – racconta Carlotta Giovetti, che ha raccolto dal padre, prematuramente scomparso, le redini dell’azienda – ma quando sei qui ti rendi conto di avere una responsabilità nei confronti della comunità, una responsabilità che è sociale ed ambientale».

IL RACCONTO
«Pensare all’ambiente, quando per arrivare in fabbrica devi attraversare un bosco, quando salendo dalla pianura vedi stagliarsi all’orizzonte il Cimone è abbastanza facile: se sei circondato dal bello, vuoi essere bello anche tu. E allora, ormai da qualche anno, abbiamo voluto installare un moderno impianto fotovoltaico».
Ma quello dell’energia rinnovabile non è l’unica declinazione della sostenibilità della Trenton. «Abbiamo attivato un percorso contro gli sprechi alimentari con ragazze e ragazzi dell’istituto omnicomprensivo di Montefiorino grazie alla collaborazione con Last Minute Market, impresa sociale che si occupa a tutto campo di questi temi. Proprio in queste settimane stiamo lavorando per la restituzione alla comunità dei bellissimi lavori che hanno fatto le studentesse e gli studenti di Montefiorino. Un impegno che nasce dalla consapevolezza che, se tu insegni ai più piccoli ad evitare gli sprechi, la lotta a questi ultimi diventerà sempre più naturale ed automatica».

SOSTENIBILITA'
Ma c’è anche un altro tipo di sostenibilità, quella legata ai dipendenti. «Quando lavori in questo contesto- osserva Carlotta – arrivi a sapere tutto di loro, anche quei bisogni molto reali e poco filosofici che caratterizzano la vita di tutte le nostre famiglie. L’orario flessibile, il continuo dialogo con i nostri collaboratori, rappresenta una forma di aiuto. Poi c’è tutto l’ambito della parità di genere. la formazione professionale, e non solo».
Infatti, Trenton è molto impegnata sul fronte della tutela e della valorizzazione delle figure femminili interne all’azienda, una vera e propria pratica che si concretizzando in iniziative e progetti di coinvolgimento che stanno coinvolgendo i tre stabilimenti. «E guai a non farlo – sottolinea la titolare della Trenton – perché, anche se gran parte delle diffidenze degli anni scorsi sono state superate, rimane comunque una certa rivalità tra le sedi di Frassinoro, Fanano e Castelfranco da… manutenere».

TERRITORIO
Infine, la formazione: in Trenton si organizzano corsi di inglese ed una vera e propria Academy, aperta al territorio, per dare un’opportunità di crescita professionale non solo ai dipendenti, ma anche a tutti i cittadini dell’Appennino, in particolare ai più giovani.
«In poche parole – conclude sempre Carlotta Giovetti – il nostro approccio alla sostenibilità è che questa diventi un modo di pensare. Ciò renderà più facile tradurla in azioni concrete, dentro e fuori la nostra azienda. Con un obiettivo: fare sì che si possa lasciare il mondo, a cominciare dalla nostra realtà aziendale, più sano e ricco di quello che abbiamo trovato, come si conviene quando si riceve una cosa in prestito».
«La sostenibilità? Un fattore di sviluppo per le imprese e per il territorio, soprattutto per l’Appennino, dove questi valori, sia ambientali che sociali, diventano determinanti». Il commento è di Andrea Vecchiè, responsabile Cna per l’Appennino.
«Una consapevolezza – continua il funzionario dell’Associazione – che stiamo cercando di diffondere perché può diventare un punto di forza del nostro territorio. Pensiamo, ad esempio, al turismo, che non è certo quello rivierasco, ma che ha, a differenza di questo, caratteristiche ambientali che fanno perno sull’ambiente, sulla tranquillità Insomma, sulla sostenibilità a tutto campo».
Sostenibilità che impatta non solo sul turismo, ma anche sulle imprese di produzione: «Nei prossimi mesi gli istituti di credito inizieranno a erogare credito sulla base delle pratiche di sostenibilità delle imprese. Come se ciò non bastasse, i grandi committenti, sia stranieri che italiani, hanno iniziato a chiedere adempimenti in campo ambientale, sociale e contrattualistico anche alle aziende manifatturiere. Arrivare preparati a queste verifiche è determinante, ma sarebbe comunque un errore considerare la sostenibilità come un obbligo. È piuttosto un fattore di crescita, perché la sostenibilità passa anche attraverso le certificazioni di qualità, gli statuti, il rispetto della responsabilità d’impresa, la cosiddetta legge 231».

PAROLA D'ORDINE
Insomma, la sostenibilità come parole d’ordine, anche dell’azione politica. «Esattamente – sottolinea Vecchiè – perché diventa elemento di sostenibilità anche la pianificazione di interventi e misure in grado di evitare il depauperamento dell’Appennino, che negli ultimi dieci anni ha perso oltre 500 imprese, l’11 per cento del totale, e un posto di lavoro su dieci rispetto ai dati occupazionali del 2014. In quest’ottica, pensare a finanziamenti in grado di sostenere esercizi che in Appennino faticano a far fronte ai costi, di sostenere aziende come la Trenton (ma potremmo aggiungere altri nomi, come quello della Vaccari e Bosi, della Sau, della Nilfisk) la cui funzione è determinante per evitare lo spopolamento del territorio».

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