Gazzetta di Modena

Modena

Il lutto

Serramazzoni ha perso Luigi Lorenzi, una vita dedicata alla scultura

Daniele Montanari
Serramazzoni ha perso Luigi Lorenzi, una vita dedicata alla scultura

Si è spento a 77 anni. Tra le sue opere, il dono del “percorso dell’acqua” in pineta

11 luglio 2024
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Serramazzoni. Se n’è andato in punta di piedi, come nel suo stile umile e riservato. E per questo forse il vuoto che lascia è ancora più grande.

Si è spento nei giorni scorsi il noto scultore serramazzonese Luigi Lorenzi. Aveva 77 anni, un male incurabile se l’è portato via in pochi mesi. Per sua volontà, il funerale si è svolto in forma strettamente privata. Ha voluto essere sepolto nel cimitero di Polinago, “a casa” in un certo senso, perché lui era originario di Pianorso. Lascia la moglie Cesarina Cadeggianini, molto conosciuta in paese per il salone “Cesy & Anna Equipe Parrucchieri”. E poi le figlie Michela ed Elisa, e la sorella Eleonora, insieme agli altri parenti.

Gli inizi e l’evoluzione

Diplomatosi come perito elettrotecnico al Corni, Lorenzi fin da ragazzo ha sempre coltivato anche una vena artistica, e la passione lo ha accompagnato tutta la vita, grazie alla sua straordinaria manualità. Il suo percorso si può dividere per fasi. Negli anni ’70 iniziò una ricerca nella scultura realizzando in pietra arenaria di fiume “forme chiuse” per rappresentare sentimenti come la solitudine, il raccoglimento e la meditazione. Alla metà degli anni ’80 passò alla “forma aperta” con sculture prevalentemente in legno, slanci che rappresentano la voglia di comunicare e anticipano la fase successiva dei “dialoghi”. Poi a seguire un lungo periodo di riflessione in cui “il tempo” diventa la principale fonte di ispirazione. Le forme astratte hanno sempre contrassegnato la sua ricerca, con una multiforme espressività. I suoi modelli erano lo scultore rumeno Constantin Brâncusi e l’inglese Henry Moore.

Il dono per la pineta di Serra

Lorenzi era famoso nel mondo dell’arte, ben oltre la provincia modenese. Ma di lui resta anche una suggestiva testimonianza squisitamente locale nel centro di Serra. A lui infatti si devono le due opere che danno avvio al percorso dell’acqua che conduce alla fontana di piazza Tasso. Le chiamò “Porta: il tempo dell’acqua”, realizzandole gratuitamente nel 2005 in pietra di Varana e pietra arenaria di fiume. Le donò alla comunità, con un pensiero speciale rivolto ai bambini, che sono tuttora affascinati da questo percorso.

Il ricordo

«Mio papà realizzò queste sculture con molto piacere – sottolinea la figlia Michela – felice che potessero portare un tocco di bellezza in più in un angolo di paese reso già bello dalla presenza della pineta. E gli piaceva tanto anche l’idea di portare gioia ai bambini che sarebbero passati di lì. Papà è sempre stato così, un uomo sensibile e generoso, il vuoto che lascia è molto grande. Un uomo sempre contrassegnato da grande energia e vigore: oltre alla passione per l’arte, ha infatti sempre coltivato anche quella per lo sport. Per tutta la vita l’ho sempre visto o in laboratorio a scolpire o con la racchetta da tennis o il pallone. Le due cose erano collegate: l’essere atletico gli permetteva di avere tutta la forza necessaria per lavorare i grandi blocchi di pietra.

E poi è sempre stato una persona molto ingegnosa, dotata di un’intelligenza brillante che gli permetteva sempre di trovare soluzioni nuove. Tutte le cose in cui si applicava, riusciva a farle bene. Continuerà a parlarci in tutto ciò che ha creato. Un grazie speciale a tutte le persone che ci sono state vicine in questo periodo, e al personale del Policlinico per la professionalità e la sensibilità dimostrate».