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Il caso

Coop via dallo storico palazzone di viale Virgilio a Modena, ma i sindacati sono molto critici

di Giovanni Medici
Coop via dallo storico palazzone di viale Virgilio a Modena, ma i sindacati sono molto critici

Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil: «Nessuna avvisaglia: per qualcuno lo smart working diventerà obbligato»

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MODENA. La sede storica di viale Virgilio chiude: lo ha comunicato Coop Alleanza 3.0 qualche giorno fa. Ma, a quanto pare, lo ha deciso senza confrontarsi con i lavoratori e i sindacati. I primi, riunitisi in assemblea lunedì pomeriggio, hanno espresso forte preoccupazione e manifestato la volontà di aprire lo stato di agitazione nei prossimi giorni, valutando quali iniziative mettere in campo per tutelare le loro condizioni di lavoro.

I sindacati attaccano
«A sorpresa, senza nessuna avvisaglia, è stato comunicato lo scorso 5 luglio ai sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil e alle lavoratrici ed ai lavoratori che verrà chiusa la sede storica. Nessun minimo accenno – dicono i sindacati - era stato fatto su una scelta di tale portata in occasione dell’incontro nazionale a Bologna, solo qualche settimana fa, tra le Rsu nazionali e la direzione di Coop Alleanza 3.0».
Alla sede modenese fanno riferimento oltre 300 lavoratori, senza contare quelli in appalto che si occupano delle pulizie e della vigilanza. A detta della direzione aziendale la sede sarebbe ormai sovradimensionata e poco efficiente sul piano energetico e ambientale. Secondo Coop Alleanza 3.0 il piano prevede comunque il mantenimento dei livelli occupazionali.
«In primis discutiamo la modalità con cui Coop Alleanza 3.0 ha deciso di affrontare questa situazione – affermano Laura Petrillo (Filcams Cgil Modena), Alessandro Martignetti (Fisascat Cisl Emilia Centrale) e Lorenzo Tollari (Uiltucs Uil Modena e Reggio Emilia) - comunicandoci le cose senza confronti preventivi e senza alcuna volontà di confrontarsi su eventuali soluzioni alternative come l’individuazione di una sede più piccola».

Le preoccupazioni
«La cooperativa – affermano sempre i sindacati - in continuità con il discutibile modello di relazioni sindacali in uso da qualche anno ha scelto la strada della “comunicazione a cose fatte” senza tenere in considerazione che quella decisione, indipendentemente, dalle semplificazioni della direzione aziendale, avrà ricadute non solo sui dipendenti ma sull’impoverimento di tutto il territorio modenese perché quando si chiude un posto di lavoro si causano effetti diretti ed indiretti. Ci sarà chi dovrà spostarsi nelle sedi di Anzola Emilia o Reggio Emilia con implicazioni fortemente peggiorative di conciliazione tempi di vita e di lavoro e per gli aggravi economici che deriveranno dagli spostamenti. La soluzione dell’impresa sarà quella di un uso ancora più ‘spinto’ dello smart working – continuano Petrillo, Martignetti e Tollari - che a questo punto non sarà più un’opzione ma una scelta obbligata poiché anche le sedi che si stanno approntando negli ipermercati di Grandemilia, Portali e Borgogioioso non saranno sufficienti ad assorbire coloro che sono coinvolti da questa dismissione».

Sono gli stessi spazi peraltro che finora secondo i sindacati sono stati utilizzati anche per le assemblee sindacali dei dipendenti. «Il problema è che l’attuale gruppo dirigente ha scelto di giocare la competizione non sulle proprie capacità imprenditoriali, ma tagliando costi vivi e senza investimenti reali, scegliendo la strada più facile e anche più breve – concludono Cgil, Cisl e Uil - perché non ci saranno sempre sedi da vendere o gioielli di famiglia da ipotecare».