Gazzetta di Modena

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Violenza

Insulti razzisti al negoziante a Modena, poi la polizia lo salva dal branco di minori

di Stefania Piscitello
Insulti razzisti al negoziante a Modena, poi la polizia lo salva dal branco di minori

Il testimone: «Accerchiati da 30 minori, uno diceva: “Sono pronto a battermi”»

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MODENA. Prima hanno iniziato a infastidirlo con un puntatore laser, poi sono passati a offenderlo sulla sua nazionalità e infine hanno accerchiato lui e chi aveva preso le sue difese. Vittima un commerciante pakistano di piazza XX Settembre, protagonisti dell’episodio una trentina di adolescenti italiani, tra i 15 e i 17 anni, che all’arrivo della polizia si sono in parte dileguati. È successo nella tarda serata di giovedì a Modena. Fortunatamente non ci sono state conseguenze pesanti, ma l’episodio ha comunque contorni preoccupanti.

La testimonianza
«Erano le 23.30 – racconta un cittadino – ed ero in giro con il mio cagnolino come tutte le sere. Arrivato in piazza XX settembre, mi sono accorto che in un palazzo con ingresso da via Castellaro era in corso una festa con circa trenta adolescenti fra i 15 e i 17 anni. Tutti giovani di buona famiglia, non parliamo di baby gang o di sbandati. Uno di loro con un puntatore laser ha cominciato a infastidire un esercente pakistano. Glielo puntava in faccia, tanto che lui non riusciva a chiudere la serranda. Lui ha chiesto con le buone che la smettessero ma hanno cominciato a dirgliene di tutti i colori. Offese pesanti e razziste, che non voglio ripetere».

Urla e minacce
Mentre il commerciante continuava a chiedere a quegli adolescenti di essere lasciato in pace, le urla hanno attirato l’attenzione di suo nipote che lavora in un’attività in piazza.«Ha preso le sue difese e anche io ho iniziato a dire a quei ragazzi di smetterla. Ho preso il telefono per chiamare la polizia e loro hanno cominciato con cori da stadio anche contro la questura». A quel punto i ragazzi hanno cominciato a uscire a gruppi di tre alla volta dall’abitazione: «Sono arrivati tutti giù e ci hanno accerchiati. Erano una trentina. Uno di loro ha cominciato a battersi le mani sul petto e gridava: “Sono pronto a lottare”. Io mi sono chinato e mi sono messo le mani in testa, perché temevo che da un momento all’altro ci aggredissero. Per fortuna è arrivata la polizia che ci ha salvati. Una quindicina sono scappati, gli altri sono rimasti lì. La polizia ci ha separati, il commerciante è stato poco bene, è arrivata sua moglie insieme ad altri parenti. Poi lì sul posto non ho visto identificare quei giovani, ognuno è andato sulla propria strada».