Per gli animali selvatici il vero pericolo è l’uomo: «Un danno dar loro da mangiare ma anche lasciare sviluppare incendi e i rifiuti abbandonati»
Milani (Il Pettirosso): «Nel nostro Appennino è comune incontrare una grande varietà di fauna selvatica: no a incendi e rifiuti abbandonati»
MODENA. In un mondo sempre più urbanizzato, la convivenza tra l’uomo e la fauna diventa una questione sempre più rilevante. Nel nostro Appennino, la presenza di animali selvatici è una realtà quotidiana. Questi incontri ravvicinati possono essere affascinanti, ma comportano anche una serie di sfide. Come dobbiamo comportarci quando ci imbattiamo in un animale selvatico?
E soprattutto, quali sono le azioni corrette per garantire la loro sicurezza e la nostra? Per rispondere a queste domande e fornirci utili consigli, abbiamo intervistato Piero Milani, direttore dell’associazione “Il Pettirosso”, Centro di Fauna Selvatica.
Con la sua esperienza, Milani ci offre una guida pratica su come interagire in modo responsabile con la fauna selvatica .
Milani, quali animali è più facile trovare nel nostro Appennino?
«Nel nostro Appennino è comune incontrare una grande varietà di fauna selvatica, tra cui cervi, cinghiali, volpi e tassi. Questi animali popolano le nostre foreste, creando un ecosistema ricco e variegato. Spesso, durante escursioni o semplici passeggiate nei boschi, capita di imbattersi in queste creature, che possono anche avvicinarsi alle persone. È importante però capire che non lo fanno per aggressività. Ad esempio, durante i pic-nic la volontà di alcune persone di dargli un po’ del loro cibo può attrarli e portarli a curiosare lì vicino. Tuttavia, è fondamentale resistere alla tentazione di dar loro da mangiare. Sebbene possano sembrare mansueti e abituati alla presenza umana, la loro natura non è confidente. Se si avvicinano, spesso è perché sono stati incoraggiati a farlo dall’odore delle pietanze. Alimentare la fauna selvatica può alterare il loro comportamento naturale, mettendo a rischio la loro salute e il loro benessere. Perciò, durante le escursioni, è sempre meglio osservare questi animali a distanza, ammirandone la bellezza senza interferire con il loro modo di vivere».
È davvero così tanto letale il nostro cibo per loro?
«È vero e proprio veleno. Gli animali selvatici non hanno il metabolismo adatto per digerire i nostri cibi. Volendo fare un esempio, il latte vaccino è estremamente nocivo per loro. Nutrire questi animali crea dipendenza e li rende vulnerabili, alterando il loro comportamento naturale».
Quali sono le altre minacce per la fauna selvatica che dipendono dai comportamenti dell’uomo?
«Oltre al cibo inadatto, che può causare gravi problemi di salute alla fauna selvatica, esistono altre minacce altrettanto gravi e pericolose. Tra queste, gli incendi rappresentano un pericolo devastante, in grado di distruggere ampie aree del loro habitat naturale, causando la morte di molti animali e compromettendo seriamente l’ecosistema. Un’altra minaccia insidiosa è costituita dai rifiuti abbandonati nell’ambiente: plastica, metalli e altri materiali possono diventare trappole mortali per molti animali, che rischiano di rimanervi intrappolati o di ingerirli accidentalmente, con conseguenze spesso fatali».
Nel caso ci si presenti davanti un animale che sta visibilmente male, come bisogna agire?
«Ci sono più risposte a questo quesito. Nei casi in cui l’animale sia evidentemente ferito e a rischio, è necessario telefonarci, di modo che i nostri servizi possano essere effettuati nella maniera più tempestiva possibile. In questo caso i messaggi per noi non sono utili, perché potremmo rischiare di non leggerli, e di conseguenza di non essere pronti per la situazione istantaneamente. La stessa prassi non è invece da adottare quando l’animale è morto. Spesso capita che le persone ci chiamino per dirci che c’è il cadavere di qualche creatura per strada. Chiaramente è una pratica di nostra competenza, ma gli animali ancora vivi hanno la precedenza su quelli morti. Quindi quando si chiama è necessario che sia prettamente per le urgenze, perché se no si vanno a intasare i nostri servizi».
E come bisogna fare se l’animale non riporta ferite o lesioni ma sembra che stia male per qualche comportamento? Ad esempio se isolato…
«In questi casi preferiamo la messaggistica. Oggi ci sono tantissimi strumenti, come le videochiamate o messaggi, che si possono utilizzare per mettersi in contatto con noi e spiegarci la situazione. Se un animale è isolato dal branco, ma non è ferito, non significa necessariamente che questo stia male. Magari è semplicemente un atteggiamento insito nella sua natura. È assolutamente sconsigliato avvicinarvisi e toccarli. È sempre meglio mandarci delle foto, tramite cui noi possiamo capire lo stato d’animo dell’animale ed, eventualmente, intervenire».
L’incidenza con cui andate a soccorrere gli animali cambia di stagione in stagione?
«Certamente. Più che di differenza in termini di numeri, però, direi che si tratti di una differenza in termini di specie che andiamo a salvare».
In che tempi riuscite ad agire in caso di soccorso?
«In genere non ci vuole molto, poi chiaramente dipende dalla zona in cui dobbiamo intervenire. In questi casi è determinante anche la velocità e la scaltrezza di coloro che segnalano. Mi raccomando, non improvvisatevi mai soccorritori. Intervenite contattandoci e seguendo, nel caso, i nostri consigli». l