A Modena gli affitti per la casa si “mangiano” il 36% dello stipendio
La nostra città è la sesta con il canone mensile medio più alto d’Italia, in Emilia Romagna solo Bologna fa peggio. Cella (Cisl): «Risparmiare per le famiglie diventa una missione impossibile»
MODENA. è la sesta città con il canone mensile medio più alto d’Italia, e l’affitto “mangia” il 36,4% del reddito complessivo annuale. A renderlo noto è l’indagine condotta da Il Sole 24 Ore sui dati del 2022 e che posiziona il capoluogo in cima a quasi tutte le classifiche, diverse delle quali sicuramente non positive.
L’analisi
Già, perché se si analizza in termini assoluti il costo medio mensile per l’affitto di una abitazione, la spesa ogni trenta giorni è di 823 euro: un dato che viene superato solo da quattro metropoli, Milano, Firenze, Roma, Bologna, e dalla “piccola” Vicenza. Se la passano meglio, invece, gli altri capoluoghi emiliano-romagnoli, con tre città sotto i 500 euro di canone mensile – Forlì, Piacenza e Reggio – e le restanti ampiamente inferiori. Una cifra altrettanto sconfortante è quella che riguarda la fetta percentuale che l’affitto occupa sul reddito: a Modena il 36,4% del flusso di ricchezza accumulato in un anno viene destinato alle spese affittuarie, e si tratta dell’ottavo valore più alto in Italia.
Se la passano peggio, in questo caso, gli inquilini di Firenze, Prato, Milano, Bologna, Vicenza, Venezia e Roma. Rispetto al 2018, inoltre, è da segnalare l’aumento del 3,9% sulla percentuale di reddito che serve a coprire l’affitto: otto anni fa il valore era del 32,5%. Anche in questo caso, quello di Modena è il dato peggiore, insieme a Bologna, dell’intera Emilia-Romagna.
Ma c’è una nota positiva
«Risparmiare diventa una missione (quasi) impossibile – spiega Eugenia Cella, segreteria generale di Sicet, il sindacato inquilini della Cisl Emilia Centrale – e i consumi, nel loro insieme, rallentano. La mano pubblica assume, quindi, un ruolo fondamentale, sia innovando le soluzioni, sia rendendole accessibili».
Ma, prosegue Cella, peraltro grande protagonista della modernizzazione che ha messo le ali al canone concordato 2.0 sul territorio, «se guardiamo bene i dati del Sole a Modena abbiamo avuto un salto in avanti del 24.7% degli affitti a canone concordato rispetto al 2018. È il secondo dato migliore d’Italia dopo quello di Ascoli. Significa che abbiamo vinto una scommessa insieme a tutto il territorio e che i nuovi accordi territoriali per sostenere il canone concordato stanno funzionando. Accordi che sono partiti il primo settembre 2023 nel capoluogo e che progressivamente si sono estesi in tutti e 47 i Comuni della provincia».
Il canone concordato
Chi affitta a canone concordato viene premiato con meno tasse da pagare. I soldi guadagnati con l’affitto non si cumulano con gli altri redditi, sono tassati solo al 10% con la cedolare secca e non al 21%. Su 6mila euro di entrate da locazione in un anno, ad esempio. il proprietario pagherebbe 600 euro e non 1.380. In aggiunta a questo, viene applicato di default uno sconto del 25% sull’Imu.
«Ciò è possibile in tutti comuni modenesi, grazie agli accordi sottoscritti. È dimostrato, inoltre, che il canone concordato riduce in modo drastico i casi di morosità anche per le spese condominiali: l’inquilino che non è strozzato con un affitto fuori portata avrà meno problemi a sostenere anche le spese condominiali. Infine, il contratto di affitto a canone concordato dura meno (3+2 anni) rispetto al classico contratto 4+4 del mercato ordinario», riflette Cella.
«In zona Policlinico – racconta Cella – l’affitto di un alloggio a canone concordato di 70 metri quadrati con aria condizionata, ascensore, garage, balcone e porta blindata, costa il 45% in meno: dai 430 ai 520 euro al mese, a fronte degli 800 euro di canone sul mercato privato. Un monolocale di 45 metri quadrati a Baggiovara costerebbe, in affitto a canone concordato, da 435 euro a 560, a fronte dei 900 euro circa sul mercato immobiliare.
Lo sconto del 25% sull’Imu è una condizione di default, uguale in tutti e 47 i Comuni della provincia che applicano l’accordo per il canone concordato. «Ma si può fare di più, come dimostra Modena capoluogo, che ha introdotto un'aliquota Imu agevolata al 7.6% per chi affitta a canone concordato – prosegue Cella –. È il caso più virtuoso e chiediamo ai Comuni ad alta densità abitativa come Sassuolo, Castelfranco, Formigine, Carpi e Campogalliano di adottare un'aliquota light. La fiscalità è un beneficio importante per agevolare l’accesso alla casa. L’impatto sul bilancio sarebbe ampiamente assorbito da un maggior numero di famiglie con un affitto a prezzi ragionevoli, ciò permetterebbe di calibrare ancora meglio le scelte di Edilizia residenziale sociale e di evitare l’approdo ai servizi sociali di nuclei in difficoltà».
Bando fondo affitto
Se il canone concordato può essere la grande risposta per il diritto alla casa della classe media, lo strumento del fondo affitto è dedicato alle situazioni più fragili.
«Tra il 19 settembre e il 15 ottobre usciranno i bandi nei vari distretti e, per la prima volta, la Regione ha tenuto conto in modo rilevantissimo dell’incidenza dell’affitto sul reddito, prevedendo un importante assegno annuale a favore di chi ha un Isee fino a ottomila euro. Sostenere questi nuclei significa evitare che scivolino verso una situazione di crisi grave che potrebbe essere affrontata solo con un numero extra di alloggi popolari oggi mancanti», conclude Cella.
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