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Il caso

Carpi, il M5S interroga: «Ak47 e Poste italiane, chiarezza sul rapporto per gestire la logistica»

di Paola Ducci
Carpi, il M5S interroga: «Ak47 e Poste italiane, chiarezza sul rapporto per gestire la logistica»

La deputata modenese Stefania Ascari chiede risposte al ministro Piantedosi sulla banda pachistana

03 agosto 2024
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La deputata modenese del Movimento 5 Stelle Stefania Ascari ha presentato una interrogazione al Ministro dell'interno Matteo Piantedosi, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali Marina Elvira Calderone e al Ministro dell’economia e delle finanze in merito Giancarlo Giorgetti riguardo la vicenda che tra il 2020 e il 2022 aveva visto protagonisti un’associazione criminale autodenominata “Ak-47 Carpi”, finalizzata al reclutamento di corrieri, in maggioranza loro connazionali, costretti a lavorare in condizioni di sfruttamento e di violenza.

Il caso

Secondo quanto emerso da un'inchiesta pubblicata sul sito lavialibera.it, diciotto individui di nazionalità pakistana, coinvolti nel reclutamento di manodopera per la Natana Doc Spa, azienda fornitrice del corriere espresso Sda (Gruppo Poste Italiane), sono attualmente indagati per estorsione, auto-riciclaggio, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, con misure cautelari richieste a loro carico. Per gli investigatori di Modena, dal 2020 al 2022, tali individui avrebbero costituito un’associazione criminale con violenza che includevano violenti pestaggi ai danni dei lavoratori e minacce di ritorsioni sulle loro famiglie in Pakistan.

La ricostruzione

Nell’inchiesta, Natana Doc Spa è menzionata non solo come beneficiaria della manodopera reclutata dall’associazione criminale Ak-47 Carpi, ma anche in uno stretto rapporto con essa, avendo trasferito, in pochi mesi, su conti bancari riconducibili a un membro della Ak-47 Carpi, oltre un milione e mezzo di euro, denaro proveniente dagli appalti, che veniva utilizzato anche per pagare i lavoratori non regolarizzati in nero. Ascari nell’interrogazione riporta l’intera ricostruzione della vicenda fatta dagli inquirenti dove si legge che nel 2019, a Natana Doc Spa è stato negato il rinnovo dell’iscrizione alla white list antimafia, in quanto i suoi soggetti apicali erano «legati da vincoli associativi con esponenti di un clan camorristico».

Il punto sulla white list

Ora, Natana Doc Spa avrebbe richiesto nuovamente l’iscrizione alla white list antimafia il 15 aprile 2021, ma non risulterebbe presente nell’elenco del 2024 eppure risulta essere ancora fornitore del Gruppo Poste Italiane. Poste Italiane, infatti, interpellata da lavialibera, ha confermato che Natana Doc è tra le aziende che lavorano per conto di «Sda, la società di corriere espresso del Gruppo Poste Italiane», minimizzando tuttavia il contributo di tale azienda, affermando che «il valore dei contratti è estremamente esiguo rispetto al volume delle forniture» e precisando che «la documentazione presentata da Natana Doc per concorrere ai servizi di fornitura è risultata regolare».

«Accertamenti»

Sempre Poste Italiane ha confermato che la stessa è stata riammessa nell’albo fornitori del Gruppo nel gennaio 2021, dopo un periodo di sospensione durato circa un anno. E ancora Poste Italiane ha infine precisato che l’iscrizione alla white list non era un requisito per qualificarsi come fornitori del Gruppo nelle categorie «di ritiro trasporto e consegna, e servizio smistamento e facchinaggio» prima del 2024. Ascari chiede allora ai ministri «se, alla luce delle gravi irregolarità emerse, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, non intendano attivarsi al fine di accertare che Poste Italiane abbia adottato adeguate misure di controllo per prevenire le infiltrazioni mafiose nel proprio sistema di appalti, secondo quanto previsto dalla normativa vigente e dalla Delibera ANAC 294/2023».

Chiede inoltre «di chiarire come sia stato possibile derogare al requisito dell’iscrizione alla white list, considerato l’elevato rischio di infiltrazioni mafiose nel settore dell’autotrasporto e se non intendano adottare misure e iniziative, anche rivedendo le discipline vigenti, onde scongiurare che possano intercorrere rapporti economici tra le aziende che gestiscono pubblici servizi, quale è Poste Italiane, e fornitori non esenti da infiltrazioni criminali o mafiose e per i quali non risultino pienamente rispettati i diritti dei lavoratori».

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