I segreti del mental trainer che allena i piloti delle Frecce Tricolori
Il professor Leonardo Milani protagonista di un seguitissimo incontro all’aeroporto di Pavullo: «L’individuo è al centro della squadra
PAVULLO. Che cos’è davvero una squadra? Trovare le chiavi della salute psicofisica individuale è fondamentale per il buon funzionamento di un team, ma è necessario anche essere pronti al sacrificio di sé. Se per noi comuni mortali pensare in grande e dedicarsi con determinazione al conseguimento di un obiettivo è spesso un’utopia –soprattutto mantenendo i nervi saldi – i piloti delle Frecce Tricolori sono addestrati per questo e parte del merito va al professor Leonardo Milani, psicologo, direttore dell’Istituto di psicologia del benessere e mental trainer della pattuglia acrobatica più abile del mondo da oltre vent’anni.
Giorni fa l’aeroporto di Pavullo era stracolmo di spotter e piloti quando, sulle note di “Nel blu dipinto di blu”, il professore ha fatto il suo ingresso per la conferenza “Una leadership efficace in una squadra vincente”.
Un fatto è stato chiaro da subito: le strategie attuate in ambito militare possono essere applicate in tutti gli ambiti della vita quotidiana. «L’individuo è al centro della squadra - esordisce sul palco -. Si parte da ognuno di noi e questo deve essere chiaro soprattutto al leader. Solo se viene data dignità ad ogni membro della squadra, in modo da farlo sentire importante, si crea quella magia che è l’eccellenza».
I piloti delle Frecce non sono dei Tom Cruise, ma lavoratori rigorosi e rispettosi delle regole che tendono a seguire una sola, ardua, filosofia: zero errori. È per questo che, come qualunque azienda, ognuno di loro tiene bene a mente la mission, la visione complessiva, sacrificando il personal branding per la squadra. «Ecco perché nessuno di noi conosce i nomi dei singoli piloti, anche se sono i migliori al mondo. Sono persone che se sbagliano muoiono, o uccidono qualcuno. Devono fare le cose bene la prima volta, altrimenti è probabile che non ce ne sia una seconda, e in quel momento l’ego non esiste».
Un’altra regola da tenere a mente è dare il 101 per cento: fare qualcosa in più, quel tanto che basta per essere ricordati e per non lasciarsi cogliere impreparati dagli imprevisti. Perché ciò sia possibile bisogna prima conoscere il proprio talento, la propria caratteristica vincente, cosa che per i giovani sembra sempre più difficile. «La colpa è nostra, perché le parole di noi vecchi contano. Non dialoghiamo davvero, ma gli diciamo che non valgono niente, che non capiscono, li sminuiamo e loro si convincono di essere sbagliati».
Il rapporto con gli altri è in effetti decisivo e a partire dal primo incontro della nostra vita, quello coi genitori, la nostra autostima si forma progressivamente, per poi conoscere vittorie e sconfitte nel campo di prova dell’esistenza per eccellenza, la scuola. «Nel contatto con gli altri dobbiamo essere generosi. Il pilota non può essere invidioso e vivere il successo di un altro come il proprio insuccesso, ma deve provare ammirazione e imitarlo». Le Frecce Tricolori, con l’aiuto del loro mental trainer, hanno messo in atto una leadership di tipo assertivo, la quale si distingue da quella direttiva e autorevole perché prevede l’ascolto di tutti e la cooperazione per trovare soluzioni.
Un approccio di questo genere, che può tornare utile nella gestione di qualsiasi azienda, è come una grande seduta di gruppo, in cui non c’è spazio per il più grande male della nostra epoca: il narcisismo.
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