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Superbonus 110, l’ultima truffa: l’impresa edile si mangia i soldi dei lavoratori

Superbonus 110, l’ultima truffa: l’impresa edile si mangia i soldi dei lavoratori

Storia choc di Valerii, muratore ucraino finito nel tritacarne dei cantieri a Modena senza tredicesima e stipendi. La Cisl: «Fotografia di come la marea di soldi pubblici si sia trasformata in un far west di sfruttamento, lavoro irregolare, diritti negati e calpestati»

09 agosto 2024
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MODENA. «Questa non è una storia. È una polaroid. La foto istantanea di come la marea di soldi pubblici pagata col Superbonus 110% si sia trasformata in un far west fatto di sfruttamento, lavoro irregolare, diritti negati e calpestati. Una vergogna nazionale che stiamo pagando tutti col debito pubblico. Oggi vi presento Valerii, muratore ucraino di 45 anni. È venuto in Cisl perché non riusciva ad avere quasi 3.000 euro di tredicesima e stipendi arretrati. E abbiamo scoperchiato insieme il vaso di Pandora».
Cinzia Zaniboni è la leader di Filca Cisl Emilia Centrale, la categoria che tutela i lavoratori del comparto edile. Negli uffici di Carpi ha riunito il suo staff e con loro c’è Valerii, un omone dai modi gentili, che racconta, senza mai arrabbiarsi, la carambola che lo ha fregato e della quale sono protagonisti cavilli, norme assurde e personaggi che paiono essere spuntati un po’ dal Pinocchio di Collodi, un po’ dalle pagine brutte della cronaca.

Lo sfruttamento
Valerii è in Italia da tanto tempo. Nel marzo del 2022 viene assunto da una Srl della Bassa. Uno dei due soci di minoranza è un professionista modenese. Il socio di maggioranza e amministratore unico è invece un moldavo che non parla una parola nella nostra lingua. Valerii lavora fino alla metà di luglio 2022 in un cantiere a Campogalliano e in due cantieri a Carpi. Tutta edilizia pagata col Superbonus 110%. E decide di gettare la spugna.
«Mi pagavano 1.062 euro al mese – spiega Valerii –, ogni giorno facevo le otto ore contrattuali e tanti straordinari, spesso lavoravamo anche il sabato. Dovevamo spingere come i muli e fare in fretta per chiudere i cantieri. In busta, però, mi ritrovavo solo 121 ore. Inoltre, non avevamo niente per proteggerci dagli infortuni: scarpe, caschi, linea vita sui tetti».

I moldavi
A questo punto entrano in scena i primi personaggi di questa triste commedia dell’assurdo. In cantiere con Valerii, unico assunto dalla Srl, c’erano altri cinque operai moldavi pagati con salario e contributi… moldavi. Sembra incredibile ma è possibile farlo: si chiama distacco. Tra questi lavoratori figurava pure il moldavo amministratore unico della società che aveva assunto Valerii.
«Solo rivolgendomi alla Cisl ho scoperto che mi avevano nominato responsabile della sicurezza e, ve lo giuro, non sapevo niente di questa faccenda. Ho solo visto un medico italiano venire per farci una visita e poi ciao», testimonia Valerii, allargando le braccia.

Il consulente
«Valerii si è rivolto a noi della Cisl nel febbraio del 2023, quando ha capito che la sua tredicesima non gli sarebbe arrivata. Abbiamo iniziato un lavoro di indagine meticoloso, scoprendo lo schifo – ricorda Zaniboni –: in nessuna cassa edile d’Italia c’era traccia della tredicesima di Valerii; le buste paga erano grossolanamente sbagliate, il conteggio delle ore rivisto sempre al ribasso».

Entra in scena il secondo personaggio. Zaniboni e la Filca si rivolgono all’Ispettorato del lavoro, che prontamente convoca la società modenese che ha assunto Valerii e il suo amministratore unico moldavo. Tra mille difficoltà con la lingua, questo fa capire di avere un consulente del lavoro, pronto a risolvere tutto. L’Ispettorato aggiorna l’incontro. Il consulente indicato risiede nel Centro Italia, effettivamente risulta incaricato dall’azienda. Non verrà mai rintracciato, né risponderà alle chiamate. Anzi, tra un corso e l’altro che promuove online pare che sia stato pure espulso dall’Ordine. All’Ispettorato del lavoro non resta altro da fare che scrivere un verbale di mancato accordo tra Valerii e il suo ex datore di lavoro.

Il cavillo
Il tempo passa, i soldi di Valerii continuano a non arrivare. Zaniboni scava ancora e scopre nei mesi scorsi che la società di cui era dipendente Valerii ha lavorato, ovviamente in subappalto, anche per un’importante impresa modenese della Bassa. Valerii conferma di essere stato in quel cantiere: dopo i personaggi ora è il turno del cavillo all’italiana.
«L’impresa appaltatrice doveva assicurarsi che chi operava in subappalto avesse assunto i lavoratori e avesse il Durc, il documento che attesta la regolarità dei contributi. Sulla carta tutto ok: Valerii era assunto e gli altri cinque moldavi potevano lavorare in Italia con lo stipendio del loro Paese. A posto anche il Durc e sapete perché? Perché l’impresa che ha assunto Valerii è stata aperta per cavalcare la manna del Superbonus, nel febbraio del 2022 – spiega Zaniboni –. E così ha ottenuto subito un Durc immacolato, potendolo esibire dall’aprile all’agosto dello stesso anno, andando a fare man bassa di cantieri finanziati dallo Stato. Ecco perché avevano così fretta di chiudere i lavori, spremendo Valerii e gli altri disperati».
Il finale della storia è amarissimo e lo rivela Zaniboni, mentre il muratore ucraino annuisce: «Abbiamo chiesto alla grande impresa che aveva fatto lavorare Valerii in subappalto di pagargli il dovuto in cassa edile. Ci hanno risposto che Valerii non era mai stato in subappalto nei loro cantieri. Bene, Valerii sostiene che uno di quei cantieri fosse nella casa del titolare, modenese e italiano, di questa azienda. Possiamo solo confidare negli accertamenti delle autorità competenti».
Fine del match, risultato invariato: Superbonus 1- Italia 0.

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