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L'intervista

Caldo record, Luca Mercalli: «Da 30 anni sappiamo cosa va fatto e non si fa»

di Alessia Dalla Riva
Caldo record, Luca Mercalli: «Da 30 anni sappiamo cosa va fatto e non si fa»

Il climatologo: «Mai come ora il Green Deal è indispensabile: in tanti remano contro»

10 agosto 2024
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MODENA. «Nuove proposte non aggiungono nulla a ciò che è già scritto nei trattati internazionali e nel Green Deal dell’Unione europea. Più che tante parole e dichiarazioni sarebbe opportuno adesso semplicemente occuparsi di fatti quindi fare una solida politica di resilienza climatica per ridurre le emissioni e i danni già in corso. L’accordo di Parigi, che anche l’Italia ha firmato insieme all’Unione europea, dice chiaramente tutto quello che dovremmo fare. C’è da mettere in pratica ciò che già sappiamo e che la scienza predica ormai con chiarezza da trent’anni».

Siamo ancora ad agosto ma c’è un’elevatissima probabilità che il 2024 sia l’anno più caldo della storia e, alla luce di questa evidenza, Luca Mercalli, presidente società Meteorolgica Italiana e Climate Fact Ambassador dell’Unione europea, commenta lo stato attuale delle politiche di contrasto al cambiamento climatico.
Quali sono i principali ostacoli?
«Sembra che ogni volta che c’è un provvedimento che riguarda l’ambiente qualche categoria va in sofferenza. Quindi non vanno bene le auto elettriche perché è troppo presto, non va bene la politica sull’agricoltura sostenibile perché altrimenti ci perdono gli agricoltori, non va bene togliere i sussidi ai combustibili fossili perché altrimenti ci perde qualche altra categoria. Questo porta a una mancanza di consenso, a un allontanamento sia dei cittadini che della politica da quelli che dovrebbero essere gli scenari che servono non soltanto al clima».
Cosa si intende per uso intelligente delle risorse?
«Quando parliamo di uso intelligente delle risorse, c’è anche un risparmio economico. Se si vive in una casa isolata termicamente, le spese in bolletta sono minori e questo è un vantaggio economico prima che ambientale. Se si usa l’auto elettrica, non c’è solo la diminuzione delle emissioni ma c’è anche un miglioramento della qualità dell’aria per i polmoni. Ma se non vengono spiegati bene i motivi e, se vogliamo, anche le iniziali difficoltà che poi però danno risultati positivi a lungo termine, è chiaro che abbiamo un rifiuto di tutto questo e un rallentamento di queste politiche. Che è ciò che sta accadendo».
Cosa ne sarà del Green Deal in questa nuova legislatura europea?
«Il Green deal europeo è stato approvato nel 2019 adesso è sostanzialmente in sofferenza perché non è al primo posto dell’agenda politica né dell’Italia né di nessun altro governo. Si noti bene che l’Europa è il consorzio di Stati più all’avanguardia del mondo. Sicuramente verrà un po’ annacquato e sicuramente non sarà reso più drastico. Invece i dati climatici e ambientali ci dicono che dovremmo renderlo ancora più drastico perché purtroppo per l’inerzia nel fare qualcosa negli ultimi 30 anni, abbiamo fatto troppo poco, e questo porta ormai i precetti fisici che governano questi settori dell’ambiente planetario, dal clima alla perdita di biodiversità – non c’è solo la crisi climatica ma c’è l’estinzione delle specie, la plastica negli oceani, gli inquinanti per la nostra salute, la deforestazione…Sono tanti i problemi ambientali e ognuno di questi problemi è concatenato all’altro. Il Green Deal cerca di risolverli tutti insieme. C’è un vento in Europa che tende a rifiutare i provvedimenti sull’ambiente come se fossero un fastidio»
Come ridurre le emissioni?
«Per ogni cittadino italiano le emissioni di gas serra sono 7 mila chili all’anno (un americano ne emette quasi 15-18 mila, nei Paesi dell’Africa meno di mille chili all’anno per persona) . Per togliere i 10 mila chili e portarli a zero nel 2050, come stabilito nell’accordo di Parigi e nel Green Deal, bisogna cominciare ad aggredire queste migliaia di chili con dei numeri importanti. Un albero in buona salute, in un anno toglierà circa cinque chili di Co2 … per toglierne 7 mila per persona non basta piantare centinaia di alberi per persona, ma bisogna occuparsi della caldaia, della macchina di quanti viaggi si fanno in aereo. Per esempio, un viaggio in aereo Malpensa-New York andata e ritorno fa 2 mila chili di Co2 per persona. Quindi l’alberello fa quello che può ma non compensa una vacanza alle Maldive».