Già otto morti sul lavoro nel 2024: Modena è maglia nera in regione
Da gennaio a giugno due decessi in più rispetto al 2023. L’Emilia Romagna è in zona rossa: «Emorragia da fermare»
MODENA. Otto lavoratori morti sul lavoro in sei mesi, solo a Modena. Addirittura 47 nello stesso periodo se allarghiamo lo sguardo all’intera regione, per una media preoccupate di quasi otto decessi ogni trenta giorni. È una triste conferma quella che arriva dal report semestrale pubblicato dall’Inail, che colloca Modena in “zona rossa” tra le province dell’Emilia-Romagna: nel nostro territorio le morti sul lavoro, per non parlare di quelli che rimangono infortuni, sono una piaga. Un’emorragia a cui serve mettere subito la parola fine. Lo dicono i dati e soprattutto le centinaia di famiglie che ogni anno si ritrovano costrette a vivere tragedie simili.
I dati di Inail
E i numeri, addirittura, crescono di anno in anno. Infatti, nel periodo tra gennaio e giugno dell’anno scorso erano stati sei i lavoratori modenesi morti sul luogo di lavoro, rispetto, come detto, agli otto dello stesso periodo di quest’anno; non va meglio sul livello regionale dove nel 2023 erano state 34 a fronte dei 47 di questo 2024. Diminuiscono, seppur di poco, invece, gli infortuni in tutti i settori passando dalle 7620 denunce del periodo gennaio-giugno 2023 alle 7596 di quest’anno, «ma probabilmente questo calo è dovuto dal fatto che molte lavoratrici e lavoratori sono in regime di cassa integrazione», sottolineano dal sindacato modenese Uil. Rispettivamente ai decessi, nella maggior parte dei casi sono lavoratori dell’edilizia (cadute dall’alto) e dell’agricoltura, proprio quei settori maggiormente attenzionati negli accordi e nei protocolli nazionali, regionali e territoriali.
Il sindacalista della Uil
«I protocolli e le leggi vanno applicate – sottolinea Roberto Rinaldi, coordinatore confederale della Uil – lo sosteniamo ogni qual volta ci confrontiamo con le istituzioni, gli istituti predisposti ai controlli e le parti datoriali: che senso ha, ad esempio, emanare un’ordinanza regionale contro l’emergenza caldo, che ricordiamo prevederebbe il fermo delle attività lavorative soprattutto in edilizia ed agricoltura nelle ore più calde e ogni volta in cui la temperatura supera i 35 gradi, se poi in questi giorni registriamo tutti i cantieri a pieno regime con temperature vicino ai 38 gradi? In questo territorio così come in tutto il Paese i controlli sono pochi e poco restrittivi. Se a questo – sottolinea – aggiungiamo che il Governo ha partorito un topolino con la patente a crediti, da noi duramente contestata, è facile affermare che il cancro degli infortuni e dei morti sul lavoro non si vuol realmente estirpare». Secondo Uil il problema è innanzitutto culturale: «Occorre investire i 2 miliardi di euro di avanzo del bilancio dell’Inail in formazione, a partire dalle scuole e magari interessando anche i datori di lavoro, soprattutto di imprese artigiane piccole e piccolissime. Servono, poi, più ispettori e controlli da parte degli organi competenti, quindi Asl, Ispettorato del lavoro, forze di polizia a tutti i livelli».
La proposta
Cosa fare quindi per fermare questa emorragia che sembra non avere fine? «È necessario riconoscere l’omicidio sul lavoro inasprendo le pene nei confronti dei datori di lavoro negligenti così come è necessaria l’istituzione di una procura speciale nazionale contro le morti sul lavoro che abbia presidi territoriali. Il tema della sicurezza sul lavoro – conclude il coordinatore confederale del sindacato Uil, Roberto Rinaldi – è un tema di civiltà pertanto deve essere affrontato con la giusta sensibilità in uno Stato di diritto degno del nome».
L’Osservatorio
Per individuare le aree più fragili d’Italia sul fronte della sicurezza sul lavoro, l’osservatorio “Sicurezza e ambiente Vega” ha elaborato una mappatura del rischio rispetto all’incidenza della mortalità (indica il numero di lavoratori deceduti durante l’attività lavorativa in una regione o provincia) ogni milione di occupati presenti nella stessa. Ma cosa s’intende con “zona rossa”? È presto detto. La zonizzazione utilizzata dall’Osservatorio dipinge il rischio infortunistico nelle regioni italiane secondo una scala di colori che va dal bianco al rosso. Il livello rosso, quello dell’Emilia-Romagna e di Modena, significa un’incidenza infortunistica superiore al 125% dell’incidenza media nazionale
La zona rossa, quella in cui si trova l’Emilia-Romagna, è la zona che raggruppa le regioni con l’incidenza di mortalità sul lavoro tra le più elevate a livello nazionale. A fine giugno 2024, il rischio di infortunio mortale in regione (20,3 morti per milione di occupati) risulta superiore a quello medio nazionale (15,4). Per quanto riguarda le incidenze delle province, nel dettaglio, si trovano in zona rossa: Rimini (27,7), Reggio Emilia (24,7), Modena (24,6), Forlì-Cesena (22,5) e Ferrara (20,4). Sono in zona arancione: Ravenna (17,6) e Bologna (16,9). Mentre Piacenza e Parma si collocano in “zona gialla” con un’incidenza di mortalità rispettivamente pari a 15,4 e 14,2. l