Cattedre agitate per il ritorno a scuola, i sindacati: «Mancano 6mila insegnanti»
L’attacco: «Dal ministero solo 3.286 docenti di ruolo, l’Emilia così viene penalizzata»
MODENA. Ancora una partenza in salita per l’anno scolastico in Emilia Romagna. Lo denunciano i sindacati della scuola. Al momento, il 30%, ossia una su tre, delle cattedre emiliano romagnole risulta scoperto o in attesa dei supplenti. In numeri: se in Italia a oggi sono poco meno di 20mila le cattedre scoperte di ogni ordine e grado – 64mila meno le 45mila appena assegnate a insegnanti di ruolo – in Emilia Romagna risultano pari a 1400 circa (fonte Cgil scuola). Il numero si desume dalla differenza tra le 4600 cattedre da coprire senza le 3.286 assegnate a docenti di ruolo appena comunicate dal Ministero dell’Istruzione.
I numeri
Secondo la Cisl, tra scuola dell’infanzia e superiori a fronte di 9 mila cattedre scoperte, la carenza da coprire dovrebbe aggirarsi sulle 5mila 714 docenti, considerando appunto le 3mila 286 cattedre di ruolo, create dal governo. Così, come ogni anno, l’unica certezza è l’incertezza tanto che il caos burocratico che governa la scuola italiana si ripresenta puntale come il variare delle stagioni. Ogni estate, non c’è colore di governo che tenga, la fase di emergenza è una fotocopia dell’anno precedente e a farne le spese, a poco più di un mese dal suono della campanella, rischia di essere ancora l’oltre mezzo milione di studenti dell’Emilia. Partiamo dalla situazione dei docenti immessi in ruolo dal Ministero. La regione che si vede assegnati più docenti a tempo indeterminato è quest’anno, con 11.287, la Lombardia seguita dal Veneto con 4.414 mentre sono pochi i posti in Molise (175) e Basilicata. E così da giorni presso le sedi dei sindacati si susseguono le riunioni e le preoccupazioni degli aspiranti docenti di ruolo: i rappresentanti di categoria infatti spiegano che «sono pochissimi i posti rispetto alle reali esigenze» e si dicono particolarmente «delusi» dalle decisioni del ministro Giuseppe Valditara.
Emilia penalizzata
C’è un ulteriore dato negativo per quanto riguarda gli insegnanti nella nostra regione, se si fa il confronto con la situazione della scorsa estate (stesso ministro) . Cala in modo sensibile il numero dei nuovi insegnanti che vengono immessi, un bel problema visti appunto i numeri citati all’inizio sulle “vacanze” delle cattedre. L’anno scorso ne vennero immessi 50.807 in Italia, ossia 5.683 cattedre in più rispetto a quest’anno (meno 11% anno su anno). E il record negativo è proprio per l’Emilia Romagna che lo scorso anno scolastico ha visto immessi 5476 docenti e la Toscana (4.154) con calo rispettivamente di -40, 01% e di -42, 99%. Il Friuli Venezia Giulia, per citare invece il record positivo, vede un aumento del 57, 86% di prof.
Materie e numeri
Tra i 3.286 nuovi docenti emiliani le materie di insegnamento che vanno per la maggiore sono le umanistiche: ci sono 230 nuovi prof di italiano, storia, geografia, nella scuola secondaria di I grado, 200 di discipline letterarie negli istituti di istruzione secondaria di II grado, 138 nuovi prof di lingua inglese e seconda lingua comunitaria nella scuola secondaria di primo grado mentre sono quasi 300 tra scienze naturali, chimiche e biologiche, tecnologie informatiche, elettroniche oltre a un migliaio di insegnanti per il sostegno. Dovranno occuparsi in regione di 24.845 classi – a Modena 4251, a Reggio 2.980, a Ferrara 1828 – e i “nuovi” prof faranno parte di un esercito composto esattamente da 61.137 docenti (10.135 nel Modenese, 7544 nel Reggiano e 4507 nel Ferrarese) cui si aggiungono 16.603 colleghi di personale Ata. A proposito di Ata: anche per dirigenti, personale tecnico, amministrativi, la situazione è difficile con il Ministero che in regione inserisce 109 direttori servizi generali e amministrativi su 213 necessari mentre entrano 175 amministrativi (ne servirebbero 504) e 40 assistenti tecnici su 224 posti.
Selezioni e polemiche
Particolarmente complesse le procedure previste per “conquistare” una cattedra stabile e, per molti, smettere di “saltare” ogni anno, in qualità di supplenti, da una scuola all’altra magari lontane tra loro. Peraltro molti i prof che rinunciano alla cattedra sicura o annuale che sia, a causa degli stipendi bassi insufficienti per pagare costosi affitti nelle città capoluogo. Le immissioni in ruolo sono articolate in due fasi: nella prima gli insegnanti devono indicare le province preferite e l’insegnamento di interesse, mentre nella seconda fase, a livello provinciale, devono successivamente esprimere le sedi in ordine di preferenza. Poi vengono scelti in base al punteggio in graduatoria. «Siamo preoccupati – spiega Pier Francesco Minnucci, segretario di FLC scuola-Cgil – e abbiamo denunciato la scelta del Ministero di sovrapporre l’aggiornamento delle graduatorie docenti e del personale ausiliario, tecnico e amministrativo, il cui effetto è stato quello di sovraccaricare le segreterie scolastiche che devono svolgere le complesse procedure per consentire l’1 settembre il conferimento delle supplenze. I docenti immessi di ruolo, soprattutto, non completano certo tutte le cattedre disponibili e inoltre stanno saltando le garanzie costituzionali: per questo siamo contro l’autonomia differenziata di Calderoli, avremo 20 sistemi scolastici diversi in Italia? È il caos». Minnucci entra nel merito: «Nel mese scarso che manca all’apertura del nuovo anno scolastico non si nominerà personale su tutti i posti vacanti in Emilia Romagna, visto che 3.286 nuovi docenti sono pochissimi rispetto alle reali esigenze».