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La visita speciale

Dall’Argentina gli eredi dell’architetto che ha progettato Cavezzo: la storia di Giacomo Masi

di Chiara Marchetti
Dall’Argentina gli eredi dell’architetto che ha progettato Cavezzo: la storia di Giacomo Masi

I familiari accolti in comune: «Grande emozione»

20 agosto 2024
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CAVEZZO. «Essere qui per me è una grandissima emozione». Edoardo Harboure ha gli occhi lucidi mentre parla. Solo pochi minuti prima ha varcato la soglia del municipio, ex scuole elementari, uno dei tanti edifici di Cavezzo che il suo bisnonno, Giacomo Masi, ha progettato e costruito più di cento anni prima.

Il racconto
«Non ho ricordi di lui – continua – perché non ci siamo mai incontrati e lo conosco solo tramite i racconti di mia nonna e mia mamma. È difficile spiegare a parole quello che ci lega, ma sento che è sangue del mio sangue e questo è importante». Il signor Harboure ha 79 anni ed è argentino. Vive a Buenos Aires con la moglie Beatriz e insieme hanno due figli: Patricio e Pia. Pochi giorni fa, l’intera famiglia è atterrata in Italia per le vacanze estive e ha colto l’occasione per fare tappa nel paese dell’architetto Masi.

«Io e mia moglie siamo venuti a Cavezzo anche prima del terremoto. È sempre bellissimo tornare, i cavezzesi sono sempre molto gentili e cordiali». Ieri mattina, a fare gli onori di casa ci hanno pensato il sindaco Stefano Venturini, la vicesindaca Eleonora Casari e l'interprete Elisa Gasparini. All’incontro erano presenti anche Sara Benetti, Lucia Tassi e Alberti Zini, i tre autori del libro in uscita “Io Giacomo Masi”. «Siamo entrati in contatto con la famiglia Harboure – racconta Zini – perché Pia, la figlia di Edoardo, ha trovato il libro su internet e mi ha scritto. Da lì è nata l’idea della visita».

La storia
Per capire il collegamento tra il piccolo paese della Bassa modenese e la capitale dell’Argentina, bisogna fare qualche passo indietro. Giacomo Masi nacque a Bondeno, in provincia di Ferrara, nel 1863. Dopo aver frequentato l’istituto di Belle Arti a Modena e aver conseguito la laurea in Architettura, agli inizi del ’900 si trasferì a Cavezzo, dove sviluppò la sua carriera di architetto e progettista. «Masi – spiega Lucia Tassi, una delle autrici del libro e storica insegnante di arte delle scuole elementari di Cavezzo, intitolate proprio al celebre architetto – è stato fondamentale per la crescita di Cavezzo. Tutto quello che vedete è stato prima progettato e poi costruito da lui. La chiesa parrocchiale, la “Farmacia”, il macello comunale, le scuole, i cimiteri. Per non parlare delle case private». L'architetto si sposò due volte. Con la prima moglie ebbe due figli, Pia e Ferruccio, mentre con la seconda, Alice Benatti di Cavezzo, solo una figlia. Ed è proprio da Pia, nata dal primo matrimonio, che è cominciato tutto. «Lei – dicono gli eredi – nacque nel 1890 e già da giovanissima era promessa sposa di un ragazzo che non conosceva, un vero e proprio matrimonio combinato. Per sfuggire al suo destino a soli quindici anni decise di raggiungere suo fratello Ferruccio in Paraguay. Poi lui tornò in Italia, mentre lei si spostò in Argentina». Lì si sposò e sua figlia, Matilde, è la madre di Edoardo. Qui il cerchio si chiude. È una storia che sfida gli anni e i chilometri: «A Cavezzo torniamo sempre volentieri, è parte del nostro passato e non lo dimenticheremo mai».