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L'intervista

Fondazione Fossoli, la storica direttrice Marzia Luppi va in pensione: «Qui si custodisce la Memoria»

di Paola Ducci
Fondazione Fossoli, la storica direttrice Marzia Luppi va in pensione: «Qui si custodisce la Memoria»

Nei suoi 17 anni di direzione l’ex campo di concentramento carpigiano è diventato uno dei principali luoghi della Memoria conosciuti in tutta Europa, impreziosito dalle visite di Sergio Mattarella, David Sassoli e Ursula Von Der Leyen: «Ma dopo il sisma del 2012 temevo che tutto fosse perduto»

26 agosto 2024
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CARPI. Dopo 17 anni di direzione della Fondazione Fossoli, Marzia Luppi va in pensione. E mentre si attende la nomina di chi la sostituirà si prova a fare un bilancio di questi 17 anni di trasformazioni e cambiamenti che hanno portato l’ex Campo di concentramento carpigiano ad essere uno dei principali luoghi della memoria conosciuti in tutta Europa.

Direttrice, quale è l’eredita che lascia alla città?

«In questi anni è stato fatto tanto lavoro e la Fondazione è profondamente cambiata, sia come struttura che come missione, anche se non sono mutati i suoi valori fondanti tutt'ora espressi nello statuto di fondazione quale la tutela e la valorizzazione dei luoghi di memoria carpigiani costituiti dal Campo di Fossoli, dal Museo monumento e dal complesso delle Sinagoghe. L’aumento dei visitatori è stata poi un costante, in particolare dei gruppi, scolastici e non. Le offerte formative e culturali si sono ampliate e diversificate contribuendo ad accrescere l’interesse attorno al campo e al museo e alla loro storia. Laboratori, convegni, mostre, eventi culturali e artistici hanno portato nella nostra città diversi ricercatori ma anche molte famiglie. Al forte lavoro di promozione si è poi aggiunto quello di conservazione attraverso una attenzione speciale e determinata verso la cura, anche materiale dei luoghi, per la loro conservazione ma soprattutto perché siano sempre meglio fruibili e pronti ad accogliere un pubblico sempre più esigente. A tal proposito i cantieri in conclusione e in partenza sono l’esito di un percorso iniziato ormai un decennio fa, che ha trovato il sostegno e la collaborazione di diversi soggetti, a partire dal Comune di Carpi a cui si aggiungono Regione e Stato. Tutto quanto descritto ha fatto si che il Campo di Fossoli oggi non appartiene più solo al nostro territorio, ma è ormai riconosciuto come un luogo importante della storia del nostro Paese. La dimostrazione è l’arrivo a Fossoli di importanti personalità istituzionali, i rapporti che la Fondazione tiene con associazioni analoghe, ma anche la fiducia di persone lontane che donano alla Fondazione documenti unici, perché siano salvati e valorizzati: l’archivio storico della Fondazione in questi anni ha visto un implemento esponenziale di donazioni. Certo, c’è ancora tanto lavoro da fare, ma oggi la Fondazione è un soggetto culturale riconosciuto e cercato a livello non solo nazionale e un punto di riferimento per ricercatori e familiari».

Come è cambiato il campo e la sua percezione in questi anni e quali sono stati i progetti più importanti?

«Il Campo di Fossoli oggi è diventato un punto di riferimento per tanti che vogliono, a diversi livelli, fare un percorso di formazione sulla storia del XX secolo. Nel 2007 quando sono diventata direttrice il “nome” con cui veniva designato era “ex campo di concentramento di Fossoli” limitando l’attenzione ad una fase specifica, certo la più drammatica, della sua storia. Oggi è “Campo di Fossoli” e di questo luogo si raccontano tutte le diverse vicende che racchiude e si riconoscono le diverse memorie che le sue pietre conservano. Un luogo aperto, vitale, che ha ben chiaro la storia stratificate di cui è testimone».

Quali sono le principali personalità che lo hanno visitato in questi anni?

«Sono state molte, a cominciare dal Presidente Mattarella, dai Presidenti europei David Sassoli e Ursula Von Der Leyen: la loro presenza e ancora di più le parole che queste personalità pronunciarono al campo, hanno contribuito a fare di Fossoli un luogo della storia italiana ed europea».

In questi 17 anni c’è stato un momento che l’ha particolarmente emozionata e una che le ha tolto il sonno dalla preoccupazione?

«Il momento più emozionante è stato certamente l’incontro con il presidente Mattarella, che ha visitato il campo con interesse e partecipazione intensa. Quello più preoccupante senza dubbio il sisma del 2012 quando ho temuto che il campo fosse definitivamente perduto, invece, paradossalmente, da lì è cominciato un proficuo percorso di restauro».

La nota regista carpigiana Leone D’Oro alla carriera Liliana Cavani, in un’ intervista al nostro giornale dichiarò che la storia del Novecento andrebbe raccontata ai ragazzi con più visite in presenza nei luoghi della memoria e più fruizione di audiovisivi di cui gli archivi cinematografici italiani sono pieni. Lei cosa ne pensa?

«Certamente i luoghi di memoria svolgono oggi un ruolo importante in particolare alla luce della scomparsa fisiologica dei testimoni diretti. Luoghi come Fossoli possono e devono quindi costituire un incontro diretto e coinvolgente con la storia. Ma c’è ancora molto da fare: si deve lavorare per rendere la mediazione tra il luogo e le persone un processo vivo, stimolante e non una semplice trasmissione di un racconto. Questa è la grande sfida per il futuro».

Anche se in pensione continuerà a rimanere attiva nel mondo della cultura carpigiana?

«Spero di poter contribuire ancora alla vita culturale della mia città e nello specifico della Fondazione; il pensionamento non spegne certo interesse e passione, anzi mi può consentire la ripresa di studi e ricerche lasciate a lato».

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