Gazzetta di Modena

Modena

Il report

Gli italiani amano il contante più del Pos: ogni giorno 1 miliardo dai bancomat

di Giuseppe Centore
Gli italiani amano il contante più del Pos: ogni giorno 1 miliardo dai bancomat

Siamo ultimi per numero di transazioni elettroniche tracciate ogni anno, in media solo 200 per persona, e veniamo superati anche da Grecia e Malta. Le previsioni di Unimpresa per il futuro e il rapporto con l’evasione fiscale

26 agosto 2024
6 MINUTI DI LETTURA





C’è un rapporto diretto tra uso del contante ed evasione fiscale? Ormai solo i terrapiattisti o coloro che vedono complotti ingegneristico-sanitari dall’uso di microchip negano questa evidenza. Gli altri, quelli che magari ne beneficiano, tanti, o coloro che lo usano per i piccoli pagamenti quotidiano o in nero, tutti, accettano questo dato ma evitano di guardare cosa c’è sotto ai numeri. A volte evitano anche di vedere le dimensioni globali di un fenomeno che ci vede “protagonisti” in Europa in due significative classifiche: l’uso delle transazioni tracciabili (assegni, carte e bonifici), e l’uso del contante. L’Italia è ultima per numero di strumenti di pagamento diversi dal cash e prima per il contante, per il quale preleviamo dai nostri bancomat 1 miliardo di euro al giorno.

Il contante

Nel 2023 dagli Atm sparsi in tutto il territorio nazionale sono stati ritirati 360 miliardi, 10 miliardi in più rispetto al 2022 e 18 miliardi in più rispetto al 2021. Crescono i pagamenti con carte di credito e prepagate, ma nel 2023 è boom di prelievi al bancomat (+10 miliardi). Una tradizione che secondo il presidente di Unimpresa, (Unione Nazionale Imprese) Giovanna Ferrara non può essere associata all’evasione: «Il cash è uno strumento di libertà, smentiamo definitivamente l’equazione contante uguale evasione». Secondo quanto riporta un recente studio proprio di Unimpresa, la pandemia, non avrebbe spazzato via il contante in Italia, al punto che banconote sono ancora tanto amate dagli italiani: il nostro Paese, infatti, è ultimo nell’area euro per l’utilizzo di strumenti di pagamento diversi dal cash: con appena 200 operazioni medie pro-capite eseguite con carte di credito, bonifici e assegni, la penisola si dimostra molto affezionata alla moneta di carta.

Il confronto

La media dell’area euro per i pagamenti alternativi al contante è di 370 operazioni per cittadino, con la Spagna che ne registra 290. Ancora meglio fanno i Paesi Bassi (670) e altri paesi del Nord, come la Finlandia (598) e l’Estonia (488) e la Lituania con 1000. Vediamo le altre grandi economie europee. In Francia, il numero totale di operazioni è di 424, più del doppio rispetto all’Italia. «La differenza potrebbe essere attribuita a vari fattori, tra cui una maggiore diffusione delle infrastrutture digitali e una cultura più radicata nell’uso dei pagamenti elettronici. Anche la Germania supera di gran lunga l’Italia, con un totale di 328,8 operazioni. Pur essendo noto che i tedeschi mantengono una certa predilezione per il contante, i numeri mostrano comunque un utilizzo molto più elevato degli strumenti di pagamento elettronici rispetto agli italiani. Un confronto interessante – scrivono gli esperti di Unimpresa – si può fare anche con la Spagna, dove il totale delle operazioni pro-capite è di 289,5. Anche qui, nonostante la Spagna condivida con l’Italia alcune caratteristiche culturali e economiche, c’è una chiara differenza nell’adozione di strumenti di pagamento alternativi. Se guardiamo al di là di queste grandi economie, la Lituania mostra numeri straordinariamente alti. Assolutamente fuori “classifica” il Lussemburgo, dove la media pro-capite per bonifici e transazioni digitali varie è pari a 8.738 operazioni per persona/anno, ma si tratta di un piccolo paese che vive in pratica di finanza. Il centro studi Unimpresa nota che per la moneta virtuale e ai pagamenti digitali, «l’anno scorso le operazioni sono arrivate a 11mila miliardi di euro tra bonifici (che coprono il 94% di questo comparto), assegni bancari e circolari, e carte di credito o di debito. Un incremento che, in ogni caso, non frena la moneta di plastica, usata di più rispetto al passato: 426 miliardi di euro di transazioni nel 2023 contro 382 miliardi di euro del 2022, vale a dire 44 miliardi di euro in più in un anno (+11,5%)». Sale in contemporanea anche la loro diffusione: le tessere in circolazione sono oltre 120 milioni tra carte di credito (21 milioni), carte di debito (67 milioni) e prepagate (33 milioni). Anche qui siamo di fronte a una crescita, oltre 5 milioni di pezzi in più tra il 2022 e il 2023 (+4,5%): nel dettaglio, le carte di credito in più sono 300mila (+1,4%), quelle di debito 2,7 milioni in più (+4,2%) e le prepagate, che con sempre maggiore frequenza i genitori danno ai figli minorenni per gestire le paghette settimanali, sono cresciute di 2,1 milioni (+7,1%).

Una questione di età?

Sempre secondo Unimpresa, il contante «rappresenta uno strumento di libertà individuale, offrendo la possibilità di effettuare transazioni senza lasciare tracce digitali, preservando così la privacy e consentendo un controllo diretto sulle proprie finanze». L’altro elemento da notare riguarda le difficoltà di una parte considerevole di persone, specialmente per coloro che sono in età avanzata ad accedere o utilizzare i moderni strumenti digitali senza difficoltà. Non è pertanto un caso che a popolazione media di età elevata corrisponda un uso maggiore del denaro fisico un mezzo più semplice e immediato per gestire i propri acquisti quotidiani. Secondo il Centro studi, che ha analizzato dati della Banca d’Italia, il contante piace agli italiani e il divario col resto d’Europa è ancora ampio. Se si analizza la classifica dei paesi europei sulla base del totale delle operazioni di pagamento effettuate con strumenti diversi dal cash, emergono notevoli differenze tra le varie nazioni. «I pagamenti digitali offrono indubbi vantaggi in termini di comodità e sicurezza. Consentono transazioni rapide, spesso tracciabili, riducendo il rischio di furto o smarrimento del denaro. Tuttavia, è fondamentale che l’adozione di questi strumenti avvenga in modo volontario e consapevole, senza che venga imposto un abbandono forzato del contante. La scelta di come pagare dovrebbe essere lasciata agli individui, rispettando le loro preferenze e necessità. L’innovazione tecnologica nel campo dei pagamenti non può e non deve essere frenata, in quanto contribuisce a rendere l’economia più efficiente e connessa. Tuttavia, è cruciale che tale innovazione non diventi una barriera per chi non è avvezzo all’uso di dispositivi digitali o che, per varie ragioni, preferisce non utilizzarli. Un equilibrio tra questi due mondi consente di garantire inclusività, libertà di scelta e un’adozione progressiva e non coercitiva delle nuove tecnologie, rispettando al contempo i diritti e le esigenze di tutti i cittadini» osserva il presidente di Unimpresa.

Il futuro

Rimarrà così anche nel prossimo futuro? Bankitalia vede una tendenza costante all’uso di pagamenti digitali: non arriveremo presto agli “estremi” olandesi o cinesi, dove si accetta in molti negozi solo moneta digitale, ma il sebbene il contante rimanga lo strumento di pagamento principale presso il punto vendita fisico, specialmente per gli acquisti di valore ridotto (fino a 50 euro), il suo utilizzo è diminuito rispetto ai risultati delle indagini precedenti. «In termini di valore delle transazioni – riporta l’ultimo studio di Bankitalia sui sistemi di pagamento – i pagamenti con strumenti alternativi al contante hanno acquisito maggiore importanza e rappresentano oltre la metà delle spese totali presso il negozio fisico. I pagamenti con strumenti elettronici stanno complessivamente aumentando, supportati anche dalla crescita del commercio elettronico». Tutto ciò comporterà una riduzione del “nero”? La riprova a breve.

© RIPRODUZIONE RISERVATA