Gazzetta di Modena

Modena

Sanità

Medici di base cercansi, in Emilia Romagna ne mancano 212

di Stefano Luppi
Medici di base cercansi, in Emilia Romagna ne mancano 212

Per i sindacati più 300mila cittadini sono senza assistenza sanitaria: «Colpa di una programmazione sbagliata, le conseguenze sono nefaste». Modena guida l’elenco delle province con 43 posti vacanti

28 agosto 2024
5 MINUTI DI LETTURA





MODENA. SOS dei medici di base, i cari vecchi medici di famiglia o, per chi ha qualche anno in più, medici della “mutua”, che tutto sapevano dei propri pazienti. Ora molti medici non vogliono più intraprendere questa specializzazione e le cause sono molteplici. Attualmente da Piacenza a Rimini, passando per Modena, Reggio e Ferrara, mancano infatti ben 212 camici bianchi, mentre di recente ne sono stati assegnati (con fatica) 50 su un fabbisogno totale pari a 262 posti, in particolare nelle città medio piccole. Occorre tenere presente che ogni medico di famiglia gestisce tra 1.200 e 1.500 pazienti (si arriva a 1.800 in casi particolari): ci sono dunque, calcolano i sindacati, almeno 300mila cittadini emiliano-romagnoli che risultano “scoperti”. Ovviamente, per loro come per tutti i 4,4 milioni di residenti in Emilia Romagna, ci sono gli altri presidi sanitari attivi: emergenza, Cau, guardia medica.

I numeri

Se questi sono i dati generali, occorre andare più in profondità per fotografare una situazione che pare al limite. La mancanza massima di medici di base si riscontra nella Ausl della Romagna, che però è amplissima comprendendo i distretti sanitari di Ravenna, Lugo, Faenza, Forlì, Cesena e Valle del Savio, area del Rubicone, Rimini e Riccione: qui ne mancavano 66 e di recente ne sono stati assegnati 17. Sono invece province “normali” le Ausl di Modena e Reggio, dove si trovavano vacanti rispettivamente 45 e 42 posti mentre ne sono stati assegnati appena due sia di qua e sia di là dal Secchia. Un po’ meno invece ne mancavano in proporzione a Bologna (34 con 15 assegnazioni recenti, record regionale) e Ferrara (26, con 6 assegnati). Andando più nello specifico si vede che a Correggio mancano 3 figure e così nelle ancora più piccole Castellarano e Baiso. Nel Modenese ben quattro professionisti mancano a Novi di Modena, centro di circa 11mila abitanti, mentre 3 ne mancano a Sassuolo. Meglio, come si diceva, a Ferrara con carenze di due medici a Comacchio, Argenta, Cento.

Regione al top ma...

Che la sanità del nostro territorio sia ad alti livelli lo dicono report della Fondazione Gimbe, un ente indipendente, e più volte l’hanno ricordato l’ex governatore Stefano Bonaccini e l’assessore regionale Raffaele Donini parlando di «Emilia-Romagna in testa alla classifica delle regioni italiane nell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza delle prestazioni sanitarie». Ma molte “colpe”, secondo lo Snami (Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani), sono da attribuirsi proprio alla programmazione regionale: «Non inventiamo nulla – spiega il presidente della sezione regionale Roberto Pieralli, medico di emergenza – quando diciamo che fin dal 2014 la Regione era a conoscenza dei dati relativi ai posti di lavoro banditi e andati deserti. Ci sono le tabelle che negli ultimi dieci anni hanno messo a confronto i posti vacanti, assegnati e non nella nostra regione per quanto riguarda la “medicina generale” comprendente medici di famiglia, guardia medica, 118 e addetti alla sanità penitenziaria». Problema dunque datato: «In dieci anni non si è messo mano alla situazione palese ben prima del 2018 quando la Regione assicurava che “il rapporto medico/popolazione residente, definito dall’Accordo collettivo nazionale per la Medicina generale del marzo 2005, viene rispettato in tutti gli ambiti territoriali di questa regione e addirittura, negli ultimi anni, il numero di medici in graduatorie disponibili all’accettazione delle zone carenti è risultato superiore alle zone carenti assegnate”. La realtà era ed è ben diversa e oggi sempre più non si trovano abbastanza specializzati in medicina generale che prevede corsi, a differenza delle altre specialità mediche, gestiti dalle Regioni co-partecipanti della programmazione. Per troppi anni nessuno qui ha adeguato il numero di medici specializzati in Medicina Generale».

Il dottor Pieralli è durissimo: «Le conseguenze sono nefaste: visto che i posti vacanti non si possono lasciare scoperti, li si copre con colleghi senza il necessario diploma post-laurea con il risultato che non possono quindi divenire titolari dell’ambulatorio o dell’incarico, precari perenni dunque. Il governo Conte I ci mise una pezza, ma la normativa è scaduta nel 2022 e l’Emilia-Romagna non ha chiesto la proroga continuando dunque ad alimentare con tali colleghi precari il caos che oggi è anche nei Cau dove oltre il 90% dei medici presenti non ha il diploma di formazione specifica in medicina generale. Così anche qui si incaricano gli specializzandi. Tenga presente che inoltre il nuovo contratto nazionale dice che dal prossimo primo gennaio verranno fusi in un’unica figura i medici di famiglia con quelli di guardia medica, obbligando i primi a gestire sia i pazienti che i turni notturni e festivi: si spera di trovare così più giovani medici ben disposti? I giovani si danno alla fuga a queste condizioni! Forse vogliono costringere a divenire dipendenti, ma noi pensiamo che siamo all’anno zero e che le norme vadano riscritte».

La Fimmg

Concorda Fabio Maria Vespa, fino a due anni fa presidente di Fimmg Emilia Romagna (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale): «La questione formativa è il primo problema di questi medici che hanno una borsa di studio minore rispetto ad altri anche se possono fare più attività in contemporanea ad essa. Inoltre lo stipendio dei giovani medici è quel che è: dopo 11 anni tra laurea e specializzazione arrivano a 2800 lordi lavorando notti e festivi. Poi c’è il caos dei Cau, dove i colleghi mica conoscono i pazienti che vedono come il medico di famiglia. A livello organizzativo regionale, infine, temo ci sia ignoranza diffusa in cultura sanitaria».