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Rita Cucchiara si candida come rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia

di Ernesto Bossù
Rita Cucchiara si candida come rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia

L’annuncio della professoressa dell’intelligenza artificiale in vista delle elezioni 2025: «L’ateneo va rinnovato, ci sono eccellenze ma siamo offuscati. Serve autorevolezza»

29 agosto 2024
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MODENA. Con una lettera indirizzata a studenti, ricercatori, colleghi e personale tecnico, Rita Cucchiara, luminare nel settore dell’Intelligenza artificiale e professoressa ordinaria all’Università di Modena e Reggio Emilia, ha annunciato la propria candidatura come rettore dell’Ateneo.

Gli equilibri

Quella di Cucchiara è una proposta di discontinuità. Profilo autorevole, sicuramente tra le grandi eccellenze di Unimore, se eletta sarebbe la prima donna a ricoprire quel ruolo. E, fatto non secondario, Cucchiara è espressione di una delle due “correnti”, guai a vederle sotto la lente politica, che storicamente si alternano alla guida di Unimore: quella di Medicina, a cui appartiene l’attuale numero uno dell'Ateneo, Carlo Adolfo Porro, e la sua, facente riferimento al dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari, della quale era espressione il predecessore di Porro, Angelo Oreste Andrisano. E si potrebbe quindi riproporre la ricorrente alternanza anche perché, come scrive lei stessa, vi è la necessità di «costruire il futuro, unendo coraggio e intraprendenza» restituendo «credito, autorevolezza e prestigio». Tre aggettivi chiave che rappresentano, tra le altre cose, anche il curriculum di Cucchiara: classe 1965, sposata con due figli, è docente di Ingegneria informatica dal 1998, prima come associato e poi, dal 2005, con la carica di ordinario, sempre in Unimore. Per il Governo italiano ha svolto innumerevoli attività, così come tanti sono stati gli incarichi per Enti nazionali e internazionali.

Il successo

Non solo: il suo profilo unisce la grande attenzione per il locale – sono svariati i casi in cui ha attivamente partecipato a iniziative a Modena e lungo la Regione – allo sguardo costante verso ciò che sta oltre. In questo senso è utile menzionare l’organizzazione di workshop internazionali che Cucchiara ha promosso, collaborando con ricercatori di molti istituti di ricerca internazionali.

Il messaggio

Come si diceva, anche se il programma definitivo sarà reso noto nei prossimi mesi – «prima bisogna ascoltare le tante voci affinché ne esca un prodotto corale e di ampio respiro», sottolinea la docente – un assaggio degli obiettivi da realizzare Cucchiara l’ha fornito. Il rettore attuale, Carlo Adolfo Porro, vedrà terminare il proprio mandato il prossimo anno, e chi subentrerà guiderà l’Università di Modena e Reggio Emilia fino al 2031. Sei anni nei quali, specifica Rita Cucchiara, «la nostra Università come ente pubblico autonomo, artefice del proprio destino, deve ritrovare la forza per plasmare nuove idee generatrici di pianificazioni lungimiranti e visionarie, e riappropriarsi del ruolo cardine nella società come interlocutore autorevole di enti pubblici, privati, sociali, sanitari, modello propulsivo della cultura, della scienza e dell’innovazione».

E in questo c’è molto, forse tutto. Guardare ai prossimi anni significa ripensare l’Università «nelle sue infrastrutture e servizi con paradigmi moderni, efficaci ed iniziative innovative pluridisciplinari e multidisciplinari, in linea con i migliori esempi del panorama nazionale ed internazionale. Il futuro, però, non si costruisce da soli, ma trovando alleati nelle istituzioni cittadine, regionali e statali, nei Ministeri di riferimento, in Europa, nelle aziende».

La discontinuità

Non mancano le stoccate all’attuale dirigenza: «Rinnovare la reputazione, bene primario di qualsiasi comunità di persone, è necessario per ridare credito, autorevolezza e prestigio all’Ateneo; il nostro posizionamento negli ultimi anni si sta purtroppo offuscando rispetto ad altre realtà, come rilevando diversi trend statistici, quali Censis, Qs Ranking, Arwu Ranking, malgrado il persistere di punte di eccellenza in campo umanistico, scientifico, medico e tecnologico». Affinché sia sgomberato il campo da eventuali critiche sullo scarso empirismo di quanto appena proposto, Cucchiara scende nel particolare. Con una premessa importante: «Il benessere e la sostenibilità che un Ateneo ha come obiettivi per la società, permettetemi l’egoismo, vanno rivolti anche a noi stessi, ponendo al centro chi studia e lavora in Università prima dei processi».

I nodi

Quindi, per tornare ai due concetti chiave, «su tutti noi, corpo docente, tecnico-amministrativo, bibliotecario e studentesco gravano modelli burocratici a volte inefficienti e processi di gestione farraginosi, la cui complessità gestionale spesso è imposta dall’esterno o dall’inerzia di piattaforme ereditate, ma talvolta è creata da noi stessi che abbiamo reso più tortuosi del dovuto procedure e regolamenti. Come rettrice mi farò promotrice di una olistica riprogettazione digitale dei nostri processi, sfruttando ogni tecnologia che semplifichi il nostro lavoro ed abiliti modelli previsionali efficaci per rendere sostenibile ogni nuova iniziativa».

Dunque, prosegue Cucchiara, «vorrei che il prossimo rettorato si caratterizzasse nell’aspetto umano della valorizzazione delle competenze di ognuno e il soddisfacimento delle aspirazioni di tutti coloro che si spendono per l’Ateneo. Per ottenere questo dovremo far ricorso a modelli più flessibili nella gestione del tempo per la didattica, ma anche a tanto altro», conclude. La sfida è appena iniziata.