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Violenza sulle donne

Modena, le invia sextoy al lavoro: va a processo per stalking

di Stefania Piscitello
Modena, le invia sextoy al lavoro: va a processo per stalking

Il 57enne avrebbe scritto il suo numero di telefono con frasi allusive su una panchina pubblica

09 settembre 2024
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MODENA. Su una panchina in viale Gramsci aveva inciso – o lo aveva fatto fare da qualcun altro – il suo numero di telefono, assicurando prestazioni sessuali. La stessa cosa aveva fatto nel palazzone R-Nord, in uno dei parcheggi seminterrati. Se l’era presa con la macchina che lei usava per andare a lavoro e nonostante il divieto di avvicinamento transitava vicino casa dopo che lei era andata a prendere il figlio (avuto da una precedente relazione) a scuola. Anche il ragazzino, un 12enne, era stato preso di mira: la sua foto era stata pubblicata per strada, con una frase che ne offendeva la forma fisica.

Rinviato a giudizio

Sono queste le accuse, pesanti, nei confronti di un 57enne italiano che ieri mattina in tribunale a Modena è stato rinviato a giudizio. Vale a dire che sarà sottoposto a processo con l’accusa di stalking. La vittima si è costituita parte civile. Minacce e soprusi che ormai avevano portato la donna, con cui in passato aveva avuto una relazione, a vivere in uno stato di ansia perenne e a temere per la propria incolumità e per quella di suo figlio.

Sei mesi da incubo

Questa è, perlomeno, la ricostruzione dell’accusa. Un incubo che sarebbe durato diversi mesi, indicativamente da gennaio fino ad agosto dello scorso anno. Gli episodi contestati sono diversi. Per esempio, un giorno, il 57enne avrebbe scritto su una panchina pubblica una frase molto esplicita inserendo il numero di cellulare della donna; stessa cosa, come detto, al palazzo R-Nord. La vittima ha riferito inoltre che nel mese di aprile dell’anno scorso, un giorno lei stava rientrando a casa insieme al figlio minore. Era appena andata a prenderlo a scuola, quando ha notato, nella via di fronte alla propria abitazione, l’auto del 57enne che stava transitando.

Il pacco al lavoro

Neppure quando si recava a lavoro la presunta vittima era serena. Già, perché il 57enne, che sapeva dove lei era impiegata, un giorno si sarebbe recato proprio lì in zona dove era parcheggiata la macchina che lei utilizzava (che non era la sua perché guasta) e l’avrebbe danneggiata per oltre 500 euro. A luglio del 2023 si sarebbe verificato un altro grave episodio, con cui l’uomo avrebbe tentato di interferire anche nella vita lavorativa della presunta vittima. Sì, perché un giorno avrebbe fatto recapitare nel posto di lavoro della donna, un pacco indirizzato al suo capo oltre che a lei (denominata con un nomignolo allusivo). Un pacco che conteneva sextoys.

In aula nel luglio 2025

Il 57enne è accusato anche di avere bloccato la porta d’ingresso della casa della presunta vittima inserendo Attak all’interno della serratura, ma anche, dopo averla notata per strada insieme al figlio di lei, di essersi avvicinato in auto offendendola. Nella cassetta della posta della madre di lei avrebbe inserito le sue foto corredate, ancora una volta, da frasi pesanti mentre per strada, un altro giorno, avrebbe collocato anche una foto del figlio con scritto: «Sono obeso». Sono, queste, alcune delle pesanti accuse che gli sono mosse. Ora l’ultima parola spetterà alla giustizia: si torna in aula il 1 luglio del 2025.

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