Temi, ricordi di gite e voti: i paletti del Garante della privacy a tutela degli studenti
Opuscolo di 80 pagine per docenti, presidi e genitori per illustrare cosa si può e non si può fare per salvaguardare la riservatezza degli alunni italiani
MODENA. Non soltanto le chat delle mamme e dei papà, nel mirino del Garante della privacy alla vigilia dell’avvio del nuovo anno scolastico è finito molto altro ancora. Dalle foto scattate alle recite scolastiche all’uso degli smartphone in classe, dalla videosorveglianza al registro elettronico, dalle iscrizioni scolastiche alle graduatorie dei docenti e del personale scolastico; tutto è finito dentro un articolato vademecum dal titolo «La scuola a prova di privacy» che in 80 pagine spiega cosa si può e non si deve fare, per salvaguardare privacy, riservatezza degli studenti italiani.
«Obiettivo della nuova guida è quello di offrire alle istituzioni scolastiche, alle famiglie, agli studenti e ai docenti un agile strumento per assicurare la più ampia protezione dei dati delle persone che crescono, studiano e lavorano nel mondo scolastico – spiegano le note di accompagno dell’opuscolo – Particolare attenzione è dedicata alle innovazioni normative e al corretto utilizzo delle nuove tecnologie (didattica registro elettronico, didattica a distanza, registrazione delle lezioni, ecc.), sempre più presenti nella dimensione scolastica».
Nel vademecum è presente anche un focus su alcuni fenomeni preoccupanti che possono coinvolgere i più giovani (come il cyberbullismo, il revenge porn e il sexting) e alle buone prassi di educazione digitale (dallo sharenting alla corretta gestione dei video e delle foto realizzate in occasione di feste e gite scolastiche).
Insomma d’ora in poi qualsiasi attività scolastica dovrà avvenire nel rispetto della massima tutela della privacy dello studente.
Sfogliando le ottanta pagine si scoprono particolari curiosi ed interessanti, che fino a qualche anno fa erano inimmaginabili. Ad esempio il più classico dei temi di scuola elementare che è sempre servito al docente per inquadrare l’alunno che ha di fronte «Vi racconto la mia famiglia» «Mi presento», può essere considerato a rischio ammonimento. Il vademecum dice «Non lede la privacy l’insegnante che assegna agli alunni temi in classe temi in classe riguardanti il loro mondo personale o familiare. Tuttavia si invita l’insegnante a trovare il giusto equilibrio tra esigenze didattiche e tutela dei dati personali». Ad esempio se c’è un tema in classe sulla propria famiglia, si potrà fare. Sarà meglio evitare di leggerlo ad alta voce, onde evitare “pericolo” di divulgazione di questioni personali che tali devono rimanere. In un tema spesso i bambini si aprono e raccontano tutto ciò che avviene intorno a loro tra le mura domestiche, cosa che può far emergere problematiche (in alcuni casi alcuni temi hanno contribuito a salvare bimbi abusati) informazioni sullo stato di salute dei genitori, dei fratelli, ma anche posizioni politiche o indirizzi di case o anche questioni patrimoniali che magari la famiglia gradirebbe non fossero di pubblico dominio, nella comunità che nasce attorno ad una classe. Inoltre va anche considerato il tipo di rapporto che si viene a creare tra docenti e studenti. Il garante è molto chiaro: «Occorre sempre tenere in considerazione l’interesse primario del minore e le eventuali conseguenze anche sul piano relazionale, che potrebbero derivare dalla circolazione di informazioni personali o vicende familiari dell’alunno in classe o nell’istituto». Insomma alcune notizie potrebbe anche contribuire ad emarginare uno studente o farlo finire vittima di bullismo e derisione. Altro momento riservato è quello delle valutazioni uscite dagli scrutini. Questi possono essere pubblici, non così invece la pubblicazione online degli stessi. Questo per evitare che esiti sfortunati del proprio rendimento scolastico possano “perseguitare” vita natural durante il giovane studente. E c’è poi l’importante questione delle foto e dei video. La messa al bando degli smartphone dovrebbe in parte aver ridotto il rischio di riprese durante le lezioni. Non così per i momenti di svago come gite e recite. «Le foto e i video fatti durante le gite scolastiche possono essere fatte non violano la privacy. Le immagini sono raccolte a fini personali, come ricordo della propria esperienza. Il discorso cambia se si desidera condividerli sui social e online. In questo caso si potrà fare solo se c’è il consenso dei genitori degli altri minori. Insomma, limitarsi ai propri figli».