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Modena, per il fallimento del 3A Food & Drink due assolti e uno a processo

di Daniele Montanari
Modena, per il fallimento del 3A Food & Drink due assolti e uno a processo

L’amministratore unico dell’ex locale di via Sibilla Aleramo, punto di ritrovo di tanti giovani, rinviato a giudizio per bancarotta fraudolenta, mentre i due soci sono stati assolti

20 settembre 2024
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MODENA. Amministratore unico rinviato a giudizio per bancarotta fraudolenta, mentre i due soci sono stati assolti. Questo l’epilogo, ieri mattina in tribunale a Modena, dell’udienza preliminare sul caso del 3A Food & Drink, noto locale di via Sibilla Aleramo 60 che ha avuto un periodo di grande afflusso prima della crisi segnata anche dal Covid e la chiusura nel modo peggiore: con un fallimento sentenziato l’8 giugno 2022.

Il fascicolo aperto dalla Procura

Una chiusura finanziariamente burrascosa, che ha portato la Procura ad aprire un fascicolo per bancarotta fraudolenta a carico dei tre soci della Srl che gestiva l’attività. L’accusa nei loro confronti era in sostanza quella di aver sottratto dalle casse della società, quando era già in dissesto, circa 90mila euro.

Ieri mattina i tre, assistiti dai rispettivi avvocati – i due soci uno da Alessandro e Giovanni Sivelli, l’altro da Edoardo Salsi; l’amministratore unico da Tiziano Panini, mentre il fallimento era rappresentato da Tommaso Creola – sono comparsi davanti al gup Carolina Clò, ma per discutere scelte giudiziarie diverse, che hanno avuto esiti diversi.

Rito abbreviato per i due soci: assolti

I due soci hanno chiesto e ottenuto il rito abbreviato, andando subito a sentenza. E sono stati assolti con formula piena: perché il fatto non costituisce reato. In sostanza, conti alla mano, hanno dimostrato che sono stati più i soldi che hanno messo nella società che quelli che secondo l’accusa avevano preso. È stato riconosciuto insomma che hanno agito in buona fede, scontrandosi con la realtà di una gestione problematica. Peraltro entrambi si sono già accordati con il curatore fallimentare su ciò che devono corrispondere. «Siamo molto soddisfatti – sottolineano gli avvocati Alessandro e Giovanni Sivelli – si tratta di due giovani che avevano il sogno di gestire un locale e vi hanno investito i risparmi di famiglia: gli è andata male per inesperienza, non per volontà di compiere illeciti».

L’amministratore unico sceglie un’altra strada

L’amministratore unico invece non ha chiesto il rito abbreviato, e per lui – che non aveva versato soldi nella società – il giudice ha disposto il processo. Oggi nei locali che furono del 3A c’è un’altra attività di ristorazione, che non ha nulla a che fare con questa vicenda.

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