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Modena, l'autobus è in ritardo e ha un guasto: donna incinta resta a piedi

di Ginveramaria Bianchi
Modena, l'autobus è in ritardo e ha un guasto: donna incinta resta a piedi

Era arrivata con il marito da Polinago per una visita al Policlinico: costretta a dormire in hotel

20 settembre 2024
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MODENA. Un ritardo, l’assenza di corse serali delle corriere in provincia e l’impossibilità di raggiungere casa propria e la notte in hotel: questo il disservizo che Seta ha causato a una coppia di Polinago.

Una giornata che per Giada Sammarco, incinta con una gravidanza a rischio, e suo marito Daniele Di Perna, doveva essere tranquilla. Ma che nell’arco di nemmeno tre ore si è trasformata in un incubo. L’odissea è cominciata quando la coppia ha iniziato ad aspettare alla fermata l'arrivo del pullman che li avrebbe dovuti portare dal Policlinico alla stazione dei treni.

«Pioveva e abbiamo iniziato a spazientirci – spiega Di Perna, il marito – Il bus era previsto per le 16.25 e ha fatto 10 minuti canonici di ritardo. Pensavamo fosse tutto finito lì, ma i problemi, invece, dovevano ancora iniziare. Abbiamo fatto fatica, innanzitutto, a salire sul mezzo. Non c’era nemmeno lo spazio per respirare, figuriamoci quello per sedersi. Mia moglie incinta è rimasta dunque in piedi, sperando che il viaggio finisse presto».

Una volta saliti a bordo, però, le porte del mezzo hanno avuto un guasto, aprendosi e chiudendosi da sole, e obbligando l'autista a fermarsi più volte lungo il tragitto.

«Passavano i minuti e il ritardo accumulato è stato fatale – continua Di Perna – Tra le lamentele delle persone e nessuna spiegazione da parte dell’autista, siamo arrivati in stazione dopo quasi un’ora, alle 17.05. E il treno per Sassuolo, chiaramente, era già partito senza di noi».

Il ritardo non ha solo fatto perdere il treno alla coppia, ma ha anche precluso ogni possibilità di prendere gli altri mezzi necessari per tornare a casa: «L'ultima corriera per arrivare a Polinago da Sassuolo è alle 17.34. Dopo quell’ora non ci sono più corse – racconta – A quel punto non possedendo una macchina, non avevamo alternative: abbiamo dovuto cercare un hotel per poter dormire lì, spendendo 90 euro. Fortunatamente nostra figlia di 5 anni era stata affidata alla nonna, sarebbe potuta andare decisamente peggio se l’avessimo lasciata a qualche baby sitter. E tutto questo disagio perché i mezzi pubblici non funzionano come dovrebbero».

La moglie, già provata dalla gravidanza a rischio e dal viaggio travagliato, è rimasta molto scossa: «Giada si è agitata tantissimo durante il tragitto, soprattutto per via delle fermate continue e del timore di non farcela a prendere il treno – spiega Di Perna – Dover affrontare questi disservizi è inaccettabile, soprattutto per chi, come noi, deve viaggiare spesso per motivi medici».

La storia della famiglia Di Perna non è un caso isolato. Le zone montane della provincia, infatti, hanno risentito molto della chiusura del centro nascite di Pavullo. I collegamenti pubblici, poi, non aiutano, visto che sono ridotti all’osso, e i loro disservizi sono all’ordine del giorno.

«Non abbiamo l’auto e siamo costretti a usare i mezzi pubblici – prosegue Daniele – Ma tra i ritardi, i guasti continui e le poche corse disponibili, ogni viaggio è un calvario. Le corriere della montagna gestite da Seta non sono all'altezza delle necessità di chi vive qui. E non è giusto pagare per delle prestazioni del genere. Perché se un autobus è così pieno da non riuscire nemmeno a tenere le porte chiuse allora c’è un problema serio».l