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Il caso

Appello a Giorgia Meloni, nuove speranze per il mirandolese in carcere a Cuba da 14 anni

Appello a Giorgia Meloni, nuove speranze per il mirandolese in carcere a Cuba da 14 anni

Angelo Malavasi fu condannato con il fiorentino Simone Pini e il vicentino Luigi Sartorio per la morte della dodicenne Lilian Ramirez Espinosa dopo un festino a luci rosse a Bayamo, nel 2010. La lettera di Pini alla presidente del Consiglio dopo i documenti trovati per provare la sua innocenza

23 settembre 2024
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MIRANDOLA. Dopo 14 anni di buio c’è una nuova speranza per Angelo Malavasi, artigiano 57enne mirandolese formalmente residente dal 2008 a Casalgrande dove si era trasferita la madre (vedova di un noto dirigente industriale di Mirandola), recluso a Cuba dal 2010 in un carcere ritenuto «un campo di concentramento» con l’infamante accusa di avere provocato la morte di una ragazzina di 12 anni, Lilian Ramirez Espinosa, dopo un festino a luci rosse a Bayamo. 

La storia

Lui e altri due italiani, Simone Pini di Firenze e Luigi Sartorio di Vicenza, furono arrestati il 14 giugno 2010 con le stesse accuse e condannati, nel 2011, a 25 anni di reclusione in carcere (20 per Sartorio). Si sono sempre professati innocenti. Pochi mesi dopo l’arresto e la detenzione in carcere, Malavasi iniziò anche uno sciopero della fame: «Meglio morire che restare qui, in queste condizioni», scrisse in un messaggio inviato in Italia informando di aver fatto già il testamento. Del caso si interessò anche l’allora sindaco di Casalgrande, Andrea Rossi. Ora, in virtù di una nuova prova che li scagionerebbe, uno di loro, Pini, oggi 56enne, si rivolge con un appello alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: «Sono innocente, fatemi rientrare in Italia».

La battaglia legale

Per Malavasi e Pini sono stati inutili gli anni di battaglie per riportarli in Italia. Sartorio ottenne invece l’estradizione per gravi problemi di salute. Ora la nuova speranza. Una riforma della Costituzione cubana, entrata in vigore nel 2022, ha consentito a Pini di venire in possesso di una prova ritenuta “regina”, che al processo, non sarebbe mai riuscito a produrre e che dimostra la sua assenza da Cuba nel giorno del delitto. Dal 2022 infatti ogni cittadino a Cuba ha diritto ad accedere ai propri dati personali. Pini sarebbe così riuscito a entrare in possesso dei propri dati migratori, che dicono che lui a Cuba, in quei giorni maledetti dell’assassinio, non era ancora arrivato. Il suo ingresso sull’isola invece è datato 11 giorni dopo.

L’appello alla premier Meloni

Pini avrebbe consegnato i dati, di cui è venuto in possesso solo ora, anche all'ambasciata italiana. Di qui l’appello alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. E una nuova speranza anche per Malavasi, che potrebbe riuscire a ottenere gli stessi documenti. Malavasi, nato a Mirandola, dal 2008 in Italia aveva fatto di Casalgrande la sua nuova casa. Per i tre italiani arrestati nel 2011 c’era stata un’interrogazione parlamentare firmata dall’onorevole Pietro Marcazzan, dell’Udc, e c’era stato, nel 2012 pure un appello al Pontefice, in occasione della sua visita a Cuba, da parte dei famigliari, in prima fila la sorella di Malavasi, Sara.
All’allora papa Benedetto XVI era stata inviata dai famigliari di Pini e Sartorio la documentazione inerente il caso, un dossier per chiedere la liberazione dei tre italiani accusati di omicidio. Lo stesso Malavasi si disse speranzoso, ma neppure quello servì. A distanza di 14 anni si aprono le porte per una nuova battaglia per la liberazione dei due italiani ancora in carcere. 
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